
Note, confuse, intorno all’epopea di Romanzo Criminale.
Premessa: non l’ho letto. Ho visto di striscio qualche spezzone in tv, subito dimenticata: come direbbe Branduardi “non è il mio te”.
Dati verificati. A mia figlia (16 old) piace. Ha rivisto in streaming, su qualche sito, tutta la serie.
Altri dati, in due importanti librerie di Roma l’omonimo libro è andato esaurito. Altro dato ancora, (si dice, tre dati fanno un indizio…?! O com’era ? Tre indizi fanno una prova ?). Sia come sia, ieri parlavo con Piero. Piero è un mio amico che lavora in una grossa libreria qui di Roma. Mi diceva, piuttosto sorpreso, che il Dvd della serie (in vendita, per gli aficionados intorno ai 20 euri) durante le ultime feste è andato esaurito. Sold out.
Ora, sono piuttosto refrattario alla fascinazione esercitata da queste tematiche. Per un insieme di motivi, tutti leggermente fuzzy. In primo luogo: l’autore, certo De Cataldo è un magistrato, o ex tale. Diciamo che la categoria non è che mi sia particolarmente simpatica, cosi, a pelle. (diciamo anche che accomuno al concetto anche l’altro “caso editoriale” di Bari…Messer Carofiglio).
Trovo che ci sia una sottile perversione di sottofondo: è come se uno si portasse il lavoro a casa.
Estremizzando: “dopo averti condannato, adesso ci faccio anche i soldi sopra”. Non mi pare elegante. Ma ripeto, fin qui, sono ancora nemmeno ad un’analisi articolata. Sensazioni epidermiche.
Piero invece ha acceso una torcia la dove regna il buio (ma fermentano i pensieri) e ha esteso quello che ho solo abbozzato. Quello che non va è la percezione. “Cletus, questi erano dei criminali”.
Eccerto. Mica dame di carità. La violenza, declinata a mille. La percezione, confermata da Piero, è che venga alimentata una sorta di simpatia verso questa congerie, a partire dal titolo al quale forzosamente si vuole annettere una valenza quasi da epopea. Romanzo, pomposamente si chiama. Mica Cronaca. E le parole hanno un peso, nel nostro immaginario, per come vengono recepite.
Già dal titolo, si ammicca. Cosa vuoi dirmi ? Sono io che sto al palo di retaggi catto comunisti ?
Romanzo de che ?
La parte razionale ancora non condanna, almeno non del tutto, l’operazione. Diamo per buono una valenza omeopatica al tutto. L’esposizione alla violenza, chissà, nell’intento dell’autore (che pure è stato, od è, uomo di legge) non può che essere interpretata come l’antidoto a che non si ripetano tali efferatezze. In altre parole, guarda lo so che all’epoca non eri nemmeno nato. Forse non hai strumenti a sufficienza per interpretare correttamente il senso di tutta l’operazione, ma io non voglio farne degli eroi. Vorrei, semmai, farti capire che questi sono modelli da non seguire.
Ecco. Ma non è, almeno stando a Piero, e anche a mia figlia (d’accordo non sono le tavole della legge) la percezione è non già di condanna, semmai di malcelata compiacenza.
Ancora. Sul tema. Ieri sera, lunedì, su Rai Uno hanno mandato in onda un’altra puntata di una serie televisiva (fatta in casa) chiamata Caccia al Re. Scritta come potrei farlo io (con una punta di presunzione: forse anche peggio) anche qui si narra delle gesta di un commissario alla caccia con una potente organizzazione malavitosa della capitale. Sono rimasto sorpreso (chissà, in un impeto di voler dare autenticità al tutto) dal linguaggio. Parlo della cosiddetta “prima serata”, quando è presumibile che fra coloro che bivaccano dinnanzi ad uno schermo, l’età sia piuttosto variegata.
Linguaggio definibile crudo è poco. Scene di violenza, anche piuttosto mal recitate (ma questo è un altro discorso).
Non mi sento un moralista, o forse si. Nel tramonto delle definizioni, in questo alfabeto cacofonico (in questo si, perfetto specchio delle dinamiche sociali al tempo della crisi) queste narrazioni rappresentano il punto focale pericoloso intorno al quale gira l’acquiescenza. Metabolizzare la violenza, posto che questo sia l’intento, non significa esaltarla, anche bene ridonando, intorno ai protagonisti, quell’aurea di contestualizzazione. Al contrario, iconizzarla, fissarla, tornare a riproporcela, dopo che la storia recente si è appena incaricata di metterla in soffitta, col rischio di farne un modello, va a fare leva su istinti non molto ben controllabili. E’ il trionfo, sotteso, dell’ineludibilià, lo vedete cosa hanno fatto ? Mica perché, mica come mai, mica cosa cazzo c’era in giro per il “Paese” in quell’epoca (che già sarebbe a modo suo un tentativo onesto di farne almeno una cronaca). Macchè, scoperchio incautamente il vaso di Pandora, e chi se ne fotte delle conseguenze. Non cauterizzo un bel niente, e tollero che il tutto venga pericolosamente interpretato come un avvallo. Confortato dai fatturati, e dai diritti d’autore.
