12/09/08

Il cane nero del venerdi pomeriggio

Farsi gli affari propri, è una massima troppo disattesa. C’è sempre il sospetto possa rivelarsi come quelle innocenti proibizioni infantili circa la marmellata: hai sempre voglia di provare che non è cosi.
In ogni caso, oggi pomeriggio. Fine settimana, torno da una giornata da dimenticare e per non trovare traffico prendo per una stradina secondaria (anche se ha il fondo stradale come le strade della periferia di kabul, che si intravedono nei servizi alla tele, piene di buche).
Mentre faccio il mio personale camel-trophy per tornare a casa, andando a due a l’ora scorgo una signora anziana che porta a spasso un bell’ esemplare di boxer.
Rallento, per vederlo meglio, il mio è morto quest’estate lasciando un gran vuoto e come tutte le cose che impari ad apprezzare solo quando non ce le hai più, gli effetti della sua assenza si stanno cominciando a far sentire adesso, come dire, a “lento rilascio”, come certe medicine.

Bello signora, gli fa mica fare dei cuccioli ?
Scherza ? E’ anzianotto.
Quasi dieci.
In effetti i peli sul muso sono bianchi, indice, anche per loro che il tempo passa.
Ma che bello.
L’ho preso al canile. Faccio la volontaria.
Io ne avevo due. Entrambi morti grazie alla lesmaniosi, micidiale.
Anche questo ce l’ha, dice la signora che stavolta guardo in faccia, finestrino abbassato,
ha un anacronistico rimmel azzurro intorno agli occhi. Anche per lei la pelle del viso si incarica di dire l’età.
Hanno una femmina fulva di cica tre anni. Perché non la prende ?
Ci penserò, le dico reinserendo la marcia.
Nel mentre, la signora scorge un cane, anzi a dire il vero lo scorge il suo boxer, che incurante dei nostri discorsi lo sta puntando già da un pezzo.
Alzo lo sguardo e a 100 metri da noi, un altro cane, tutto nero, qualcosa che somiglia ad un pastore tedesco cui hanno dimenticato di spruzzare sul pelo
Delle macchie castane.
Faccia un favore, lo vede quel cancello ?
Quale signora ? Qui sono tutti cancelli (e’ una strada densa di villette)
Quello nero, dice lei, citofoni per favore, quel cane e’ scappato da li.
Va bene, la saluto
Arrivederci
Arrivederci.
Ingrano la marcia percorro i pochi metri che mi separano dal cancello davanti al quale il cane, più spaurito che mai sta stazionando.
Scendo lasciando il motore acceso. Citofono.
Dopo qualche attimo il cancello si apre, al citofono non mi ha risposto nessuno.
Provo a scostarlo per dare un’occhiata dentro e nel farlo il cane nero si infila nell’esiguo spazio e si precipita in un giardino curato senza troppe pretese.
Escono due uomini, anziani anche loro. Indossano quelle camicie di flanella (fa ancora caldo) da pensionati. Sono distanti il cane si mette a giocare con un altro cane più piccolo. Fanno baccano.
Distinguo appena le parole. Convinto di aver fatto la mia buona azione da boyscout quotidiana, dico una cosa tipo…”il vostro cane era fuori, ve l’ho riportato”.
I due si guardano interrogativi e dopo qualche attimo, riuscendo a coprire con la voce il baccano che stanno facendo i cani, mi dicono che non e’ il loro cane,
che lo devo richiamare via, farlo riuscire fuori.
Attimi di panico, tengo d’occhio i cani per scongiurare si attacchino. Il cane nero, che e’ entrato, ha tutta l’aria di essere un cucciolone, sebbene la cromia del pelo gli doni un inappropriata aria minacciosa.
L’altro cane, uno di quei cani da salotto, molto più piccolo, forse una variante generosa dello Yorkshire, continua imperterrito a scorrazzare con quest’inaspettato compagno di giochi. Un delitto separarli.
Uno dei due tipi, dopo aver recepito le mie scuse….”me l’ha detto una signora che era vostro”, si precipita in una sorta di garage e ne esce poco dopo con un bastone in mano.
Il cane nero, incurante fino a quel momento dei miei concitati richiami, stavolta comprende che le cose stanno volgendo al peggio e con molta classe ripercorre a ritroso la strada verso il cancelletto dal quale è entrato poc’anzi. Mi scusi ancora,
fa niente, non si preoccupi, glielo ridia alla signora, trova il tempo di dirmi.
Esco, il cane mi ciondola intorno, evidentemente si è smarrito. La signora col boxer anch’essa, anzi direi proprio dileguata. Mi guardo intorno. L’auto ha il motore ancora acceso.
Mi sento una merda.
Ingrano la marcia, lo troveranno, mi dico.

1 commento: