23/06/09

The game


L’altro giorno un’amica compiva gli anni. Era da tempo che volevo provare l’ebbrezza di una festa a sorpresa. Cosi, con l’aiuto della sorella e di qualche altro amico, abbiamo messo su la cosa, preparandola, per quanto possibile, in ogni dettaglio.

Per i cibi ci siamo divisi i compiti. Per i vini e le bevande (c’erano anche diversi ragazzini d’età variabile fra i 15 anni e i 2 mesi) c’ho pensato io. Per i dolci ci siamo affidati ad una pasticceria che confeziona dei semifreddi da ricovero. In breve: c’era tutto.
Abbiamo pensato anche alla musica. Una compilation con i brani dance dei mitici anni ’70-80.

All’ora stabilita gli amici, in tutto una dozzina, si sono dati convegno. Aperitivo, preparativi, macchine parcheggiate distanti per non insospettire. Il piano prevedeva che, passato a prenderla con l’idea di andare a cena in centro, fingessi d’aver dimenticato qualcosa a casa, tanto da dover tornare.

L’aspetto romantico della cosa è stato un tavolo imbandito con un boquet di rose gialle, una bottiglia di spumante e un paio di flut. Scesa insieme a me, l’amica ha intuito qualcosa…o forse ha interpretato questa, come una carineria a lei riservata. Il fondo l’ho toccato quando le ho chiesto di entrare un momento in casa a prendermi qualcosa…(lì mi sono impappinato…). Lei mi ha guardato perplessa infilandomi con un…”e le chiavi ? Hai mica lasciato aperto…?”
Ho balbettato qualcosa, sollecitandola ad entrare comunque….
Appena aperta la porta….stipati al buio e in religioso silenzio nel salone…si sono accese le luci e tutti gli amici hanno intonato il classico motivo “tanti auguri a teeeee…”. Contemporaneamente dallo stereo è partito, a tutto volume il brano degli Chic….”freak out,le freak is chic…”.

Ecco, l’espressione di meraviglia che le è transitata sul volto è la moneta che m’ha ripagato.
La sorpresa.

Posso dire, vivo per la sorpresa. Adoro il portato liberatorio dell’irruzione dell’imprevisto nel quotidiano. Lo trovo salutare. In grado cioè di rompere con la stantia successione di giornate, momenti, dettati dall’acquiscenza, silenziati in un trantran spento e scontato nel quale si spendono molte giornate di questa nostra esistenza.

E ho associato il tutto ad un film, che giudico mitico anche a distanza di anni. Girato dallo stesso regista di altri capolavori (Seven, The fight club, alcuni Alien, Lo strano caso di Benjamin Button) è David Fincher, e il film, è The Game, del 1987, (attori Sean Penn e Michael Douglas).

Allora il cervello subisce altre sollecitazioni, e volendo essere disposti ad immaginare la propria, come un’esistenza da fumetto, ipotizzare la creazione di una branchia della Cletus Prodction che si incarichi di organizzare, dietro adeguato compenso, eventi di questo tipo. Ne potrebbe nascere un filone...e sarebbe uno di quei rari casi nei quali, all’esigenza di sostentamento si associa un infinito piacere, con una fortissima impronta ludica.

Chissà…a breve, in città (e dintorni) potreste incrociare dei furgoni rossi, con enormi facce da clown dipinte sulle fiancate, e la scritta a caratteri cubitali…Cletus Production, divisione The Game.
In piccolo: Animazioni, feste a sorpresa, eventi, un indirizzo email e un recapito di telefonia mobile.
Molto mobile.

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