26/04/17

Le ultime lettere di Roberto Bolano.

Le ultime lettere di Roberto Bolano.
Tam tam da qualche in giorno in rete. Titolo “Il gaucho insopportabile”. Ne stanno parlando (scrivendo) amici che seguo. Gente che scrive. Non li leggo. Non voglio mai leggere prima le recensioni altrui. Niente di personale, è un vezzo che mi porto dietro da tempo. E poi con Bolano ho un rapporto particolare. Con la sua scrittura, certo, che purtroppo non è più tra noi ma su qualche stella distante, chissà importunato da Cassini.

Il Gaucho è la sintesi del bolanismo. Posto che sia possibile aggiungere un semplice ismo per tentare di definire una cosmogonia. Ma è il tono, qui, in questo testo scritto poco prima della morte nel 2003, arrivato grazie alla mano fatata di Ilide Carmignani, che ancora una volta, dopo il monumentale 2666 lo traduce in punta di dita, regalando una rara sensazione di continuità e coerenza di voce, dicevo del tono che si fa disteso e non meno lucido, considerando la consapevolezza della gravità della sua malattia, alla quale ha anzi il pregio di parlare senza interrompere (e non potrebbe essere altrimenti) la consueta vena ironica.

Questo buio feroce, di Harold Brodkey  è altro pianeta al confronto. In quel testo Brodkey suppura la sofferenza per l’avvicinarsi consapevole della sua fine quasi con anglosassone distacco. Bolano è il sud america. E’ il “teatro” come lo definisce di una commedia in replica da sempre. Ma non vi è nulla di fittizio, o di impostato. Ce ne parla (scrive) come stesse raccontando le gesta di un qualsiasi Amalfitano (suo personaggio “seriale”, presente su 2666 e in altri scritti, come I dispiaceri del vero poliziotto).

Per chi ama la sua scrittura, questo se possibile è un ulteriore atto d’amore. Nel Gaucho, la somma di tre storie prim’ancora di regalare la sensazione  di “un tanto al chilo” tipico di tanta superproduzione (spesso tale proprio per coprire la vacuità della scrittura) ha un’asciuttezza e una sua logica coerente. E i personaggi; il grande avvocato argentino che all’epoca del crack finanziario del paese se ne torna in un semi dimenticato rifugio sperduto nelle campagne, riscoprendosi altro da se [NO SPOILER: leggetelo!]. Cosi come le altre storie e soprattutto la serie dei capitoletti dedicati alla malattia. Un distillato di poesia, commovente quanto lucida e a tratti auto-ironica, tale da legittimare il sospetto che abbia voluto considerare questo suo, una sorta di commiato, un testamento apocrifo che lungi dall’inseguire qualsiasi forma di sacralità, si incarichi, fino all’ultimo di relativizzare, spolpare fino ad arrivare all’essenza pura, il senso della propria storia, per come si è lasciato conoscere, per le pagine che ci ha regalato.

Il Gaucho ci consegna l’ennesima prova della genialità e dell’umanità di un uomo che vorremmo ancora qui con noi, a raccontarci altro, senza una fine, impossibilitato ad avere un limite, sempre nel suo stile, mai urlato, mai sentenziante e quando mai lo diventa ne percepisci sotto il grande portato di condivisione, la generosità di una visione quasi sussurrata ma alla quale è impossibile, e ci mette in guardia da ciò, tentare di ascrivere altro da ciò che asserisce attraverso la sua scrittura. La complessità di questo autore richiede piacevoli riletture. E’ tanto il sub-strato che ci arriva attraverso le sue parole, forse al di la delle sue stesse intenzioni. Ma siamo noi distratti, confusi dal rumore di fondo, dai canti di sirene che cantano una notte sola. Bolano è una sinfonia che muove al passo delle onde. Come queste non cessa di arrivare sulla sabbia, in un ultimo rantolo riottoso e cancellare tutti i nostri preconcetti-disegni, per poi ricominciare.

Da leggere, per chi lo apprezza e per chi ancora non lo conosce ma ama la scrittura che fa soffrire e talora ridere insieme. Operazioni, ben inteso, da compiere con la stessa medesima grazia.


1 commento:

  1. Ho letto 2666 e I detective selvaggi e sono rimasto folgorato. Metto in lista anche questo, allora. Grazie della dritta.

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