C’è una scena che mi perseguita da qualche giorno.
Mi capita spesso di viaggiare in autostrada. Talvolta incrocio, superandoli non senza un pensiero, dei carri funebri full-accessoried, fa niente se pieni o vuoti. Sono una sorta di segnalibro, un post-it frettoloso appiccicato nella memoria che ti impone di dialettizzarti, almeno per il tempo di un sorpasso, con il concetto della morte.
Succede, che per un insopprimibile desiderio di esorcizzazione, se accade che in quegli attimi la radio sia accesa, mi soffermo sullo stridore apparente fra il mondo che quella canzone si tira dietro, e il film che si cela dentro quell’auto.
E' da un po' di tempo che ho in testa una scena come questa.
C'è un carro funebre, c'è un'autostrada, ci sono due uomini a bordo, vivi, ce n'è un terzo, di cui non sappiamo nulla, se uomo o donna, sappiamo solo che riposa all'interno di una bara in mogano, alloggiata nel vano alle spalle dei due uomini.
L'altra cosa che connota la scena è che dallo stereo (ce ne sarà pure uno, nonostante il tipo di vettura) sta uscendo la canzone I love you babe, di Gloria Gaynor. L'auto procede veloce, è una mattina estiva, di pieno sole, fa caldo ma c'è l'aria condizionata.
Gloria Gaynor, canta cosi bene che sembra si trovi anche lei nell'abitacolo. Probabilmente ad entrambi, ricorda qualcosa, forse la loro giovinezza, magari erano adolescenti negli anni '70. L'apparente incongruenza fra la vitalità che esprime questo brano, con ciò che è in grado di evocare, e la non proprio allegra circostanza di un tragitto, probabilmente verso un cimitero, verso altri parenti in lacrime, verso tutt'altro che non sia la promessa di amore eterno cantata dalla signora Gaynor, non deve ingannare. Si gioca tutta sul filo di un rasoio. Il dialogo fra questi uomini, la musica che gli fa da sottofondo, e la bara, silenziosa, trasportata nel retro.
Ecco. Ho in mente una scena cosi.
Poi, dal "mondo reale" arrivano scene come queste
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