12/03/09

La sconfitta è di rigore

Fatto tardi ieri sera, davanti alla tv. Il match di ritorno della AS Roma contro l’Arsenal meritava.

La AS Roma è squadra che quando si ricorda come sa giocare non teme confronti. Il guaio è nella sua testa. L’espressione non inganni. Intendo e la Società (e con essa l’allenatore) e proprio la capacità di concentrazione.
Succede cosi che con una formazione inedita e rimaneggiata, in forza degli innumerevoli infortuni (ma rivedere tutto l’apparato di supporto medico e dei preparatori atletici no eh ?), ha saputo tenere testa ad uno spento Arsenal, mai capace, tutti i quattro tempi (due regolari e due supplementari) di impensierire il portiere Doni.

Mancati doni invece, di un arbitraggio cieco (cui oramai han fatto abbonamento) gli han impedito di vedersi concesso un sacrosanto rigore per atterramento di Motta, allo scadere del primo tempo.

Poi i rigori. I rigori sono quella cosa che stanno alla partita come i quiz per la patente stanno alla guida. A giudicare dal proliferare di episodi di alta umanità come quelli di investire poveri pedoni e poi darsela a gambe (specialità nella quale si sono divertiti a rilevare che a crescere siano, inaspettatamente le rappresentanti del gentil sesso), ci sarebbe bisogno di un sano ripasso generale.

La Roma ha ciccato per la seconda volta con i rigori una partita giocata più che dignitosamente sul campo. Esce con onore, certo, ma con quello ci si fa poco. Piuttosto, in barba ai natali nella terra del fair-play, da sottolineare come la formazione ospite (per inavvedutezza ? malafede ?) abbia tralasciato di ridar palla dopo un’uscita della stessa, ad opera dei giocatori della Roma per dar modo di soccorrere un loro compagno (mi pare Pizzaro) infortunato.

Per il resto, a fare per ora in champions “sero titolu” gli ha tenuto compagnia anche l’Inter del loquace José Mário dos Santos Mourinho Félix (che oggi lo sarà un po’ meno, felix intendo).
Della serie…chi semina vento…

Anyway, come si dice a Testaccio, e lontano dalla facile retorica, un appunto a Spalletti andrebbe fatto: in luogo di uno spento Baptista, sarebbe stato intelligente provare a chiudere la partita entro i tempi regolamentari inserendo due punte pure come Menez e Montella (fatto entrare all’ultimo minuto di gara in virtù delle sue qualità di rigorista).

Il calcio è fatto cosi. Da domani si riparte. Ieri sera l’Olimpico era gremito e la Roma ha dalla sua il lenitivo migliore per le sconfitte: un grande amore da parte della sua tifoseria, pari a quello che tiene ancora unite coppie settantenni che sopportano le reciproche carognate, minacciano di lasciarsi, ma alla fine, come ogni happy-ending che si rispetti, restano sempre insieme. .

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