
In qualche modo, la dentro, è tutto perfetto. Equidistante dal centro, tutto, di colpo assume la stessa importanza. Forse, in nuce, l'idea stessa della democrazia. L'incarnazione geometrica del concetto di pari opportunità. A metter mano, ogni affanno presenta lo stesso grado di difficoltà. Ogni gioia è pari all'altra. Non prevale nessuna. Nel caleidoscopio delle emozioni, indistinte, tutte baciano la fortuna in egual modo. Geme solo l'ansia di un riscontro. Vittoria spicciola di qualsiasi teorema di seconda mano, che si avvale del primo su cui poggia, e a cascata ne deriva con il sapore del già visto.
E di teoremi, spiccioli o complessi, comincio ad averne abbastanza.
Mi ha sempre affascinato, la regola aurea. Distillata, in natura, finanche nella disposizione e nella dimensione dei petali di una rosa. Roba da mandare via di testa, d'accordo. A dar retta a tutto, diventa, geometricamente, un impegno infinito. La coesistenza allora. Bagnarsi alla fonte dell'umiltà, concedendo possano coesistere più assiomi. L'uno senza smentire l'altro, ciascuno con la sua porzione di verità, se non assoluta, anche bene relativa. E' cosi che son scritti i manuali di geometria. E alla fin fine, è dei rapporti fra le cose, con la loro rappresentazione fisica, la loro interazione, che si occupa l'ultimo di questi. A dirci a quale legge ubbidiscono, o potrebbero farlo, dimostrandolo, se occorre, e fornendone un'interpretazione, con l'ansia della regola.
Riconoscere all'interno di questa relazione, le leggi che si attagliano, accomuna il geometra al magistrato. Entrambi, applicandole, soddisfano e giocano, come fossero tessere di un puzzle, fino ad allora smarrite, con le quali ultimare dei capolavori di pazienza, a piegare la realtà all'interno di uno schema.
Il grande bug, sta nel perdere la fiducia in questo paniere di schemi. Aprire la mente, verso la prateria della tolleranza, concedendo che altre, e non solo queste, siano le sirene cui prestare ascolto, un balbettio che si schiude alle infinite possibilità di interpretazione, come sfida, o evoluzione naturale di enti ideologici, troppo adulti per recitare come un mantra leggi, cui si vuol smettere di prestare ascolto. Sollecitati a farlo per non soccombere, in un ingrigito e rassicurante, coacervo di assiomi che si son presi la briga di adattare la complessità del mondo, all'interno di narcotici sistemi di lettura.
Celebrare l'apostasia, questa la scommessa. Fuggire da Pitagora, dimenticare Euclide, e prendere un monocamera nei dintorni di Houston, confidando in un passaggio, prima o poi.