08/07/09

Il tempo materiale, di Giorgio Vasta

la copertina del libro, fra l'altro, premiata


Ho finito stamattina all’alba la lettura di questo romanzo. E’ stata una lettura faticosa, sofferta.
Vasta ha una prosa ricca, ricercata, ti impone di apprezzarne ogni piccolo aspetto.
C’è molto lavoro dietro, si percepisce. Se invece l’autore smentisce e spergiura che gli è venuto giù cosi, di getto, allora taccio e mi inchino ad uno dei “mostri” in circolazione. Bravissimo.

Quando leggo un romanzo del quale si parla tanto in giro, evito accuratamente di leggere alcunché.
Mi convinco, in questo modo, di affrontarlo senza preconcetti di sorta, disponendomi davanti al testo con i terreni strumenti di lettura di cui dispongo.

E’ un testo scomodo, questo di Vasta. A tratti verrebbe di inserirgli un accento sull’ultima vocale del cognome. E se cosi fosse, se all’occhio sprovveduto di un ignaro lettore, arrivasse con quest’accento, in copertina, non ci troverebbe nulla da ridire:. Vastà scrive come Houellebecq,
In tanti, troppi passaggi, riecheggia quel sottile piacere nella descrizione del dolore, animato da ansia, e la deriva dei suoi pensieri concentrici dona, a tratti, il piacere della vertigine.

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