Mi interrogo sulla potenza della comunicazione. Annunciato da mesi, da oggi (almeno negli States) è in vendita l'IPad. Si tratta di una tavoletta che è in sostanza un pc “monco”: non ha uno slot per i cd, non ha porte usb, non ha la funzione di telefono (pur potendo connettersi alla rete via wireless o bluetooth domestico). Insomma, ho difficoltà a capire a cosa possa servire.
Nonostante questo, le cronache parlano di gente in fila da ore davanti agli Apple-store.
Mi chiedo: quanto potente è il senso di appartenenza al brand se prevale sulla effettiva fruibilità del device come si dice in gergo.
Un po' come il proliferare di SUV per le strade urbane: ruote che non hanno mai calcato una strada sterrata, ma tant'è: è la moda.
Il mito Apple somiglia ad una sorta di fede. Provate a parlare con un possessore di un qualsiasi computer della casa della mela. Vi faranno neri. Nel senso che magnificheranno le prestazioni, la semplicità d'uso, l'impossibilità di venire infettati da virus se navighi in rete.
Una serie di plus difficilmente ignorabili.
Proporre sul mercato un prodotto che sostanzialmente duplica (in tono minore) le prestazioni di un qualsiasi notebook di fascia bassa, e contare sull'immediata vendibilità, con la gente fuori ai negozi a fare la fila per aggiudicarselo (al neanche modico prezzo di 500 dollari) è roba da maghi.
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