13/03/09

Cosmic Spam











La notizia si presta ad amare considerazioni. Lo spazio stellare, quella cosa che almeno ciò che resta del mio intelletto fa fatica a dimensionare, per incapacità, per cattivo rapporto col concetto di infinito, per quel senso di vertigine che inevitabilmente porta con se, ebbene da ieri risulterà un po’ più familiare.

Detriti spaziali, no non sto parlando dei giocatori dell’Inter (né di quelli della AS Roma, che di spaziale, al momento, hanno solo la sfiga), hanno minacciato la permanenza di tre nostri simili (intesi qui nell’accezione “esseri umani abili e pensanti”) temporanei ospiti (ma da quanto tempo stanno lassù ?) della stazione orbitante “Iss” (che detta cosi sembra l’acronimo di qualche grazioso decreto ministeriale per la salvaguardia dei lombrichi nani del Polesine).

Si consolino coloro i quali hanno avuto in sorte la sventura dell’apertura di una qualche discarica nei pressi dei loro domicili. Proprio laddove qualche bizzarro buontempone, anni fa, ebbe a pensare di spedire la spazzatura altrimenti incapace di trovare collocazione sul patrio suolo, hanno dovuto far evacuare, in fretta e furia, gli occupanti della Iss per evitare anche il più remoto dei rischi di collisione con un pezzo di motore fuori uso, vagante nello spazio.

Privi dei terrestri “sfascia carrozze”, dove andare civilmente a deporre i resti delle nostre comuni carrette (sospinti dall’ennesima operazione incentivante di cosiddetta rottamazione) la quantità di questa avanzata forma di spazzatura dovrà imporre prima o poi maggiore cautela. E ancora, vista la capacità dimostrata in questo caso, di saper vedere addirittura oggetti cosi piccoli e cosi distanti, nessuno che si sia preso la briga di applicare la stessa tecnologia, che so, per vedere chi depone la propria spazzatura fuori dai cassonetti dedicati, o sgamare l’arrivo delle carrette del mare (con il loro tristo carico di disperati), o di quanti,.dopo aver scambiato le strisce pedonali con quelle delle corsie di un qualsiasi bowling, stendono i malcapitati pedoni e proseguono come nulla fosse (reclamando magari il mancato strike, qualora trattasi di scolaresche)..

Non se ne esce. E’ caduto l’ultimo dei miti, e da oggi, ogni volta che guarderemo lassù saremo portati a domandarci se arrivare illesi a destinazione, nei nostri tragici tragitti urbani, prim’ancora che somigliare ad una sottospecie di camel-trophy, diventerà il nostro Tetris quotidiano.

Fino alla prossima, oramai inevitabile, operazione di bonifica. In tal senso, pare stiano addestrando delle nuove figure professionali: “gli operatori ecologici spaziali”.

Chissà se accettano candidature, se pagano bene (immagino con interessanti indennità) e se qualche stilista di grido, stia già scalpitando per aggiudicarsi l’appalto delle inevitabili divise.
E' da quando ero piccolo che aspiro ad indossare una tuta.
Fa niente, anzi meglio, se griffata.

2 commenti:

  1. Esiste da qualche anno un manga che tratta propro del tema dei rifiuti spaziali:

    http://it.wikipedia.org/wiki/Planetes

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  2. grazie Francesco del prezioso avvertimento.
    Non ho idea di come tu sia arrivato fin qui, ma già il fatto di essere fra i pochi che ognitanto guarda in alto ti fa sentire a casa.

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