Venerdi sera, scoperto per puro caso, girando sul web, si è esibito a Roma, Bernard Allison.
Conosco quest’artista da quando, per dar retta all’insana passione di scovare cover di brani celebri mi sono imbattuto, via emule, nella sua versione di Tin Pan Alley.
Tralascio (ma mi riprometto di tornarci) sul valore intrinseco del brano (intendo, proprio la storia di come e quando è stato scritto) che meriterebbe un post a se. Voglio solo precisare che, cosa che capita sempre più raramente, m’ha stregato dal primo ascolto.
Ho le orecchie devastate da sonorità blues. Ma il tocco di B.A. mi ha stregato. Dotato di rara pulizia, ho cominciato a cercarlo, negli striminziti ed angusti “angoli del blues” dei negozi di musica (Piero confermi ?) cosi come sulle bancarelle dell’usato, e a maggior ragione dal web.
Allison dal vivo, con queste credenziali, era spettacolo assolutamente definibile “da non perdere”.
E cosi è stato.
Il luogo che ha ospitato il concerto (http://www.stazionebirra.biz/), nel quale non ero mai stato, si presenta caldo, arioso. Per accedere alla sala, dove sono i tavoli (visto che si può comodamente mangiare mentre si ascolta musica) si transita vicino a dei macchinari che la producono proprio, la birra.
Nella grande sala, sovrastata da carri ponte, adeguatamente riadattati ad elementi d’arredo per sostenere la possente amplificazione (zero totale, o quasi, di distorsione), prendono posto un migliaio di persone circa.
A sorpresa si aggiunge sorpresa, giacchè, ironia della sorte, ho potuto appurare che il deus ex machina di tutta la faccenda è una mia vecchia conoscenza (dai tempi del liceo…).
Allison arriva sul palco, preceduto dal gruppo composto da : sax e percussionista, bassista, seconda chitarra (notevole), tastierista (senza parole: anche se lui le parole le maneggia: e infatti ha scritto diversi brani per un altro grande mostro sacro: Johnny (Kid) Lang, e un batterista che evidentemente era sovralimentato a duracell (non è stato un attimo fermo dall’inizio alla fine).
E’ dinoccolato e inforca una chitarra blu elettrico, dalla quale comincia a fare uscire di tutto.
Brani dall’ultimo cd (che il bravo fratellino m’ha portato fresco fresco dagli Usa giorni fa), ma anche dal suo repertorio e soprattutto, tante, tante cover.
Il pubblico è in trance, la band macina ritmo, spaziando dal blues, al funky, a brani spiccatamente rock. E’ un torrente in piena. La band si diverte, si alternano gli a-solo, tutti, ma proprio tutti, ad un livello di qualità apprezzabile. Se ha un difetto è la tendenza al prolisso, ma convengo che è tipico dei concerti live, quello di estendere e reintepretare al momento i brani, leggendoci dentro il divertimento in luogo della fredda scansione degli stessi, più tipica dello studio di registrazione.
Alla fine, Allison scende dal palco (non senza aver dedicato prima commosse parole in ricordo del padre, il mitico Luther), e comincia a giocare col wha wha con i bambini (che a riprova che il posto è un locale “per tutti” affollano i tavoli), come in un grande sabba. Trovo il tempo per stringergli la mano….”Hey man” mi dice, sorridente.
Un grande.E una gran bella band.
Buon blues a tutti.
Conosco quest’artista da quando, per dar retta all’insana passione di scovare cover di brani celebri mi sono imbattuto, via emule, nella sua versione di Tin Pan Alley.
Tralascio (ma mi riprometto di tornarci) sul valore intrinseco del brano (intendo, proprio la storia di come e quando è stato scritto) che meriterebbe un post a se. Voglio solo precisare che, cosa che capita sempre più raramente, m’ha stregato dal primo ascolto.
Ho le orecchie devastate da sonorità blues. Ma il tocco di B.A. mi ha stregato. Dotato di rara pulizia, ho cominciato a cercarlo, negli striminziti ed angusti “angoli del blues” dei negozi di musica (Piero confermi ?) cosi come sulle bancarelle dell’usato, e a maggior ragione dal web.
Allison dal vivo, con queste credenziali, era spettacolo assolutamente definibile “da non perdere”.
E cosi è stato.
Il luogo che ha ospitato il concerto (http://www.stazionebirra.biz/), nel quale non ero mai stato, si presenta caldo, arioso. Per accedere alla sala, dove sono i tavoli (visto che si può comodamente mangiare mentre si ascolta musica) si transita vicino a dei macchinari che la producono proprio, la birra.
Nella grande sala, sovrastata da carri ponte, adeguatamente riadattati ad elementi d’arredo per sostenere la possente amplificazione (zero totale, o quasi, di distorsione), prendono posto un migliaio di persone circa.
A sorpresa si aggiunge sorpresa, giacchè, ironia della sorte, ho potuto appurare che il deus ex machina di tutta la faccenda è una mia vecchia conoscenza (dai tempi del liceo…).
Allison arriva sul palco, preceduto dal gruppo composto da : sax e percussionista, bassista, seconda chitarra (notevole), tastierista (senza parole: anche se lui le parole le maneggia: e infatti ha scritto diversi brani per un altro grande mostro sacro: Johnny (Kid) Lang, e un batterista che evidentemente era sovralimentato a duracell (non è stato un attimo fermo dall’inizio alla fine).
E’ dinoccolato e inforca una chitarra blu elettrico, dalla quale comincia a fare uscire di tutto.
Brani dall’ultimo cd (che il bravo fratellino m’ha portato fresco fresco dagli Usa giorni fa), ma anche dal suo repertorio e soprattutto, tante, tante cover.
Il pubblico è in trance, la band macina ritmo, spaziando dal blues, al funky, a brani spiccatamente rock. E’ un torrente in piena. La band si diverte, si alternano gli a-solo, tutti, ma proprio tutti, ad un livello di qualità apprezzabile. Se ha un difetto è la tendenza al prolisso, ma convengo che è tipico dei concerti live, quello di estendere e reintepretare al momento i brani, leggendoci dentro il divertimento in luogo della fredda scansione degli stessi, più tipica dello studio di registrazione.
Alla fine, Allison scende dal palco (non senza aver dedicato prima commosse parole in ricordo del padre, il mitico Luther), e comincia a giocare col wha wha con i bambini (che a riprova che il posto è un locale “per tutti” affollano i tavoli), come in un grande sabba. Trovo il tempo per stringergli la mano….”Hey man” mi dice, sorridente.
Un grande.E una gran bella band.
Buon blues a tutti.
risorse: link al sito web dell'artista: qui
Che gran bella atmosfera, mi hai fatto venire la nostalgia di serate simili. Il tipo che scende dal palco e gioca con i bambini è un valore aggiunto all'evento stesso.
RispondiEliminauna cosa fantastica, Toni. Da tempo non mi divertivo cosi ad un concerto.
RispondiEliminaAngoli che ogni anno diventano più stretti e angusti, e che aimè sono destinati a sparire del tutto come gli atolli delle Maldive!
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