L’altra domanda allarmante, alla quale non so dare una risposta, è perché ha successo ?
Davvero si tratta del risultato di un abile operazione di marketing mix ? (prima la serie tv su Sky, poi il libro, adesso addirittura gli accendini, trovati guarda caso vicino alla cassa in un bar di via della Magliana).
update: in calce a questo post si è scatenata una discussione (civilissima peraltro) con Davide Malesi (persona che stimo) su Facebook.
Tento di riportarla qui, essendo negato col copia Davide L. Malesi Guarda che il romanzo di De Cataldo (per inciso, secondo me uno dei migliori romanzi italiani di questi anni, una pietra miliare) ha avuto successo molto prima della serie tv. Già sei-sette anni fa aveva un suo nutrito seguito di appassionati, nato da un intenso passaparola: ricordo che lo salutammo entusiasticamente, come - subito dopo "Q", altro momento epifanico - l'avvento di un romanzo italiano che riuscisse ad essere epico, maestoso, avvincente, senza sperimentalismi o intimismi.
martedì alle 8.32 · Mi piaceNon mi piace più.Cletus Alfonsetti Davide, parlo dell'influsso (malefico) della fascinazione che un taglio acritico può generare. Non discuto la qualità della scrittura. Non qui.
martedì alle 8.41 · Mi piaceNon mi piace più.Davide L. Malesi Dovresti però indignarti anche perché Achille, iracondo e violento com'è, spicca sugli altri greci nell'Iliade. E condannare Shakespeare perché ha reso così affascinante Riccardo III, un personaggio spietato e amorale, mettendogli in bocca tutte le battute migliori. Eccetera eccetera.
martedì alle 8.47 · Mi piaceNon mi piace più · 1 personaCaricamento in corso....Cletus Alfonsetti Davide, ribadisco, l'effetto è perverso. Anche facendo salvi gli intenti letterari. Non è sufficiente la violenza "aggratis" nella quale navighiamo ?
martedì alle 9.13 · Mi piaceNon mi piace più.Davide L. Malesi Cletus, puoi segnalarmi casi accertati, verificabili, di persone che hanno scelto di intraprendere professionalmente attività criminali perché suggestionate dal Freddo o dal Libanese? Via, siamo seri.
Ribadisco a mia volta: perché non te la ...prendi anche con Omero e Shakespeare?Mostra tutto
martedì alle 9.19 · Mi piaceNon mi piace più.Cletus Alfonsetti No, Davide, non habet. Mi basta registrare che un autore che professionalmente si sarebbe occupato di reprimere attività criminali (a norma di legge) nel decidere di narrarle abbia assunto un tono compiaciuto, di la dalla cronaca. Punto. Con buona pace di Shakespeare, che al confronto, non scomoderei.
martedì alle 9.21 · Mi piaceNon mi piace più.Davide L. Malesi Un romanzo non è cronaca. Richiede che venga ossequiato il principio di immedesimazione, altrimenti non è un romanzo (cfr. Otto Ludwig, "Il racconto scenico"). Quello che chiami erroneamente "compiacimento" è l'esito che il principio di imm...edesimazione funziona in modo corretto nel romanzo: noi non siamo estranei alle vicende narrate, ma sentiamo partecipazione emotiva.
Ma scomodiamolo, invece, Shakespeare. Perché il principio che asserisci valere per Dandi e per il Freddo non vale per Riccardo III?Mostra tutto
martedì alle 9.31 · Mi piaceNon mi piace più · 1 personaCaricamento in corso....Cletus Alfonsetti Appunto, un romanzo non è una cronaca. Fosse stata quest'ultima avrebbe ottenuto i cosidetti onori. A me pare, in tutta franchezza, un'operazione della quale, visti i tempi, non si sentiva alcun bisogno.
martedì alle 10.34 · Mi piaceNon mi piace più.Davide L. Malesi Cletus, continui a non rispondere alla domanda. Perché il principio che asserisci valere per Dandi e per il Freddo non vale per Riccardo III? Secondo il principio che sostieni, anche Shakespeare avrebbe dovuto astenersi dallo scrivere quel dramma, visto che i suoi tempi erano ben più violenti e travagliati dei nostri.
martedì alle 10.38 · Mi piaceNon mi piace più.Cletus Alfonsetti Per i motivi che ti ho detto. Non ho letto Shakespeare, sto ragionando intorno al fatto che un'opera (anche bene con velleità letterarie) insista su un tema in modo compiacente (o compiaciuto). Mi chiedo quale ne sia l'utilità. Prima ancora che dal punto di vista letterario (dove sia chiaro ogni confine è da abbattere) proprio dal punto della fascinazione che sembra esercitare sui giovani.
martedì alle 10.54 · Mi piaceNon mi piace più.Davide L. Malesi Non devi aver letto Shakespeare per rispondere alla domanda: ti basti sapere che Riccardo III è un personaggio fascinoso, fornito di tutte le battute migliori del suo dramma, e al tempo stesso violento e amorale. Come lo sono sempre i grand...i antieroi letterari, d'altronde. Questo non è compiacimento, termine che insisti a usare erroneamente: serve a coinvolgere chi fruisce dell'opera, affinché egli senta che le azioni dell'antieroe non ci sono estranee, anzi ci appartengono, fanno parte di noi. Non ne siamo estranei.
