24/09/09

Sono l'ultimo a scendere, di Giulio Mozzi (1)





Ha una copertina bellissima. E’ la raccolta, ragionata, di una serie di post che mi hanno deliziato, dal lontano 2003, sul web, a mano di Giulio Mozzi, sul suo antesignano diario in rete (qui per i necrofili: anno 2003-2004).

Preso da poco, lo porto con me per leggerlo appena posso. Sono giorni di fuoco, code per uffici, ieri all’ASL, oggi all’INPS (con orari disumani: arrivato alle 11 mi sono sentito dire che i numeri erano esauriti e che se ne riparlava pomeriggio. Alla domanda, a che ora ? La guardia giurata, paziente, ha risposto: gli uffici aprono alle 15 ma le conviene venire qui prima per prendere il pre-numeretto: che ho scoperto è un sistema fai-da-te per evitare di scannarsi all’apertura dei cancelli).
In breve, alle 14 e 20 sono in coda, con mio bravo pre-numerino in mano, il 54.
Apro il libro, continuo a leggere (va detto che per la sua struttura: brevi capitoli che sono poi i post, sebbene riveduti e corretti, che come detto erano già stati pubblicati online, il testo si presta a questi ritmi di lettura: dovrebbero dispensarlo nelle sale d’attesa).

Una signora anziana, e ci sarebbe da farne un testo a se, circa i dialoghi che si instaurano in circostanze di code collettive, mi si avvicina e con fare educatissimo mi chiede: Cosa legge ?
Le mostro la copertina. Lei recita il titolo e il nome dell’autore. Poi dice, Giulio Mozzi ? non lo conosco. E’ bello ? Sto per chiederle, da stronzo, chi ? Il libro o l’autore ? ma mi trattengo e le rispondo: divertente da morire. Lei mi guarda con sguardo pieno di riconoscenza.

Non so se avrà mai modo di sincerarsi di quanto le ho detto.
Mi piace pensare che si.


PS. C’e’ un refuso, a pagina 75, fasciolo in luogo (credo) di fascicolo.

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