18/03/10

La libertà di informazione, oggi, in Italia.

reperto utensile del XX socolo, bottoni su involucro in plastica
















Sono mesi che combatto con antenne, sintonizzazioni che saltano, salite sul tetto in ogni condizione meteo (soprattutto a ridosso degli incontri di calcio della A.S.Roma). Ho propeso per una sorta di maledizione voodoo che deve incombere su questa casa da tempi remoti. Un’aurea sinistra e sfigata che deve prendersi beffa di qualsiasi affanno tecnologico che qui alberghi. Ho affettato soluzioni da zen raffinato. Sti cazzi, in altre parole. Ho una pila inimmaginabile di volumi ancora intonsi, cosa vuoi che mi importi della televisione, per quello che la vedo poi…

Ho serbato per me questo cruccio, evitando di parlarne, come di un parente scemo. E’ cosi e basta, fattene una ragione. Amen. L’altra sera, telefono ad un amico. Non so come il discorso cade (senza ferirsi) sull’argomento. Ho avuto un’epifania quando mi ha detto di ritrovarsi nella mia stessa condizione, sebbene viva a diversi chilometri da me e goda di un’antenna centralizzata. Episodi analoghi: una mattina ti alzi e sono spariti i canali della RAI, un’altra ad essersene andati a fare un giro, quelli di mediaset. La7 inutile dirlo, primeggia per snobismo, va e viene senza salutare.
Al loro posto è un profluvio di Teletuscolo, Telenorcia, Tele Maco (quest’ultima è falsa, l’ho inventata al momento). Titillare i tasti del telecomando il nuovo sport nazionale: A breve ne insorgerà una patologia: calli da polpastrelli, alla stregua di qualche bassista rock, la popolazione italiana ne chiederà l’inserimento in qualche prontuario terapeutico, le case farmaceutiche li pronte come squali a richiedere il brevetto per qualche unguento miracoloso.

Allora il sospetto che non sia casuale, che non gravi solo su questa casa, la maledizione incas che ne impedisce il funzionamento, in breve che il problema non sia ne nell’antenna, ne nel televisore e che stuoli di anziani, che il mio amico sostiene di aver visto, col monitor sotto braccio, implorare nei negozi nei quali hanno lasciato porzioni generose delle proprie pensioni la risintonizzazione, non è più solo un sospetto ma una realtà, conclamata e condivisa, di cui ancora non se parla a pieno.

Ci hanno rifilato l’ennesimo “pacco”. Qualcuno opinava che ad esempio con la radio la Rai non è stata cosi solerte: ha consentito convivessero per non so quanto tempo le trasmissioni sia in onde medie che in modulazione di frequenza. Nessun utente costretto ad upgradarsi "per forza" attingendo allo stipendio, massima libertà di fruizione. Stavolta no, il boom di vendite di decoder (per i più ostinati come me che non hanno voluto caricarsi di buffi per l’ultimo modello di tv ultrapiatto) ha prevalso, col risultato che è sotto gli occhi di tutti: vedere un canale in santa pace (si fa per dire) è occasione per pochi.

Avanzo un sospetto, che il tutto non sia affatto casuale. Che geni della manipolazione di massa stiano giocando come l’apprendista stregone per preconfezionare dei teleutenti eterodiretti, incapaci di ogni autonomia, e che lo zapping venga considerato pratica sovversiva e in quanto tale sanzionata.
Un altro modo di limitare la libertà di informazione, fra una televendita e una predica del santone di turno (qualche post-telegrafonico dei castelli romani ospitato sul canale 10 di una qualche oscura tv rionale), sprazzi di tv pubblica (peraltro visti con i pixel che inscenano una qualche danza), ma solo per tediosi talkshow ambientati in isola caraibiche, con scrittori ridotti a soubrette, che si esibiscono in apologhi anticlericali, facendo strame di auditel.

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