22/02/09

Sul "carverismo", voci.

Ha cominciato Giulio Mozzi . Poi l'ha ripreso Giorgio Fontana, infine c'ha messo del suo Orgone5 .

La questione non è cosi banale come sembra, e stimola la rilettura di molti tic e del modo in cui si legge, ma sopratutto di come si scrive.

[queste sono, due note scritte da me, intorno al tema]


Frenzen ripose con grazia gli occhiali sul piccolo tavolino laccato, accanto alla poltrona.Copriti, stamattina fa più freddo del solito, disse.Se per questo, rispose Lisa, guardandolo dal riflesso della sua immagine nella grande specchiera davanti all’ingresso, anche stanotte ho avuto bisogno di prendere un’altra coperta.E’ finita anche questa estate, disse Frenzen.Ma ormai Lisa era già oltre la porta di casa, che si chiuse sul suo ciao bisbigliato.

Fuori pioveva.Il rumore dell’auto di Lisa, arrivava attenuato insieme al fruscio indistinto delle fronde degli alberi e a quello delle foglie dì magnolia, secche, che ingombravano il viale.

Frenzen tornò alla lettura del giornale. Riprese gli occhiali dal tavolino e insieme, la tazza del caffè ancora fumante.

Diede una rapida occhiata solo ai titoli. Poi, facendo appello a tutte le sue forze, si levò dalla poltrona, scostò appena le tende della grande vetrata che affacciava sul retro del giardino, e rimase a fissare, immobile, un grande uccello dalla chioma grigia, con striature di nero, che passeggiava sul prato.

Rimase a guardarlo per un po’. L’uccello procedeva a scatti. La sua mole non gli impediva una certa grazia dei movimenti. Avanzava per piccoli saltellì per poi arrestarsi di colpo e, velocissimo, beccare qualcosa fra i fili dell’erba del prato.
Mentre si chiedeva cosa diavolo avesse da beccare, l’uccello, come fosse dotato di un sesto senso, si girò verso la casa, e i due rimasero per un po’ a guardarsi, ognuno nella direzione dell’altro.Frenzen era convinto di non aver mai visto un uccello cosi grande, prima di allora, prendersi la libertà di scorrazzare nel suo giardino. Le gocce di pioggia sul vetro della finestra, contribuivano a rendere l’immagine sfocata.

Un tempo sospeso, rotto solo dalla lenta discesa dell’acqua in mille fili disordinati,Frenzen andò in bagno, il rumore dello scarico riempì la casa, coprendo il suo passo stanco e strascicato verso la poltrona.. Si sedette, e con un certo sforzo, aiutandosi con le gambe, la orientò verso la finestra.

Guardò di nuovo verso il prato. L’uccello non c’era più.

Bene, cosa abbiamo da capire da un brano cosi ?
Che chi l’ha scritto è piuttosto depresso, prof.
Una risata generale riempì la sala.
A parte questo, cosa c’è che non va ?
Avanti, qualcun’altro ?
Che si perde troppo nelle descrizioni.
Non bisogna essere contrari alle descrizioni, in senso generale, spiega meglio, cos’è che non funziona ?
Che non c’è ritmo, prof. Sembra come una telecamera, ma poi anche le considerazioni dell’autore che alterano la percezione spontanea del lettore.
Ah, ci siamo, spiega meglio.
Forse intende dire che è meglio se il racconto fosse ancora più asciutto, prof.
Si, che non si senta che c’è un autore che ci mette del suo quando invece vuole sembrare il più asettico possibile.

Ragazzi siete fantastici.

3 commenti:

  1. ciao cletus, ti rispondo qui e ora anche se avrei dovuto risponderti altrove un bel po' di tempo fa. perdona il ritardo.
    quello che sottolinei (se ho capito bene) è in effetti uno degli aspetti più contraddittori del fenomeno minimalista. la massima carveriana del "no ai trucchi da quattro soldi" è sempre sembrata anche a me un po' dissonante rispetto ad una scrittura così "contenuta" e "regolata" come il minimalismo (o ciò che chiamiamo minimalismo), che è indubbiamente moolto estetizzante (gli spazi vuoti, il senso d'attesa, i nessi semantici). diciamo che se l'avesse detto simenon invece di carver l'avrei trovato più corretto, ma questo è un altro discorso.
    che dirti? la verità un po' sconvolgente è che questa storia del minimalismo è stata un'invenzione (a mio parere interessante, eh...) di Gordon Lish, l'editor di Carver. Se ti leggi "Principianti" appena pubblicato da Einaudi ti rendi conto che parlare di minimalismo si può eccome, ma che stiamo già parlando di tutt'altri rispetto all'autore che non c'è, alle frasi brevi, ai finali senza finale. insomma, alla fine dei conti mi sembra che su questa questione ci sia un grosso equivoco (è quello che ho cercato di dimostrare nella mia tesi di laurea, tra l'altro...)
    se con questo termine così logoro e abusato parliamo di questa "asciuttezza" hai ragione tu: il giochetto a volte funziona, altre no, ma è e resta un giochetto.
    se spostiamo il discorso su altro (contenuti, trame, intrecci, valenze politiche, morale ideologie e psicologismi vari) tutto si fa più complesso.

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  2. ti rispondo sul tuo blog (visto che hai inserito un post che sembra una continuazione)

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  3. ciao, visto che da bottega di lettura non sono riuscito a rispondere ho replicato al tuo commento sul mio blog. giusto per questione di chiarezza, altrimenti non riusciamo più a rintracciarci....

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