10/12/09

Il fascino perverso della ricerca della normalità











Balotelli


Per parlare di lui si è smosso anche il buon Gian Antonio Stella, prospettandone con tutto un pippone dei suoi, la possibilità di convocarlo nella nazionale che si appresta a giocarsi i mondiali in quel del SudAfrica, prossimo giugno.

E’ un personaggio, suo malgrado. Ha nemmeno vent’anni, stando all’anagrafe.
Ora non mi interessa scegliere da che parte schierarsi, se fra coloro che “a prescindere” o lo amano o lo odiano. Mi interessa eventualmente indagare l’effetto che l’attenzione mediatica (e sia, mettiamoci anche gli odiosi cori razzisti negli stadi) può provocare sulla personalità del giocatore.

Ieri sera, in mancanza di meglio, ho assistito alla partita di Champions dell’Inter (in casa) contro il Rubin Kazan (spero aver scritto bene, in ogni caso una formazione non molisana, bensì russa).

L’incontro è stato piacevole (ho acceso la tv che l’Inter aveva appena segnato il primo gol).
Poi Balotelli, si proprio lui, si è esibito nell’arte che gli riesce meglio: la balistica applicata agli arti inferiori, e ha tirato da distanza, come dicono i cronisti (che ormai parlano un linguaggio in codice che li omologa un po’ tutti) “ragguardevole” (tradotto: da una cifra lontano dalla porta avversaria):

Bene, costui ha caricato la palla di un effetto cosi strano che sostanzialmente il portiere avversario, per un attimo deve aver sentito l’impulso a trasformarsi in un astronomo improvvisato provando a intuire la traiettoria della palla come se gli stessero spiegando dov’è, e da quante stelle è composta, la costellazione del gran carro, nel cielo stellato (e non so se nebbioso, come e’ di solito) di Milano.

Cosa c’è da dire davanti ad un colpo del genere ? La gioia di qualsiasi sportivo, indipendentemente dalla squadra che tifa: il riconoscimento di una bravura fuori dal normale, talento lo chiamano senza troppe perifrasi.

Ecco qui parte il discorso. Ad un giocatore cosi, fatale che il coro mediatico finisca con l’addossare responsabilità e aspettative. Lasciamo da parte qui qualsiasi rilevanza possa costituire il colorito della sua carnagione. Non è questo in parola, ripeto. Ad una tale pressione, è possibile resistere a lungo ? Mi spiego: è possibile che ad ogni piè sospinto si levino o odi sperticate o infamie da bar sport da bassa padana ? Che male ha fatto ?

Il ragazzo ne deve essere consapevole. E non so in preda a quali meccanismi, riceve impulsi che evidentemente devono comportargli scelte di volta in volta bizzarre. Appena finito un tiro di punizione che lo fionda di diritto negli annali del calcio (in un ipotetica categoria: “le migliori reti da calcio di punizione da distanza impossibile di sempre”) ritorna ad un livello più umano, regalando agli astanti (ma forse soprattutto a se stesso) la più trita delle reazioni a fronte di un confronto con l’avversario (un difensore reo di avergli rubato palla) e platealmente lo atterra da tergo come fosse non nella Scala del calcio (San Siro) ma nel più anonimo dei campetti parrocchiali (sui quali un pò tutti abbiamo sgambato nella nostra adolescenza). Giallo doveroso quanto immancabile, ovvio e di li a poco ritorno a capo chino in panchina, prevenendo altri possibili guai.

Allora scomodiamo la mancanza di maturità, il fatto che “deve crescere” tutto il ciarpame buonista col quale, qui in Italia siamo campioni nell’assolvere ben peggiori nefandezze.

Voglio solo lanciare una provocazione: e se l’alternanza di tali comportamenti fosse dettata da un disagio che per prima lui sembra vivere, stando cosi spesso sotto i riflettori ? Come a dire, guardatemi, non sono un alieno, faccio stronzate anch’io insieme a rare perle, sono uno come tanti non mi state col fiato sul collo ad ogni passo.
Sarebbe già un inizio di un percorso di consapevolezza che non potrebbe fargli altro che del bene, sottraendolo insieme dall’obbligo di una recita, agli strali della critica e a crescere una buona volta, lasciandosi alle spalle questo come altri episodi (le reazioni all’indirizzo di tifosi romanisti, presenti in una sfida a San Siro nel gennaio dello scorso anno, dopo aver procurato- e trasformato, complice una leggerezza arbitrale un rigore inesistente) e affrancandosi da quella dimensione da “fenomeno da circo” cui tutti, a vari livelli, lo stanno inconsapevolmente o meno, condannando.

1 commento:

  1. I media riservano a Balotelli lo stesso trattamento che viene sistematicamente riservato all'Inter che nel sistema calcio ha il poco invidiabile ruolo (assegnato per acclamazione popolare) di "antagonista" che si oppone da perdente alle due protagoniste riconosciute come la squadra della Fiat e quella dell'attuale padrone dell'Italia.
    Lo stesso trattamento, tanto per restare in tema di tifo con una comparazione storica, riservato per esempio negli anni Ottanta alla Roma di Falcao, Conti e Pruzzo.

    Ah, dimenticavo: ottimo post, Cletus!

    RispondiElimina