18/10/10

Avetrana, in my mind

tele-spettatori















Delirio di sovraesposizione, come altro chiamarlo ?
Troupe televisive che hanno preso la residenza nel comune. Notiziari, talkshow, vite in diretta e non, opinionisti, psicologi a gettone, turisti del macabro. Poi ci lamentiamo di come ci prendono nei film (vedi Somewhere, della Coppola).

Che sta succedendo ? Una totale compenetrazione di piani, che se non fosse per il triste epilogo di una ragazzina alla quale è stata tolta la vita, sarebbe l’armamentario ideale di un delirante show televisivo.

Mi hanno colpito i riferimenti di questa donna, la mamma, la moglie “del mostro”…”siamo come Sandra e Raimondo”…e ancora, “gli faranno fare la fine della Franzoni”. Non so se sono arrangiamenti degli zelanti cronisti o frasi dette proprio da questa donna. E’ fortissimo il sospetto che il concetto di realtà, in questa donna, sia finito col coincidere con quello della fiction. Essere protagonisti a propria insaputa. Vedersi nella Tivu. Sedere magari nel salotto buono e guardare l’esterno della propria casa, dal video. Come avere un video citofono ad un tot di pollici.

Cosa stiamo diventando ? Anzi, cosa siamo già diventati ?
Ha un qualche ruolo tutta questa sovraesposizione ?
La tv vive di audience. Partiamo da qui. I programmi si fanno in funzione di quanti spot (leggi: da quanti telespettatori riescono a catturare) sono in grado di attirare. E' uno specchio ? Sono portato a pensare che la faccenda sia più complicata. Adesso, curiosamente, ho captato questo dialogo stamattina su una radio “importante”, va di moda stigmatizzare. Fa figo esecrare il proprio comportamento, additare questa tendenza all'overdose mediatica. Intanto, cominciamo col dire che la gente se la guarda sta roba. Vero: se gli proponessero, in alternativa, una lezione, che so, di Margherita Hack sulle origini del cosmo, gli sponsor si dissolverebbero anch'essi in qualche nanosfera. Allora cos'è ? E' che c'è un gran casino, un groviglio fra una cucina che sforna sempre lo stesso piatto (stavolta in crescendo, ammettiamolo). Ieri era Vermicino, poi Cogne, poi Eluana, oggi Avetrana. Avetrana è la quintessenza dell'informazione. E' lo spettacolo che cortocircuita se stesso, è scappata di mano, come dire. Allora si allunga il brodo, come in un gigantesco gioco di ruolo. Insieme a sessanta milioni di commissari, tecnici, ce ne sono altrettanti, ma di Maigret. E' il tramonto dei Giochi Preziosi, la fine di Trivial di ogni sorta. L'avvento di qualche cosa di altrettanto triviale, che però smuove, attira (insieme ai soldi degli sponsor) anche la curiosità “morbosa” dei più. Tutti pronti a dire la loro, come nemmeno il tifo per qualche sfigato concorrente per il reality di turno è in grado di suscitare.

E' pericoloso tutto questo ? Beh, stasera, quando gli agenti si sono presentati a casa del ragazzo romano che ha sferrato il pugno immortalato fortuitamente in un video della stazione del metrò di Roma, c'erano ad attenderli altri ragazzi....”Uno di noi..” urlavano, mentre veniva portato in carcere.

Ecco, senza scomodare leggi del taglione, ma veramente ad ognuno di loro, non augurerei di trovarsi una sorella, una mamma morta per una caduta provocata da un pugno, grottesco, assurdo, sproporzionato, dato da qualcuno cosi sofferente da non aver nel proprio vocabolario esistenziale altra risposta, ad una probabile provocazione, mettiamoci anche questo, che sferrare un pugno su un volto indifeso per definizione: quello di una donna.

Comincio a considerare con insistenza l'idea di privarmi della tv. Un'estrema, forse irrisoria, forma di immunizzazione. Ho paura, invece, che il contagio sia già un pezzo avanti.

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