18/04/11

la potenza della luce (la sua velocità)

luce










L’altra mattina mi sono alzato. Era ancora buio. Per scendere dalla stanza da letto devo fare una rampa di scale. Su queste scale “insiste” un’asola, una finestra fissa, lunga, che dà luce alle scale e dalla quale si intravede, quando sorge, il sole che illumina uno scorcio di strada, e in lontananza i campi.

La prima cosa che faccio è accendere la luce. So che prima o poi ci cadrò da quelle scale. Sensazioni, mica altro. Cosi per scaramanzia accendo sempre la luce. E’ un gesto meccanico, insignificante, fatto quasi automaticamente. Uno allunga la mano e con le dita “commuta” l’interrutore. Di colpo la luce.

E cosi pensi, ho pensato, la luce, l’energia elettrica, ma che bella invenzione. Mi è tornata in mente un’immagine forse sfruttata da qualche pubblicità: una città che si accende, tutta insieme.
La velocità. L’energia è lì, pronta, piegata al tuo comando, al comando di ognuno di noi che è in grado di azionare un interruttore. Click, e tutta la potenza, docile, addomesticata, si riversa nei cavi e va ad accendere le lampadine, ovunque, di qualsiasi fatta.

Una cosa cosi, a soffermarcisi su, mi fa venire i brividi. Non l’ho mai considerato prima da questo punto di vista. L’energia che scorre, sottotraccia, in chilometri di cavi che qualcuno si è disturbato a stendere e portare un po’ dappertutto. E basta un click. Ecco, l’aver inventato questa cosa mi commuove. Mi commuovo davanti all’ingegno, e davanti alla velocità. Fai click e accendi una città: lampioni, insegne, vetrine, finestre delle case. Fai click e tutto si spegne, tutto insieme, subito, simultaneamente. La velocità di questa forza sbalordisce. E fa strame di ogni consuetudine.

La potenza, l’atto rappresentato dal muovere un dito, un gesto in grado di essere compiuto anche da un bambino, e che come in un bambino, per il tempo di un risveglio, e di una rapida rampa di scale,
ha occupato, in modo prepotente, i miei pensieri appena sveglio, solo qualche mattina fa.

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