15/03/09

Un'altra domenica (no, non è una rubrica)
























Dice, hai un blog. Assurgi, aggratis, a censore senza averne i titoli.
Vero, ma da questo moderno sgabellino stile Hyde-Park, e a beneficio dei transitanti (le statistiche sono impietosamente in basso) mi diverto a segnalare le cose che proprio no, non ce la faccio a veder passare, nemmeno munito della più incondizionata e democratica acquiescenza.

Piazzisti.
Fabio Fazio, rivolto al pubblico, subito dopo l'intervista al teorico francese della decrescita, Latouche “Guardate, vi consiglio sinceramente questo libro”. I librai ringraziano.

Critici.
Il buon Riotta “ci rifà”. Tg1 dell'ora di pranzo, oggi, domenica. Stila una simpatica lista “Off-On”. Lecito, per carità. Almeno lui, a differenza di Mollica (che trova tutto “fantastico, imperdibile, capolavoro”) ha il coraggio di stroncare. Pazienza se insiste con Bolano (ringraziano,nell'ordine: la Sellerio, che ha pubblicato quasi interamente le sue opere, e buon'ultima Adelphi, che ha impresso i due tomi che non gli sono proprio andati giù, "2666"). Ripeto, il mondo è bello perchè è vario, ed esiste la libertà di pensiero (sebbene proprio per Internet non si preparino tempi allegri), ma è la motivazione della stroncatura di Bolano che è singolare: “è un libro scritto per gli intellettuali”:
Ora, se c'è una persona al mondo che ha in uggia codesta categoria è il sottoscritto. Ma trovo ingeneroso e superficiale definire cosi 2666 che a mio avviso è un libro talmente onesto che già verso pagina 50 del primo tomo ho rallentato perchè rosicavo: era il libro che avrei voluto scrivere io, solo che in luogo dello scrittore “ignoto” Arcimboldi, il mio avrebbe narrato le gesta e l'operazione di recupero dell'intiera produzione letteraria di Alex Fringberger da parte di alcuni prodi letterati, suoi esegeti.
Di una comicità raffinata, ma talmente raffinata che dev'esser sfuggita a Riotta.

Eurcine, Roma.
Non so per quale motivo continuo ad andarci, di sabato sera. E' una sala che ha il pregio di proiettare pellicole che vedrei volentieri. Ieri sera era il caso di Gran Torino, ultima fatica di Clint Estwood. Impossibile. Per motivi che mi sfuggono, pur vendendo un numero di biglietti corrispondente al numero effettivo delle poltrone presenti in ognuna delle sue quattro sale, la Direzione si ostina a non volerci mettere su uno straccio di numero. Questo comporta il rito medioevale della calca. Non ti salvi nemmeno avendo l'accortezza di acquistare con congruo anticipo i biglietti. L'accesso alla sala si accosta, per intensità degli afrori, per caloroso senso della prossemica, al nastro di partenza di una qualsiasi maratona. Peccato.

The Wrestler.
Vista l'impraticabilità della sala suddetta, ho optato per un cinema multisala poco distante. Qui, forse col retrogusto d'amarezza dovuto alla mancata visione del predetto, nonché dal disappunto di non trovarlo anche qui in programmazione (ma sembra che a breve passerà), ho visto The Wrestler.
Fenomeno che osservo da qualche anno, inserendo di fisso un ex wrestler (Van Larson, ora mite conduttore di una tappezzeria sull'Anagnina), nelle puntate del Procasma. Ho avuto un ghigno satanico quando, nella pellicola, il bravo Mickey Rourke affronta un altro wrestler armato di pistola spara puntine, come quelle usate appunto dai tappezzieri. Il film va visto solo se si accetta di entrare in sala con lo stesso stato d'animo di chi prende in mano un fumettone. Oggi ho letto una critica ragionata di Escobar, (sul Domenicale del Sole24ore). Nonostante i suoi interessanti commenti, che hanno avuto il grande pregio di nobilitarlo, sono uscito dalla sala chiedendomi di quale sostanza stupefacente abbiano fatto uso i giurati del festival di Venezia, preferendo al film di Avati, Il papà di Giovanna, questa storia scarna, senza pretese, girata male (e che palle co' sta camera a spalla...almeno datela in mano all'operatore dopo adeguato test etilico) e che si regge per la superba interpretazione di Rourke e la statuaria bellezza della bravissima Marisa Tomei (già apprezzata nell'ultimo di Lumet, Onora il padre e la madre).

risorse: QUI (dove si legge, al di là dell'autorevolezza, che per fortuna ancora qualcuno apprezza l'umorismo intelligente)

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