05/08/12

The blues, o almeno...




















La fretta della partenza ha impedito un'accurata ricerca dei luoghi dove si suona il blues a New York. Il sogno nel cassetto rimane quello di raggiungere Chicago e farsi del male al Mama's Lounge, dove si esibisce almeno un paio di serate a settimana un mio mito Melvin Taylor.

Incurante della massima che recita “mai chiedere consiglio alla concergie di un albergo”, commetto per puro gusto dell'imprevedibilità l'errore. John o come si chiama, ci indica entusiasta il BBKing, a due passi da Time square. Taxi d'ordinanza, consueto traffico, ma ce la caviamo con poco. Davanti al locale, come qualsiasi Procasma che si rispetti, un uomo, nero, in uniforme con le spalline (come quelle dei domatori che hanno tutti fronzoli dorati che dondolano), ci accoglie con un sorriso...dandoci il programma.

Credo di essere uno dei pochi che hanno avuto il coraggio di leggere, per intiero, la biografia di B.B.King...anni fa, durante una vacanza al mare in Calabria. Ho appreso, da quel testo, che il nostro detiene due significativi primati:: è l'uomo (il bluesman, verrebbe da dire) che ha percorso più chilometri al mondo in tournee e il secondo che risulta essere il papà (a ottanta anni suonati) di circa un'ottantina di figli, avuti ovviamente da donne diverse. Ora, il secondo motivo spiega il primo, e questo locale pure.

Entriamo scendendo le scale a elica...arriviamo al botteghino. Una ragazza si sta facendo le unghie (giuro!) e senza nemmeno quasi guardarci ci sibila “Grill or show?” Mi guardo intorno. In effetti ci sono un paio di ingressi. Da uno proviene della musica...dall'altro, odori di cucina e vedo una sala piena di gente seduta ai tavoli. Concerto dico, pago ed entro. L'atmosfera è come quella immortalata in tantissimi film...tanti tavoli, gente che beve e mangia, al buio, e l'unica cosa di illuminato è il palco e un bancone chilometrico dietro al quale cameriere in immancabile gilet rosso su camicia bianca, attendono alle consumazioni degli ospiti che non hanno trovato posto seduti ai tavoli. Fuori, scendendo dal taxi ho intravisto il titolo del concerto...For ever Ray Charles...recita...(mi piace ma non mi fa morire...ammetto) cosi entro un po' prevenuto...sarà la solita roba per turisti. In effetti sul palco c'e' una band composta da una dozzina di elementi. 

Tutto come si deve, per carità...ad un certo punto...al terzo o al quarto brano entrano le coriste...tre donne nere, di altezza (e di età) a scalare che subito accendono la temperatura del locale. Sono al Procasma e non me ne sto rendendo conto, penso...Dopo pochi minuti, e uno chardonnay ben ghiacciato, abbandono tutte le riserve e mi lascio contagiare dal clima generale. Che è di festa...la gente qui è di bocca buona, e costoro sono degli onestissimi professionisti che si stanno guadagnando le rate dei rispettivi mutui...cosa ho da storcere il naso ? Depurata dall'ansia di incontrare dei fenomeni, mi godo il concerto che alterna brani di Ray Charles, in una serie di cover più o meno sapientemente dosate in modo da far crescere il ritmo quanto basta a che le cameriere si diano un grandaffare.

Accanto al mio posto, siedono due ragazzotte. Hanno l'Ipad d'ordinanza e non paghe, anche smartphone con l'inconfondibile template acceso di facebook. Non fanno che bere, e scattare foto, e chattare. Tutto il tempo. Al punto che mi sento di dare ragione, per una volta, ad Umberto Eco del quale ho letto pochi giorni fa un articolo nel quale stigmatizzava quest'ansia di fotografare che poi non ti fa godere ed apprezzare debitamente quello che stai facendo, rimandando semmai il momento ad un “dopo” non meglio collocato, quando mettendo mano ai ricordi digitalizzati si diranno magari...ma che cazzo ho visto quella sera ?

Le ragazze sul palco sanno il fatto loro. Si alternano. Se c'e' qualcosa che mi piace del blues, e di conseguenza del jazz, è il concetto di democrazia che ne è alla radice. C'e' un tema, generale, e poi a turno ogni strumentista si cimenta nel proprio assolo. La più giovane delle tre, oltre ad essere di un'avvenenza notevole...e' dotata di voce da tigre, graffia e si muove con la grazia di un'agile gazzella, magnetizzando il pubblico (sicuramente quello maschile). Valanghe di applausi...Viene il turno dell'assolo del chitarrista (che in un tale gruppo voglio credere non abbia propriamente un ruolo secondario). Lo esegue senza infamia e senza lode...dando prova di qualche scala chissà quante volte provata, dopo di che, lasciandomi incredulo, stecca con una nonchalance che ha del vergognoso...Subito intervengono gli altri strumentisti a coprire il momentaneo flop, validissimi devo dire...A parte questa nota...lo spettacolo dura un'ora, forse un'ora e mezzo. Consueti bis...applausi...poi si riaccendono le luci in sala e la gente comincia a defluire...Tocco finale: siccome ci attardiamo al tavolo...Il cantante scende dal palco e viene a stringere la mano ai pochi spettatori ancora presenti....Sei un grande, gli dico, convinto. Per me vale il cuore che ci ha messo, turisti o non turisti...e in fondo sono stato bene.

Uscendo mi vanno gli occhi a una parete tempestata di locandine. Di colpo mi ricredo su tutto. A scendere in questo procasmino nelle prossime settimane, mesi, c'e' gente di tutto rispetto, Keb Mo, il redivivo George Thorogood, Robben Ford (che ho visto in concerto un paio di volte qui a Roma) e ancora Buddy Guy. Da non perdere, se mai ci sarà un'altra domenica a Manhattan, sabato devo ripartire, l'Harlem Gospel Choir..che sta lì fisso tutte le domeniche alle ore 13,30...(tanto c'e' pure da magnà...accanto...).

Torniamo verso l'albergo. Stavolta i taxi non ci considerano proprio. Mentre siamo fermi un nero simpatico (e scoprirò dopo, leggermente figlio di puttana...) ci chiede se vogliamo un passaggio a bordo del suo taxi risciò...Acconsentiamo e ci godiamo un pezzo del centro di NY a bordo di questo veicolo di certe origini cinesi...Arrivati a destinazione (va detto nemmeno un quarto d'ora) mi sento chiedere il doppio della somma pattuita....”it's for person Sir...” mi dice con la faccia di chi è consapevole di starci a provare. Si, ma tu non me lo hai detto, amico...e gli lascio poco più di quanto richiesto alla partenza...Va via senza nemmeno maledirmi...con un sorriso. Io faccio altrettanto...non ho voglia di incazzarmi. E' stata una serata carina. Da turisti, d'accordo, ma mi sono divertito.

Risorse:
Il sito del BBKING....qui
Il sito della band (Forever Ray) qui


Nessun commento:

Posta un commento