04/08/12

New York, ancora
















Scrivo per non andare a dormire.
Tornato alle 8 locali di sabato mattina. Dormito quasi tutto il volo, grazie anche a potenti barbiturici che hanno avuto la grazia di farmi sopportare le 7h50' del tempo.

Quando stai per avvertire che manca poco tempo al rientro devi tenere a bada la malinconia. Cosi, complice una guida (meravigliosa) sui cimiteri di New York, e l'incrocio con un micro pezzo di Paul Auster sui ritagli di una rivista provvidenzialmente portata dietro, giovedi comincio a fermare dei taxi, in quel di Manhattan, con la prospettiva di guadagnare Green Wood Cemetery a Brooklyn.

Il primo tassista mi guarda come si potrebbe guardare un alieno, bofonchia qualcosa e invita a scendere dalla macchina. Ne fermo un altro. Stavolta accetta. L'uomo è anziano, parla un americano comprensibile, tipico degli immigrati ed infatti durante il tragitto racconta che è rumeno e che apprezza Lobont e la scelta di Zeman che al momento sembra preferirlo come titolare per la maglia di portiere della A.S. Roma.

Senonchè il tassista si sbaglia...deve aver digitato una W di troppo (errore che in USA è fatale: è capace di portarti da tutt'altra parte). E infatti, sebbene l'errore sia valsa la possibilità di vedere the dark side of Manhattan, una sequela di case sgarrupate di Brooklyn come quelle intraviste in Grand Torino (fatale, girando per questa città associare i luoghi ai set dei film più famosi, come la passeggiata con le balaustre e le panchine, con la skyline di Manhattan davanti ad uno specchio d'acqua), alla fine dopo circa un'ora (e una cifra improponibile sui led del tassametro) giungiamo all'ingresso del cimitero.
Avete qualche parente sepolto qui ?
No, gli dico.
Ci guarda attonito.
All'ingresso del cimitero un uomo in uniforme ci chiede chi siamo e cosa vogliamo. Sbandiero la guida e gli dico che sono lì per fotografare le cappelle in art-decò. Stavolta apprezza e mi elargisce, carico d'entusiasmo (non devono essere molti i matti come me che ci vanno per questo motivo), una piantina e un opuscolo con una mappa delle tombe dei personaggi più celebri. Ne conosco appena due tre su una dozzina. C'e' la tomba di Basquiat (famoso pittore) quella di Leonard Bernstain (compositore e direttore d'orchestra) , Samuel Morse, si lui, l'inventore del telegrafo e una serie di gangster. Chiedo al tassista di aspettarmi un'ora. Dietro compenso, accetta e si mette buono buono all'ombra di un grosso albero (va detto che fortunatamente non mancano, vista la giornata afosa), con il motore acceso e l'aria condizionata (“tanto la mia auto e' elettrica” dice orgoglioso). "In 45 anni che sto a New York, non mi è mai capitato di venirci prima, qui". Dice

Beh, il posto è folle. Una distesa di verde, circondata da alberi. Colline su colline lapidi che spuntano dall'erba (curatissima, c'e' tanto personale quanto quello che presiede la tenuta presidenziale di CastelPorziano). La storia. Comincio a scattare, scatto a lapidi le cui epigrafi sono state flagellate dal tempo, rendendo indistinguibili i caratteri. La quiete, manco a dirlo, sovrasta, rotta solo dal rumore del passaggio di qualche camion di servizio che trasporta operai sorridenti, quasi tutti di colore. Passo il tempo, con la piantina in mano, cercando non so nemmeno io bene cosa. La zona delle cappelle, ma che risulta, almeno quella vicino a dove il taxi sta sostando, troppo moderna. Mi inoltro in questo ghota delle anime belle, quasi tutte morte a cavallo del 19° secolo. Alla fine, procedendo per una discesa una vista mozzafiato: un lago con ninfee e fontane al cui limitare si snodano una serie di cappelle che brillano, nei loro marmi bianchi, sotto il sole cocente di mezzogiorno. Fotografo tutto, giro anche con la fedele cinepresa digitale. Uno spettacolo.
Riprendo alla fine, mezzo sconsolato per il poco tempo avuto a disposizione, la strada verso la zona dove sta sostando il taxi, e con lui il tassametro assassino del mio portafoglio. Quando una tomba di una certa famiglia Mattews mi si staglia davanti. Ha i gargoyles, ben 4 agli angoli della sua pianta quadrata. Scatto una quantità di foto. Dettagli, zoom, panoramiche. Uno spettacolo nello spettacolo. Già questa da sola ha meritato il viaggio. Torno, manco a dirlo sudato, verso la macchina. Devo indossare un previdente giubbino antipioggia che ho imparato a portare con me, per entrare ed uscire dai negozi, o anche solo per ripararsi da improvvisi scrosci che nel pomeriggio NY regala.

Stavolta il viaggio di ritorno verso NY è più breve. L'auto ci lascia, non senza aver preteso addirittura la mancia, non pago della lauta corsa, in piena Little Italy. Qui, sul marciapiede è pieno di tavolini di ristoranti italiani. Scendo ancora intontito dall'auto, che essendo stata pagata, lesta se ne va. L'unico stronzo che ho incontrato in questa vacanza, manco a dirlo, un connazionale. A fronte del mio diniego di mangiare da lui, alla stregua di un qualunque cameriere di trastevere, per altro garbato e giustificato...”guardi...non ho ancora fame, sono rintontito, magari più tardi...” pensa bene di apostrofare...in un italiano venato da inflessioni che nemmeno il buon Amendola quando doppiava il Padrino...” ...i soliti italiani senza una lira”. Meritandosi il mio
sarcastico...”Ma quanto costi ? Me te compro a te e tutto il locale!!!”  allontanandosi lesto facendo spallucce. Per inciso, alla fine mi sono seduto ai tavolini sul marciapiede di un altro ristorante, giusto difronte al suo, non senza essermi assicurato di essere visto.


risorse:
un bellissimo sito con le foto dei gargoylles di new york (qui)
il sito ufficiale del Cimitero di Green Wood (qui)
un sito dove è possibile vedere un breve video (durata 6') delle più belle tombe del cimitero (qui)

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