26/02/11

Perchè non ballate ?

from tv ALJAZEERA








Ha concluso il suo discorso esortando la folla: "Andate a ballare !"

24/02/11

Il ruolo del web in nord Africa

disordini in Libia









Due pensieri veloci su cosa sta succedendo al di la del mare

Sono giorni che ci arrivano notizie, lascerei da parte qui volutamente gli aggettivi, intorno a quello che sta avvenendo dall’altra sponda del Mediterraneo.

Siamo assorti nei nostri, rispettivi, quotidiani. Queste storie ci arrivano e ci svelano l’incapacità di incasellarle come il nostro automatismo ci ha abituato a fare davanti, che so, ad una sciagura (tsunami, terremoto, conflitto) che arriva da un altro capo del mondo.

Stavolta lo spettacolo ce l’abbiamo sotto i piedi. A due passi da noi.
E’ già successo, è vero. Ai confini terrestri. Quindi saremmo in un certo senso allenati avendo assistito a quanto e’ successo, giusto pochi anni fa, nella ex Jugoslavia.

Eppure, mai come questa volta lo scenario ci impone di prendere atto che si tratta di una cosa diversa. La dove ad accendere la rivolta e la violenza sono state le odiose motivazioni etniche, qui assistiamo ad una sollevazione dettata dalla necessità di porre fine a regimi fortemente caratterizzati da personalismi. Le figure cadute erano al potere da decenni. Non sappiamo quanto l’insofferenza sia cresciuta in tutto questo tempo. Di certo ad accendere la scintilla stavolta è stato un insieme di motivi, fra i quali voglio mettere (da inguaribile ottimista quale sono) anche la potenza, il ruolo giocato dal web.

Dove la censura ha potuto edulcolorare scenari idilliaci, intrisi di aspetti messianici, la rete ha fatto piazza pulita di qualsiasi ostacolo, contribuendo, quasi in modo virale, alla diffusione delle informazioni. Cosi un cittadino libico ha potuto apprendere di quanto accaduto a due passi da lui, in Egitto, giusto poche settimane fa, e ancora, fare cassa di risonanza per renderlo edotto di tutto ciò che accadeva, e accadde, nell’area.

Ecco, la nostra indifferenza si scontra o non considera appieno ancora la potenzialità di questa grande invenzione, capace, quasi da sola, di regalare, col fatto stesso di informare (lasciamo perdere qui il derivato dei commenti, atteniamoci alla fornitura dei fatti) di aprire, la dove sembrava impossibile, elementi di conoscenza, di consapevolezza.

Condivisione. E’ questa la parola chiave. Condivisione in luogo di un’elargizione monodiretta, ridicola (ma nonostante ciò, mortifera ugualmente) riedizione del già visto minculpop. Condivisione che scardina regimi, assetti sociali improntati ad un antistorico e inattuale accentramento di potere (in questo caso di controllo dell’informazione). Depurata da tutte le tare, e i rischi di imprecisione, dovute alla proliferazione incontrollata di notizie, lo storytelling stavolta è l’arma di cui si riappropriano categorie desuete come le masse, che saranno ancora care alle vecchie scuole di sociologia, ma che si rivelano drammaticamente inadeguate a concepire il presente.

10/02/11

Shining in Appennino

scena tratta da Shining, dialogo fra Nicholson e il barman immaginario







Oggi mi ha telefonato un amico. Un amico che sento ogni tanto, sempre con grande piacere perché ha un senso dell’umorismo che mi è prossimo.
L’amico mi ha raccontato di una sua gita in bicicletta su una vetta (non me ne vorrà: non ne ricordo il nome) comunque definita come una delle più impervie a memoria di ciclista (è stata tappa, m’ha detto, di numerose edizioni del giro d’Italia).
Non indago qui il livello di preparazione alle corse in bicicletta del mio amico. Mi basta sapere che è uno competente quanto basta per poterla definire “Piuttosto ardua”.

Raccontandomi di questa salita, confortata dall’allegra temperatura intorno ai meno tre gradi, si è soffermato sull’incontro con il gestore di un bar (che definire poco frequentato è eufemismo che rasenta il british), circondato veramente da quattro-case-quattro, posizionate sulla vetta.

