10/02/11

Shining in Appennino

scena tratta da Shining, dialogo fra Nicholson e il barman immaginario







Oggi mi ha telefonato un amico. Un amico che sento ogni tanto, sempre con grande piacere perché ha un senso dell’umorismo che mi è prossimo.
L’amico mi ha raccontato di una sua gita in bicicletta su una vetta (non me ne vorrà: non ne ricordo il nome) comunque definita come una delle più impervie a memoria di ciclista (è stata tappa, m’ha detto, di numerose edizioni del giro d’Italia).
Non indago qui il livello di preparazione alle corse in bicicletta del mio amico. Mi basta sapere che è uno competente quanto basta per poterla definire “Piuttosto ardua”.

Raccontandomi di questa salita, confortata dall’allegra temperatura intorno ai meno tre gradi, si è soffermato sull’incontro con il gestore di un bar (che definire poco frequentato è eufemismo che rasenta il british), circondato veramente da quattro-case-quattro, posizionate sulla vetta.

La descrizione che me ne ha fatto, considerando il livello di convivialità che può nutrire una persona collocata lì con quella opportunità di contatti, è stata piuttosto precisa. Al punto che ho potuto immaginarmelo. Omone, occhi che ti guardano seri mentre spara battute condite di cinismo senza cercare compiacenza, ne nella mimica ne nello sguardo che anzi, come detto, incuteva un che di timore. Il dialogo è stato surreale quanto basta. Il tipo si è attardato a descrivere le caratteristiche dei pochi altri avventuratisi fin lì in bici (ovviamente non professionisti ma amabilmente definibili "della domenica" anche se commettono questi errori di feriale). Salvo sentenziare…”...in natura tutto torna…sai quanti ne sono dovuto andare a riprendere, spompati, da raccogliere col cucchiaino…fortuna che la zona è piena di lupi, tutto torna…è un ciclo”, si, a pedali ! avrei aggiunto…ma mi sarei trattenuto non volendo dare a costui l’impressione, nemmeno lontana, di una sfida al suo senso dell’umorismo un po’ noir.

Comunque il dialogo è andato avanti su questi registri ancora per un po’ dopo di che i due si sono salutati. Non senza che il barista gli abbia sibilato l’ultima, sinistra, profezia…”Ma dove va ? A quest’ora trova tutto ghiacciato mica ce la farà a scendere…”.

Ecco, come se questo amico inconsapevolmente avesse acceso un interruttore, subito ho avuta la visione di un altro, celebre, barista. Quello col quale Jack Nicholson colloquiava amabilmente in Shining, frutto vattelapesca se delle sue visioni sostenute da robuste dosi di alcool, ma mi pare di ricordare, avendo avuto cura di leggere anche il testo (di Stephen King, il cottimista dell’horror) che non fosse un’invenzione del buon Kubric buon’anima.

Ho talmente amato questo tipo di situazioni da averle forzosamente inserite in qualche puntata del Procasma. Dove il topos del dialogo col barista si ammanta di complicità, dettata dalla consapevolezza che entrambi, avventore e barista, non abbiano posto in essere il loro rapporto intorno all’assunzione di tisane ecologiche ma sostanzialmente di bevande a base alcolica, con tutte le conseguenze del caso.

Quel’atmosfera torbida e complice quanto basta, dettata, quasi per stridore, dall’osservanza di una rigida etichetta (la prassi vuole che il barman sia in uniforme da barman, in genere giacche rosse sgargianti sopra camicie rigorosamente bianche e l’immancabile farfallino nero che sigla, e connota, l’addetto alla somministrazione di drink come uno che sa fottutamente il fatto suo).

Nulla mi vieta di pensare, che in occasione di una prossima visita, l’uomo avendo appreso (hanno una memoria formidabile i barman professionisti) ormai le abitudini del mio amico non lo lasci nemmeno parlare (non tanto per mancanza di fiato da parte di quest’ultimo a causa dell’impervia salita) e lo ammicchi, appena entrato, con il più consumato dei sorrisi….”il solito, Dottò ?”

1 commento:

  1. Sì, tutto vero: con il vento che ululava fuori del bar a 90 chilometri orari(o erano i lupi?), il mio stato psicofisico non perfetto dopo 65 chilometri(tra l'altro ho lasciato per un po' il barista da solo e sono andato in bagno sdraiandomi sulla seggetta del cesso), con i discorsi macabri del tipo, credo che potesse essere Shining l'ambientazione giusta. Per la cronaca il posto è San Pellegrino in Alpe.
    Ciao Cletus

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