L’ho visto.
M’ha terrorizzato, ma l’ho visto.
Ero all’Eur, si, difronte a questo obelisco.
Stavo li, parcheggiato su un lato della strada
che accede alla
piazza con l’obelisco.
Sentivo musica, giocavo col gioco delle palline sul cellulare.
Finestrini abbassati, dopo una giornata di lavoro,
C’era il sole, ed era tutto bello.
Un pomeriggio cosi, fermo, nel sole.
La macchina investita dai raggi di questo sole.
E il verde tutto intorno, di enormi, inutili, aiuole,
falciato di fresco. E c’era il vento.
E come da dietro un acquario l’ho visto, lontano.
Un uomo vestito in abito grigio,
non molto alto, da lontano almeno.
La cosa che ha colpito la mia attenzione
era che stava tirando calci a qualcosa
Qualcosa che da lontano non riuscivo a vedere.
Ma i movimenti di questi sgraziati calci si.
Quest’uomo aveva davanti a se un cane.
Un barboncino, bianco ho distinto, che correva
Dietro a qualcosa che con il movimento goffo
Dei calci costui gli tirava,
e il cane gli riportava indietro.
E’ andato avanti un bel po’.
Il cane saltava, anche lui,
e poi ho associato,
e per qualche motivo insondabile
ho avuto paura:
l’uomo aveva gli stessi capelli del cane.
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