06/01/09

Lo schiaffo e la macchia

Vorrei scrivere una storia che preveda questa situazione.
C'e' una coppia che sta mangiando, seduta ai tavoli di un ristorante. Sono amabilmente impegnati in una conversazione, fra una portata e l'altra. L'ambiente è glamour quanto basta, da un tavolo accanto una donna che sembra non vada da un parrucchiere da un semestre sta magnificando le lasagne di una formidabile zia Marcella. I due sono troppo occupati a rassicurarsi a vicenda per prestarle ascolto. Lunghi, intensi sguardi interrotti da sorrisi da depliant ortodontico. Probabile stiano alla frutta.

Nel mentre, una ragazza, dai capelli rossi, avvolta in una mantella nera (magari è inverno, magari fa freddo e piove pure) a passi decisi si dirige verso il tavolo dei nostri, che non la degnano di uno sguardo, presi come sono nel loro clinch a decidere chi deve scendere per prima dalla loro storia.
La donna dai capelli rossi arriva davanti al loro tavolo. Alzano lo sguardo per cercare di capire cosa vuole, e la donna dai capelli rossi molla un sonoro ceffone all'indirizzo dell'uomo, facendogli volare gli occhiali qualche tavolino più in la. Poi, senza dire una parola, cosi come è arrivata, si gira e torna da dove è venuta.
Da qui parte la storia.

Indizi: nel ristorante, di sottofondo, c'è in quel momento un brano dei Ramones, Pet Cemetery.
(No, lui non è un veterinario che non è riuscito a salvare la gatta della ragazza coi capelli rossi).

Fuori dal ristorante non è parcheggiata alcuna bat-mobile, c'è solo un taxi, con a bordo l'autista, un cingalese paziente che sta leggendo l'ultimo (e per ora unico) libro di Paolo Giordano.

I camerieri del ristorante hanno un'aggiornatissima rubrica con i cellulari dei più quotati paparazzi della città, ma dai loro tabulati, si scoprirà poi, non è partita alcuna chiamata verso nessuno di questi.

La donna che è seduta al tavolo non è omosessuale e non ha mai visto prima la ragazza coi capelli rossi.

L'uomo che ha ricevuto lo schiaffo propende per il più classico “errore di persona”, mentre con nonchalance, sta cercando disperatamente di ricordarsi dove e quando abbia mai visto la ragazza coi capelli rossi. Senza trovare alcun riscontro. Intanto, mentre versa il vino alla donna ancora allibita per la scena, si tocca la guancia, che è rossa. A giudicare da quanto è nervoso, gli trema anche la mano e ne rovescia malamente un po' nei pressi del suo bicchiere.
La macchia si allarga lentamente sulla tovaglia bianca, in aperto contrasto col ritmo della canzone dei ramones.

Nel tempo che la macchia impiega ad allargarsi sulla tovaglia, lui ripercorre mentalmente tutte le volte che è uscito a cena con lei e che non è mai stato preso a schiaffi.
Quella macchia che si allarga, narrativamente, è la chiave di tutta la storia.
Può funzionare da digressione, e regalare altri connotati al racconto.
Insomma è una situazione limite, che mi è venuta spesso in mente, fuori a cena.
Un giorno, ci devo proprio scrivere una storia sopra.

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