02/04/20

Conte Giuseppe, il sogno americano

Giuseppe Conte nato a Volturara Appula, l’8 di agosto del ’64.

Cosi recita il freddo incipit del sito del Parlamento. Con quella seriosità tipica dei cataloghi, stavolta umani, dietro le sparute generalità si cela tuttavia una figura che si fa fatica a scrollare di dosso l’aggettivo di fenomeno.

No, non ci interessa qui un ritratto in chiave politica. Sarebbe oltremodo scomodo a contenerne la portata, debordante come è, per come si sta trasformando giorno dopo giorno, diremo meglio sera dopo sera, nel palcoscenico dell’italica stirpe condannata in casa.

A dispetto di tutto ammettiamo subito questo: Giuseppe Conte è la versione riveduta e corretta del Sogno americano. Come nella migliore tradizione hollywoodiana con la quale siamo venuti su un po’ tutti, lui è l’eroe buono, lo sconosciuto al quale la vita ha consegnato una possibilità, più o meno come un pacco di Amazon.

Legale, ma fin qui niente di che, come i tanti che si sentono appellare cosi dai sempre più improbabili guardiamacchine in fase di parcheggio, "venga venga avvocà" devono avergli detto quando la schiera di anonimi quanto lui cittadini abilmente reclutati da un comico genovese l’hanno chiamato.

E chi non lo ricorda quando, dal cilindro di Mattarella, una mattina soleggiata del primo giugno di due anni è saltato fuori il primo Presidente del Consiglio che sembrava eletto con le modalità di un talent.

Un male? Affatto, il desiderio di novità incarnato nel voto di quelle elezioni si faceva volto, persona e di lì a breve personaggio.

Ha saputo venire fuori alla distanza, come un maratoneta della domenica, di quelli che tuttalpiù si piazzano ma il traguardo, costi quel che costi, lo tagliano. Ha resistito, uscendone elegantemente alla tempesta d’agosto, sulle onde procellose di mojito, rivelandosi il Capitan Findus della nazione, sempre via i buoni uffici del Colle.

Ed eccoci qui, in questa primavera italiana assurda. Attendendo le sue apparizioni come un Frizzi redivivo, impeccabile, con il suo sguardo rassicurante, la pochette che fa capolino dall’abito “buono di sartoria”, le sue piccole esitazioni del linguaggio, un abile amministratore del Condominio Italia che ha la capacità, dopo ore di mettere d’accordo gli inquilini litigiosi, col suo fare bonario.

Abbiamo osservato tutto questo consapevoli che nella soap-opera di ciò che è diventata la Politica Italiana negli anni, avevamo “bisogno” di un personaggio cosi: trasversale, nient’affatto anonimo, capace di sorprenderci tutti alla distanza, imparando in qualche modo a volergli anche bene.

E lui fa di tutto per aiutarci in questo. Compiacente quanto basta, “severo ma giusto” quando redarguisce i recalcitranti “evasori” stavolta non fiscali ma domiciliari, ammonendoli con lo spauracchio di “pesanti sanzioni” (Avvocà…ma chi le pagherà mai davvero?…non gira un euro).
Su Instagramm nascono profili di follower, stando alle statistiche è ben saldo su picchi di gradimento raramente uguagliati (c’è chi ce l’ha spiegato, in presenza di momenti di forte disagio, terremoti eccetera, è un moto spontaneo, si cerca inconsciamente di stringersi intorno ad una Guida, foss’anche, come nel suo caso, del tutto estraneo al supporto dei partiti, almeno, per come li abbiamo conosciuti.

Al netto delle considerazioni degli statistici, è un fatto che a godere di un momento cosi favorevole, per le sue fortune, sia qualcuno che con il suo linguaggio rodato da anni di aula (sia di tribunale che di università) abbia la capacità di farsi comprendere e dalla “casalinga di Voghera” come dal Dentista di Abbiategrasso, incarnando quello che infondo abbiamo sempre sognato: una persona capace di farsi comprendere quando parla, alla quale stringersi in un moto di simpatia o di semplice bisogno di rassicurazione.

Qualcuno insomma che abbia l’innata capacità di porsi davanti ad un momento come questo come quello al quale affideremmo volentieri le chiavi di casa, sicuri che, posto si potesse uscire in questo momento, non mancherebbe nulla al nostro ritorno. Cosa salvo rare eccezioni, al momento, poco condivisa dai suoi predecessori.

Ecco, già solo indagando questo ne saremmo contenti, comunque vada. Nulla di elegiaco sebbene, disposti come siamo ai facili perdoni, vedrete anche questa volta, “purché ci porti fuori” da ‘sto casino, gli perdoneremo volentieri le titubanze, le gaffe, i ritardi, pronti a rivalutare chi, rifacendosi anche bene retoricamente (è pur sempre la sua materia preferita) ha fatto tornare d’attualità i rimandi a Churchill, e ai suoi appelli, qui prontamente ridotti a quelli “dell’ora più gricia”.

Una versione riveduta e corretta, attualizzata ed espunta da tutto ciò siamo stati abituati a vedere fin qui. Un’icona pop, un Brian Ferry de’ noantri che, vedrete, sarà sicuramente in grado di sorprenderci ancora.
Altro che Zelig.


2 commenti:

  1. Il dentista di Abbiategrasso concorda al 100% sull' encomiabile ritratto di Giuseppi Conte. C'è stato un ritardo ma comprensibile agli inizi di marzo. Purtroppo abbiamo avuto la sfiga di essere stati i primi in Europa essere colpiti da questa m****, molti virologi attraverso l'analisi molecolare del virus dicono che questo circolasse in Italia già dai primi di gennaio. E comunque le restrizioni per 60 milioni di persone sono atti coraggiosi e credo che se ci fosse stato mister mojito sarebbe andata peggio. Complimenti per la tua scrittura che non risente degli anni che passano. Un abbraccio, spero prima o poi reale

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  2. Mi associo a Toni, nei complimenti e nell'abbraccio.

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