03/05/10

Camilleri da Fazio (2 maggio 2010)

Fazio e Camilleri







Ieri era domenica, almeno credo.
Pioveva. Cosi l'ho passata in casa, girando in pigiama per quasi tutta la mattina. Ho rimesso a posto un po' di libri, cercato di darmi delle priorità di lettura, togliere quelli letti (pochi) e sistemare quelli da leggere (troppi), secondo un criterio di piacere. Supposto piacere, dal momento che devo ancora leggerli. In ogni caso poi mi sono fatto un puree di fave, bevuto del buon chianti e ho dormito un po'.
E' arrivata la sera, pomeriggio l'ho passato vedendo dei filmini sull'Africa, trovati a casa di mio padre. La sera ho acceso la tele.

C'era Fazio. Che sia detto, non mi piace nemmeno un po'. Mi sta cordialmente sui coglioni quel suo modo quasi curiale, dal quale si intravede lo sforzo per cercare la battuta intelligente (se non è roba sua, ma chi gliele scrive ?). Insomma c'era ospite da lui il signor Camilleri Andrea.
Ora io a Camilleri Andrea voglio bene. L'ho avuto come docente anni fa in un corso che avevo deciso di frequentare, cosi, perchè in quel periodo mi annoiavo (non è che tuttora vada meglio...).

Apprezzo il suo eloquio, starei le ore ad ascoltare le sue storie, lo trovo la personificazione dell'affabulazione. E' un drago. Fazio lo legherei per gli alluci e a testa in giù gli farei recitare il mea culpa per un paio di mesi. Fazio ha interrotto in modo cosi poco elegante il “maestro” mentre stava finendo di raccontare un gustosissimo aneddoto, su un viaggio in treno verso Torino, seduto davanti ad una signora che stava leggendo uno dei suoi primi romanzi (Il birraio di Preston) e che si sbellicava dalle risate tutto il tempo. Stava finendo di raccontare cosa si erano detti quando alla fine lui ha deciso di presentarsi che Fazio con la sua faccia da pesce lesso, pensando di essere arguto ha interrotto decidendo che l'avrebbe finito di raccontare dopo, per "dare" la pubblicità. Beh, il dopo non c'è stato. Passata la consueta sequela di spot l'intervista (?) è ripartita da altri argomenti.
Trovo questo modo di fare a dir poco irriguardoso e degno della tracotanza (per non fermarsi all'insensibilità) di chi sarebbe più acconcio a leggere, per radio, il bollettino per i naviganti.

Di tutta la comparsata di Camilleri da Fazio ho però estrapolato questo concetto perla (ovviamente di Camilleri)...in Italia coltiviamo da sempre un'idea della letteratura penitenziale e penitenziaria.
Si associa l'idea stessa della lettura alla sofferenza (le sudate carte). Riuscire invece a scrivere qualcosa che sia in grado di far ridere gli altri (e di far divertire, nel mentre, chi la scrive) è vista come cosa del tutto squalificante.
Ecco, espressa molto meglio di quanto avrei potuto fare io, ma è esattamente quello che penso.
Grazie ancora Messer Camilleri.


qui il podcast della puntata (per i più pigri andare direttamente al minuto 36:20)

3 commenti:

  1. Anche a me è piaciuta quella frase sulla letteratura penitenziale. Ci ha preso in pieno, grande Camilleri.

    R4

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  2. Non l'ho vista questa puntata. Peccato, perché Camilleri è ipnotico, starei ore ad ascoltarlo (è un drago, scrivi tu: be' sì, è un drago).
    Quanto al penitenziale, credo sia un approccio proprio della cultura cattolica. Ogni tanto, sul lavoro, mi capita di affrontare questioni che mi coinvolgono e appassionano. Intendiamoci, il "sudore della fronte" (almeno metaforico" rimane, ma quel lavoro mi pesa meno proprio perché l'entusiasmo sopravanza di molto la fatica. Insomma, alla fine ho imparato a mostrarmi affranto anche per i lavori che più mi piacciono, perché in genere mi venivano affidati alti lavori (meno piacevoli) con la scusa che l'altro lavoro potevo farlo a casa, perché tanto, per me, "non era lavoro".

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  3. @ Mauro, c'e' il link al podcast qualora non volessi perdere una delle più plateali interruzioni della tv pubblica (inchinata come le private alla legge del soldo da reclame...)

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