Capisco nulla dei meccanismi interni del modo di fare
televisione pubblica, meglio “servizio pubblico”, ma due cose intorno al
tormentone “Amadeus va o resta?” è il caso di farle.
Anni fa, preso dalla voglia di proporre un format per una
trasmissione che parlasse dei libri in modo “non convenzionale” mi feci una
certa cultura, documentandomi, studiando su “bibbie” suggerite da addetti ai
lavori (su tutte, Paolo Taggi, “Il manuale della televisione”).
Tanto lodevole sforzo si rivelò vano (salvo un incontro coi
responsabili di Fox tv, arcipelago di Sky).
Una cosa però fu chiara: la scelta di cosa trasmettere è
intrinsecamente legata alla capacità di fare audience e quindi incidere in modo
importante sul costo degli spazi pubblicitari da vendere.
Che sia pubblica o privata, qualsiasi televisione che voglia
restare a galla deve tenere ben a mente questo parametro.
Ora, si obietterà, che cazzo vuole la Rai? Non ha già il
canone, di suo, a metterla in condizione di potersene fottere di tale
equazione/parametro?
Evidentemente no. “Er contatore gira” deve essere un incubo
che stimola a trovare sempre maggiori coperture (vedi gli stuoli di inviati, troupe
a piè di lista, spediti in lungo e largo per il mondo per ogni evento…).
Tutto questo provoca una distorsione è indubbio. L’audience
è il vero totem sacro che regola e detta le leggi non scritte di questo mondo.
Imprigionati da questa logica, fatale che poi si subiscano i
ricatti. Lasciamo stare l’aspetto sociologico, le sparate di Minoli “Amadeus
incarna il paese reale”, a rendere “inamovibile” questo o quel presentatore
(ieri Fazio, oggi Amadeus, domani qualcun altro) è proprio questo cancro che
mangia risorse, toglie spazi, annienta qualsiasi coraggioso tentativo di
innovare, di uscire dalla logica orientata ai profitti che regola l’attuale
dirigenza dell’ente televisivo.
Il tutto in danno (o alla beffa) di aver vituperato per
decenni la qualità delle tv commerciali del Cavaliere, arrivando oggi ad
imitarle in un malinteso senso della concorrenza.
E tutto l’armamentario della diversità svanito come neve al
sole. In altri termini, che vada via o meno, il sottostare ai ricatti (“voglio
una trasmissione per mia moglie” cit. corriere.it di oggi) rappresenta il
fallimento di qualsiasi capacità di interpretare la funzione di un “servizio
pubblico” in modo corretto e coraggioso (penso alla BBC in UK) contro logiche
da magliari, suk multimediatici con i quali, sostanzialmente, mantenere
ciascuno le proprie “rendite di posizione”.