05/08/09

Esplorazione del concetto di sequestro collettivo.

Ad opera di non meglio precisati “pirati somali”, da diversi mesi (11 aprile scorso), una decina(*) di nostri connazionali, marittimi imbarcati su un rimorchiatore di nome Buccaneer, sono tenuti in ostaggio sulle coste del Corno d'Africa (come si chiamava una volta).

Pochi giorni fa, la teutonica e granitica compagnia proprietaria di un'altra nave mercantile, che ha subito stessa sorte, carica d'ogni bene tecnologico (telefonini, computer, tv et altre mirabilie) destinate al Kenia, ha acconsentito al pagamento di un riscatto e liberato l'equipaggio. Non ho difficoltà ad immaginare come possa aver ingannato il tempo (aprire le confezioni e leggere, in tutti gli idiomi del mondo, imparandole a memoria, le istruzioni per l'uso di ogni singolo apparecchio).
Dubito che costoro rimpiangano, in luogo della scelta sciagurata dell'imbarco, il non aver cercato di acquisire una più tranquilla licenza da tassista, in qualche capitale occidentale.

Quello che andrebbe sondato è il rapporto con il disagio della privazione della propria libertà individuale , condiviso con gli altri, sfortunati, compagni di viaggio.
La bizzarria del codice di navigazione, consegna uno status particolare al comandante. Un equilibrio sofisticato di diritti e doveri. Il resto dell'equipaggio, ai sensi del codice, sostanzialmente ha le stesse responsabilità di un gruppo di trichechi, chiamati ad eseguire un numero, dalla gabbia di un circo.
Come si sta a bordo di una imbarcazione, sotto il sole cocente, aspettando che le diplomazie, come si fosse al mercato, stabiliscano la congruità della contropartita per la loro liberazione ?
E la consapevolezza di non essere soli incide sul livello di fiducia in un esito positivo o no ?

Il recente caso del signor Vagni, lascerebbe intuire che no, non è necessario essere una squadra di calcio, puoi, potresti farcela anche da solo. E' tutta questione di ? Culo ? Soldi ? Condizioni ambientali ?

La negoziazione, ci dicono, è un'arte. Oggetto di adeguati corsi di studio presso le più prestigiose università del globo.
Certo, mentre sei sulla tolda, o nella stiva, o a dormire in una branda, all'interno di una cabina, dando di tanto in tanto un'occhiata a qualche foto di familiari lasciati in Italia, non deve costituire un gran conforto sopravvivere in quella condizione, con l'acqua da bere razionata, con cibo di pessima qualità, vedendo passare giorni e giorni, sempre lo stesso ciclo (a quelle latitudini, per disposizione astronomica la durata della luce è perfettamente uguale a quella delle tenebre. 12 ore a testa) di giornate immagino tutte uguali, spese nella speranza che l'incubo finisca.

Nessun moto di compartecipazione per le vicende delle soubrette di corte. Nessun sussulto di compiacimento per il ritorno in formula uno, per i colori del cavallino, del tedescone pigliatutto, totale assenza di pathos per lo Strega, andato a Scarpa. Ignoro, se e quanto, abbiano la possibilità di tenersi aggiornati su quanto accade nel bel paese.

Quello che sospetto è che la condizione di sequestrati collettivi, non appartenga solo a loro.

* (10 italiani, 5 rumeni, 1 croato)

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