03/09/09

Adoro la televisione, non solo al mattino

Souza Wallace, no, non è parente
Citando la celebre frase del colonnello interpretato da Robert Duvall, mentre ero in vacanza, fra un libro e l’altro, sfogliando i quotidiani, mi sono imbattuto in un paio di curiose notizie. Ho qualcosa di irrisolto con la televisione. Poi, quando mi imbatto in notizie cosi penso che l’arte di occuparsi di quello che viene vomitato da questi schermi domestici è ben lungi dall’esser compiuta: la realtà, senza nemmeno inserire la freccia, supera qualsiasi immaginazione.

In Brasile, un personaggio buffo (tale Souza Wallace, no che non è parente di Edgard Foster), che assume su di se una molteplicità di funzioni che sembrano tradire l’ansia di evitare di sostare ai bordi di un laghetto di pesca sportiva, cacciando pacificamente trote annoiate, insieme candidato a sindaco (o “alcade” di marqueziana memoria), telepredicatore,
conduttore di una roba tipo la nostra “Vita in diretta”, viene pizzicato da ciò che resta di onesto nel corpo della polizia locale, come mandante di enne omicidi ai danni di poveri bottegai, trucidati per una manciata di spiccioli e opportunamente immortalati da una troupe della televisioncina locale, della quale, ovviamente, è una sorta di patron. E’ stata la frequenza di questi episodi, insieme con la sospetta tempestività con la quale i cameraman immortalavano il tutto a mettere il dubbio nella mente degli investigatori. Risultato: c’è chi per l’audience è disposto a uccidere (anche bene per interposta persona). Un congegno talmente assurdo da sembrare uscito dalla penna del miglior Bolano.(qui l'articolo)

L’altro giorno, invece, stavolta da tutt’altra parte dell’emisfero. La morte in diretta. Nel corso di un reality (sembra che a qualsiasi latitudine non si sia in grado di proporre altro), un partecipante ad un ability (che come termine mi ricorda troppo prepotentemente l’agility, competizione per cani addestrati che danno spettacolo) ha avuto un malore mentre tentava con un grazioso peso di sette chili sulla schiena di percorrere a nuoto le sponde di un laghetto in Pakistan. Pronta l’offerta dell’Unilever (sponsor del capolavoro) di risarcire i familiari. L’audience, anche qui, ha subito impennate tali da augurarsi, nel tempo, il ripetersi di simili, infausti, accadimenti.(qui l'articolo)

La morale: piuttosto che continuare a immaginare format per programmi che non vedranno mai la luce, prendere in considerazione l’ipotesi di aprire una modesta merceria nel centro di Bucarest.

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