02/02/09

Revolutionary Road, il film.



Di Richard Yates ho letto, anni fa, Undici solitudini. Una raccolta di racconti, uno più bello dell'altro. Non avevo mai letto nulla, di lui. E Revolutionary Road, dev’essere qui a casa, in giro da qualche parte, ma mai ancora letto.

Ieri ho visto il film. Probabile, che in un momento migliore di questo tenterò di leggere il romanzo, insieme al recentissimo Easter parade. Yates è uno di quegli autori per cui devi essere grato a Minimumfax. Nel senso che rappresenta “il colpo” nel catalogo della casa editrice romana.
Undici solitudini andrebbe consigliato nelle scuole, e a breve usciranno altri suoi lavori, sempre per gli stessi tipi.

Ora, il film. In corsa non si sa per quante nomination, con Leonardo di Caprio nella parte del protagonista, e un’eterea Cate Winslet nella parte della di lui consorte, ci spara apparentemente nei primi anni ’60 (ero quasi in fasce), nel pieno del boom economico, del dilagante imperare dell’american-way of life. E’ la radiografia della tempesta di una coppia, che si fa beffe del coreografismo delle villette “per bene” in periferia, dei convenevoli, del conformismo eletto a condizione principale, che informa tutte le relazioni di carattere sociale: fra vicini, coi colleghi sul posto di lavoro. .Apparentemente, sembra. In realtà la storia è di un’attualità disarmante.

Il film si presta ad una seconda lettura. L’irruzione del sociale nella coppia. Dove ad un certo punto credo l’intento dell’autore sia stato non tanto renderci il disfacimento di “questa” coppia, quanto la denuncia, in filigrana, della corruzione della spontaneità negli ingranaggi perversi della logica dell’accumulazione. La parte dell’Aedo, nella storia, è sostenuta dal figlio dell’agente immobiliare di una coppia (la cui lei è l’attrice rimasta celebre per Misery non deve morire, di Stephen King, l’ottima Kathy Bates) che, reduce da un ricovero in ospedale psichiatrico, dimostra, a dispetto della selva di rapporti formali, una lucidità impressionante nel mettere a nudo il dramma della coppia, spesa fra il desiderio di chiamarsi fuori, vagheggiando un trasloco a Parigi, e l’avanzamento in carriera dello spento trentenne Leonardo di Caprio.

Il ruolo degli amanti, immancabile il vicino di casa, quasi fosse un istituzione, “da contratto”, chiamato a dissipare le ansie del rapporto, cosi come della giovanissima segretaria di lui, infatuata dal rapido carrierismo e dai modi vuoti e recitati con i quali riesce a portarsela a letto.

Una radiografia, spietata, corredata da una splendida fotografia (bellissimo, l’effetto di solarizzazione che pervade tutta la pellicola, conferendole quella luce delle vecchie fotografie, la preistoria del full HD).

L’eterna lotta fra l’amore immaginato, pensato, e il suo progressivo disfacimento, a fronte delle regole non scritte della società del benessere.

Tutto il lavoro acquista ancora più meriti se contestualizzato ai primi anni sessanta. E la bravura di Yates, riposa nella capacità di aver intuito, con largo anticipo, i guasti che si porta appresso la borghesia inurbata, tutta casa famiglia e chiesa,
alle prese con la ridefinizione di se stessa, fra la conquista (e il mantenimento) di un benessere insperato (la guerra era finita da non molto) e il difficile tentativo di mantenere “puri” dei sentimenti, che sembra dirci l’autore, sono poi, alla fine, la cosa più importante che viene sacrificata, Ecco, il punto di confine sul quale fa perno la storia. E che rivela, in maniera impietosa, tutta la sua drammatica attualità.

4 commenti:

  1. Beh proprio due righe non direi. Comunque il romanzo è straordinario 400 pagine magistrali.

    Ottimo anche l'adattamento.

    Un film notevole soprattutto se si considera che è distribuito nel cosidetto grande circuito, mi sembra che finalmente s'innalzi, finalmente, anche par tale target, il livello dei contenuti.

    Un bell'esmpio da Holliwood che speriamo non sia un caso isolato.

    Rob.

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  2. Cle,che bella recensione. Mi hai fatto venire voglia di vedere il film e di leggere il libro. p.s.ti ho "rubato" l'idea
    di Mixpod. ciao,ciao, Arte.

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  3. Visto ieri e piaciuto. Che fosse un bel film, si è capito anche dai commenti negativi di tutti quelli che erano venuti a vedere "un film di Di Caprio". (Giuro sulla mia testa, un ragazzo dietro di me subito dopo l'ultima scena ha detto incazzato alla sua ragazza: "che cazzo di film mi hai portato a vedere?")

    R4

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  4. E' una considerazioen che non avevo fatto: quanto del film, della storia, sarebbe "venuto fuori" se ad interpretarlo non ci fosse la coppia del Titanic ?

    Grazie a tutti per i commenti.

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