07/12/09

Più libri più liberi, Eur 2009


Come ogni anno, la piccola editoria scende al Palazzo dei Congressi dell'Eur per ridare vita alla manifestazione che celebra lo stato dell'arte della editoria, specialmente quella definita “piccola”.

Poi, è davvero piccola ? A giudicare dal numero degli editori, certamente no. Dietro le majors, quelle che smuovono le classifiche, che piazzano best-seller, che strappano (a suon di soldoni) alla concorrenza, scrittori da milioni di copie, c'è un esercito, silenzioso, che continua a coltivare il gusto di pubblicare (forse anche troppo ?) coloro che credono meritevoli e che credono nel proprio lavoro, la cui definizione più sarcastica ho sentito dire proprio da uno di loro “editare ? L'arte di perdere meno soldi possibile”. (per la cronaca, il sig. Castelvecchi).


Arriva Giulio Mozzi, gli mostro l'articolo del sole24 di ieri che parla del suo Sono l'ultimo a scendere. Lo legge in una frazione di secondo, in piedi, in mezzo a signore tirate a lucido che trascinano ragazzini recalcitranti fra i corridoi affollati della fiera. Poi, entriamo nella zona gestita della biblioteche di Roma e adibita a libreria (nel senso: sembra, e anzi è, una libreria come tante, con i suoi bravi scaffali, con gli spazi dedicati stavolta agli editori che pur avendo gli stand, in giro per la fiera, ospitano lì i testi che vogliono, per la vendita diretta).


C'è un tic, fra i tanti, che tradisce un sotteso bisogno d'ordine (e che ho scoperto di condividere con Mozzi). Entrambi non sopportiamo i libri esposti male, Ossia i volumi che qualche distratto passante ha preso dalla loro bella pila ordinata, magari sfogliati, e poi rimessi giù di malagrazia. Volendo stilare un'improbabile classifica: si va dal testo appoggiato (volutamente ?) con la copertina rivolta verso il basso (segno di profondo e insoppribile disprezzo per il volume, per l'autore ?) che viene da entrambi opportunamente ricollocato nella posizione originaria (con copertina rivolta verso l'alto) a quello (per distrazione ?) del libro riposto non esattamente sulle altre sue stesse copie, ma magari spostato, che già solo alla vista, è capace di suscitare un sussulto di fastidio. Ecco, le librerie dovrebbero ringraziare gente come noi. Commessi volontari (e non retribuiti) che collaborano al decoro del templio dedicato alla loro (insana ?) passione: la lettura.


Cosi, in questa sorta di “selezione” piuttosto che del reader-digest, della creme-della-creme, ci soffermiamo su quei testi che sembrano usciti dalla penna matta di un Fringberger qualsiasi.. Ne annoto qualcuno, che per originalità già dal titolo, si attaglia alla perfezione: “Giallo omeopatico”, o e di un attuale involontario: “La mafia del culo” (per i tipi Nuova Ipsa edizioni). Continuando con “Igiene del lavoro mentale” (che prontamente il Mozzi acquista), passando a “Curare con il cinema”, per finire con il titolo che giudichiamo il più meritevole per bellezza e originalità: “L'urbana nettezza” (del quale non ricordo l'editore).


Si prosegue, sono le sedici e c'è la presentazione, curata da Terre di Mezzo, del recente volume “(non) un corso di scrittura”, in una saletta che prende il nome da un prezioso (le sale si chiamano tutte cosi: rubino, topazio, smeraldo ect...). Siedono Mozzi e il presentatore, Davide Musso. La sala è caratterizzata dalla presenza di un numero impressionante di donne. Sopratutto “anta”. Mi interrogo sul perchè, ma resistendo a stento alla stanchezza, cedo a rapidi quanto improvvisi colpi di sonno che ahimè non mi consentono di apprezzare appieno la pur agile presentazione del Mozzi. Faccio tempo ad ascoltare le immancabili domande del pubblico, alla fine. Una signora chiede “ma lei non ha paura di venire sommerso da tutte queste richieste ? (riferendosi al fatto che Mozzi usa pubblicare i suoi contatti in calce a quasi tutti i suoi libri, venendo poi subissato da richieste di pubblicazione di manoscritti che gli pervengono con metodica frequenza). “Intanto sarebbe un problema mio", chiosa candidamente Mozzi, "ma poi ho un metodo" (e spiega in tre parole la sua “policy”).


Usciamo, Mozzi si attarda a firmare delle copie, sta arrivando Ferrarotti. Deambula, poco dopo, un Valter Veltroni sorridente, e il gran mare di visitatori inghiotte noi, insieme con la voglia di continuare a girare. E' tardi. Sono stanco. Incrocio un po' di gente che non manca di deludermi, dopo di che guadagno l'uscita. E torno a casa.

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