Tu asserisci che uno scrittore dovrebbe astenersi dallo scrivere un'opera in cui siano presenti queste caratteristiche, come è "Romanzo criminale". Quindi, per estensione, affermi che Shakespeare non avrebbe dovuto scrivere il Riccardo III, né Stevenson "L'isola del tesoro" (dove c'è Long John Silver, altro "cattivo" fascinosissimo che ruba la scena al protagonista). Eccetera eccetera. Se sì, prendo atto che vorresti cancellare un bel pezzo di storia della letteratura per ragioni di censura moralistica. Se no, devi dirmi dove sta la differenza. Perché il principio che asserisci valere per Dandi e per il Freddo non vale per Riccardo III e Long John Silver? O per l'Achille omerico?Mostra tutto
martedì alle 11.06 · Mi piaceNon mi piace più.Cletus Alfonsetti Davide, anch'io, nel mio pezzo, sospetto un intento omeopatico (come lasci intendere tu): parlo di violenza, non nascondendola, affinchè parlandone si possa poi sfuggirne. Perfetto. Cosi come perfetti sono gli oliati meccanismi (sui quali i...mmagino il gran lavorio della critica letteraria) della narrazione. Resta il fatto che il modo di parlarne, indipendentemente dagli intenti dell'autore, leggittima più di un dubbio circa la necessità di esplicitarla ancora. Non credo, e non tranciarla come moralistica, che tutta questa esposizione mediatica (serie TV, romanzi- che comunque qualcuno, come la mia ex- è contenta che i minori leggano piuttosto che stare davanti ad un video) sia NECESSARIA. Avevamo già dato. Ci eravamo lasciati alle spalle le gesta "memorabili" della Banda della Magliana, non sentendone (personalmente) alcuna mancanza. Ora un magistrato ce le ripropone. Una TV satellitare, (ah ma qui Orwell non funziona ?) ne fa una serie di successo. La TV di Stato che si sente leggittima a sfruttare il filone (finchè è caldo) ed io, perdonami, cominicio ad averne abbastanza.
Poi, ognuno si tenga i riferimenti e i modelli cui crede.Mostra tutto
martedì alle 14.11 · Mi piaceNon mi piace più.Davide L. Malesi Quando dico che stai facendo del moralismo, mi riferisco proprio ad asserzioni come:
"Ci eravamo lasciati alle spalle le gesta della Banda della Magliana, non sentendone (personalmente) alcuna mancanza"
in cui passi dal tuo gusto personale, d...ai tuoi bisogni, a un contesto complessivo. Se quel romanzo e quella serie tv hanno successo, si vede che le gesta dei personaggi sono gradite al pubblico. Tu, per quanto ti riguarda, non le apprezzi in quanto violente? Benissimo: puoi non guardare la serie e non leggere il romanzo, o puoi criticarli - come stai facendo - additandoli come violenti. Sta di fatto che la violenza è un ingrediente di base della drammaturgia dai tempi di Omero, e che la gran parte della narrativa è impostata sulla narrazione di conflitti violenti. Sinceramente, spero che "Romanzo criminale" stia a indicare una svolta nel modo di fare fiction tv in Italia, iniziando a lasciarci alle spalle i buoni sentimenti, la carità cristiana e tutte queste stronzate per mostrarci un'Italia laida, avida, piena di gente di merda, di arraffoni e cafoni e puttane, di imprenditori ladri, sbirri corrotti, politici mafiosi, quale in effetti è. Quanto dovremo aspettare ancora per vedere serie tv davvero crude, feroci, amare, prive di speranza o di pietà come "The Shield" o "The Wire"? A ben pensarci, "Romanzo criminale" è ancora poco, troppo poco. Bisogna andare oltre. Spingersi più avanti. Serve più durezza, più coraggio.Mostra tutto
martedì alle 15.50 · Mi piaceNon mi piace più.Davide L. Malesi Peraltro, continui a non rispondere alla domanda, che ripropongo. Perché il principio che asserisci valere per Dandi e per il Freddo non vale per Riccardo III e Long John Silver? O per l'Achille omerico?
martedì alle 15.52 · Mi piaceNon mi piace più.Cletus Alfonsetti Perchè le prime mi sembrano operazioni nate al tempo nel quale non c'era la televisione. Da un uomo di legge, mi aspetterei maggior distacco. Ma tant'è...Certo che mi astengo dal vederle, di solito sto poco davanti alla tv.
Ah, per la crona...ca, a Roma, con quello di oggi, sono salite a 6 le vittime di ammazzamenti violenti negli ultimi 10 gg. (fonte TGR3)Mostra tutto
martedì alle 16.02 · Mi piaceNon mi piace più.Davide L. Malesi Sei in grado di stabilire un legame indubitabile, certo, tra "Romanzo criminale" e gli omicidi di cui parli?
martedì alle 16.06 · Mi piaceNon mi piace più.incolla del link di FB)