La descrizione che me ne ha fatto, considerando il livello di convivialità che può nutrire una persona collocata lì con quella opportunità di contatti, è stata piuttosto precisa. Al punto che ho potuto immaginarmelo. Omone, occhi che ti guardano seri mentre spara battute condite di cinismo senza cercare compiacenza, ne nella mimica ne nello sguardo che anzi, come detto, incuteva un che di timore. Il dialogo è stato surreale quanto basta. Il tipo si è attardato a descrivere le caratteristiche dei pochi altri avventuratisi fin lì in bici (ovviamente non professionisti ma amabilmente definibili "della domenica" anche se commettono questi errori di feriale). Salvo sentenziare…”...in natura tutto torna…sai quanti ne sono dovuto andare a riprendere, spompati, da raccogliere col cucchiaino…fortuna che la zona è piena di lupi, tutto torna…è un ciclo”, si, a pedali ! avrei aggiunto…ma mi sarei trattenuto non volendo dare a costui l’impressione, nemmeno lontana, di una sfida al suo senso dell’umorismo un po’ noir.

Comunque il dialogo è andato avanti su questi registri ancora per un po’ dopo di che i due si sono salutati. Non senza che il barista gli abbia sibilato l’ultima, sinistra, profezia…”Ma dove va ? A quest’ora trova tutto ghiacciato mica ce la farà a scendere…”.

Ecco, come se questo amico inconsapevolmente avesse acceso un interruttore, subito ho avuta la visione di un altro, celebre, barista. Quello col quale Jack Nicholson colloquiava amabilmente in Shining, frutto vattelapesca se delle sue visioni sostenute da robuste dosi di alcool, ma mi pare di ricordare, avendo avuto cura di leggere anche il testo (di Stephen King, il cottimista dell’horror) che non fosse un’invenzione del buon Kubric buon’anima.

Ho talmente amato questo tipo di situazioni da averle forzosamente inserite in qualche puntata del Procasma. Dove il topos del dialogo col barista si ammanta di complicità, dettata dalla consapevolezza che entrambi, avventore e barista, non abbiano posto in essere il loro rapporto intorno all’assunzione di tisane ecologiche ma sostanzialmente di bevande a base alcolica, con tutte le conseguenze del caso.

Quel’atmosfera torbida e complice quanto basta, dettata, quasi per stridore, dall’osservanza di una rigida etichetta (la prassi vuole che il barman sia in uniforme da barman, in genere giacche rosse sgargianti sopra camicie rigorosamente bianche e l’immancabile farfallino nero che sigla, e connota, l’addetto alla somministrazione di drink come uno che sa fottutamente il fatto suo).

Nulla mi vieta di pensare, che in occasione di una prossima visita, l’uomo avendo appreso (hanno una memoria formidabile i barman professionisti) ormai le abitudini del mio amico non lo lasci nemmeno parlare (non tanto per mancanza di fiato da parte di quest’ultimo a causa dell’impervia salita) e lo ammicchi, appena entrato, con il più consumato dei sorrisi….”il solito, Dottò ?”

06/02/11

L'Eco della battuta (o la battuta di Eco ?)

il profeta








Con il dovuto risalto che si deve a tutto ciò che esce dalla bocca di questo faro di cultura, i giornali hanno riportato la battuta che ha profferito ieri davanti ad una folta platea.
Il nostro tentava di ironizzare sulla similitudine del nostro premier con il presidente egiziano, sottolineando che in comune avessero non soltanto la “nipote” (la famosa Ruby al centro dell’ultima campagna di fango mediatico) ma anche la riluttanza a concedere le dimissioni.

Presa a sé, non fa neanche ridere. Vale però la pena di ricordare, a chi ha cattiva memoria, che costui aveva minacciato di abbandonare l’italico suolo qualora, all’indomani dell’ultima tornata elettorale (quella del 2008) sarebbe uscito sconfitto.

Ora, lecito ognuno professi ciò in cui più crede, ma sottolinerei il tic di questo ceto intellettuale radical chic di sinistra, che non riconosce alcuna validità al suffragio elettorale, ritenendosi (magari non del tutto a torto) superiore ma cimentandosi nello sport nazionale dell’esternazione ad effetto.

Perché però non portano alle estreme conseguenze questo principio ? Perché, pur allignando da anni nell’empireo della cultura italiana, si ritrovano con un popolo di “coglioni tv-diretti” e catatonizzati dalle televisioni commerciali del cavaliere ?

Forse non saremmo messi come siamo se questo ceto, al di là di sentenziare stronzate antidemocratiche, si fosse adoperato a che il livello culturale del paese si potesse immunizzare dal suono suadente delle sirene dell’easy way of life imperante.

Sia.

[continua, sicuramente]

e infatti: è continuata : clicca qui