19/12/09

Quando è morto Charlie Mingus, spiaggiarono 56 cetacei

E c'è in giro una gran confusione. Qualcuno lamenta che si vive in un epoca in cui mancano “le grandi narrazioni”. E' probabile. Di contro fioriscono, ed è un segno dei tempi, micro-narrazioni che si intersecano, si sfanculano, suppurano da un tessuto sociale che va somigliando sempre più ad un vasetto di yogurt lasciato fuori dal frigo per un mesetto, sotto il sole giaguaro di agosto.

Non so cosa metta in relazione lo spiaggiamento di nove cetacei sulle coste del Gargano, con la sasssata (a mezzo miniatura del duomo) ricevuta sul volto del Premier. Sono notizie. Come ancora quella, gustosissima, del falso scoop ad opera di un sosia del segretario generale dell'Onu, tal Ban Ki-moon (che ha già un nome da pirata salgariano, in effetti), cosi come lo scandalo dei preti pedofili sotto il cielo d'Irlanda, e mentre tutto questo accade, cosi, inesorabilmente, come se un'attenta regia ne avesse disposto per incontestabili esigenze di copione la sincronicità, mandando nel frattempo assolto il maggiore indiziato (l'unico !) per un efferato omicidio che ha fornito materiali a iosa ai talkshow della sera, o un campione di rugby (di colore) che fa pubblica abiura delle dodici amanti attribuitegli, pur di non perdere gli sponsor (ah, la potenza del denaro, che ha sostituito l'etica, trovandosi a suo agio). E il furto della targa che sovrasta quella località, il cui nome costituirà un tag indelebile nella storia del novecento come altre poche, che sembra uscita dalle pagine di un'appendice di 2666 di Bolano. Come dire ?

E' quasi Natale. Assisteremo, anche quest'anno, alla rapida nascita e alla altrettanto rapida scomparsa dei cosidetti buoni sentimenti. Come da copione, appunto. Teleton, o la solidarietà per i tanti che in questo momento (quanti sono esattamente ? Perchè nessuno li conta ?) che stazionano difronte ai loro ex-posti di lavoro, mentre tutto questo tango va avanti. Ieri, nei dintorni della capitale, una signora racconta che una donna che gestisce un forno le ha raccontato che cresce il numero delle persone che le chiede “di segnare”, no, non nel senso di Totti. “Poi te li porto” sta ad intendere che l'insopprimibile esigenza di alimentarsi collide con la (momentanea ?) indisponibilità di denaro per soddisfarla. Non moncler, ne Suv, ma farina.

Il carico di narrazioni, quindi. Chi narra cosa ? E perchè l'assurgere a dignità di una storia, di fatti che trovi, se va bene, in cronaca, magari ospitati in trafiletto è legata solo all'intersecarsi con altre narrazioni. C'è il gelo. L'autostrada viene bloccata dagli operai che protestano per la perdita del posto di lavoro. A bordo di un Suv, riscaldato come una sauna di un centro benessere, un'esperienza biologica si imbatte in altre esperienze biologiche. Provate a levare tutto. Fate piazza pulite delle sovrastrutture. Riducete, per un momento, tutto a collisione di esperienze di vite biologicamente inchiodate alla dimensione spazio-tempo. Il primo che si incazza perchè tarda (che so, ad una prima teatrale ?) i secondi che hanno motivo di ricorrere a tale forma estrema di protesta pur di acquistare visibilità e con essa qualche probabilità di soluzione dei loro problemi. Uno scenario, d'accordo. Niente di più. Diritti che confliggono. Da questi, nasce una storia.

Che non ha voglia di raccontare nessuno.


leggende: le 56 balene e i 56 anni di vita di Charlie Mingus

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