28/01/11

Hai bisogno di blues ?

la copertina del disco

















Poi, dice, hai bisogno di blues.

E la dose è via via sempre più alta. Per sopportare gli ingorghi, gli insulsi jingle della pubblicità alla radio, per rimanere indenni dal fiume di merda che sta seppellendo gli addetti ai lavori di questo posto. Ecco, come uno di quei momenti nei quali, fra colline di nuvole minacciose, e grondanti pioggia, si fa strada un piccolo squarcio di luce che è in grado di aprirti ad altri, nuovi, orizzonti e ricordarti che esiste il sole.

Il sole, in questi giorni, per me è un cd consigliato (sempre da Piero) di Gregg Allman.
Un'insolita mistura di blues, che al primo ascolto lascia indifferenti ma che si lascia apprezzare mandandolo in loop, dallo stereo della macchina, ogni qual volta ritengo insopportabile l’ordinaria amministrazione (tg, talkshow, chiamate alle armi e pippe culturali).

Gregg Allman è stato uno degli Allman Brother. Sti cazzi, verrebbe da dire. Eppure se vi capitasse ora di riascoltare un brano che si chiama Jessica, e negli anni 70 eravate nel pieno della tempesta ormonale, potreste capire di cosa sto parlando.

La bellezza del disco risiede nella maniera nella quale è inciso, certo: al di là dell’indiscussa attitudine al blues del protagonista. Una chicca, un piccolo gioiellino la cui sonorità, come detto, è in grado di ristorare, e di aprire una piacevole parentesi nel grigiume generalizzato.

Ottimo il brano 6 , Just another rider con chitarre che sembrano sprigionare energia a piene mani.

Uhm….grazie (ancora)a Piero.




Risorse:
qui un paio di recensioni (la prima, la seconda)

2 commenti:

  1. Se parliamo di Jessica, parliamo di uno degli strumentali più belli della storia del rock (rock-blues) se vogliamo.
    Seguito da Blues on the range, di Roy Rogers.

    Valter Binaghi

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  2. Si è vero, ad un primo ascolto il cd suona un pò gelido e monocorde.
    Riascoltandolo più volte si nota però la perizia degli arrangiamenti e la vitalità delle parti strumentali essenziali, ma aderenti al progetto. E poi la sempre splendida voce di Allman che si spalma in modo superbo su di un repertorio che gli è stato cucito su misura, complice la mano di un produttore che la sa lunga come T-Bone Burnett.

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