Preceduti da congruo battage pubblicitario (lanci su quotidiani) hanno cominciato a transitare sugli schermi televisivi, nei cinema (nella sequela di spot che precedono le proiezioni vere e proprie) i filmati commissionati da Banca Intesa a tre registi italiani: Salvatores, Sorrentino ed Olmi.
L’oggetto della campagna, è la fiducia. Corrado Passera definisce il proprio lavoro come quello di “intermediario di fiducia”, e l’intento dichiarato è quello, attraverso questo linguaggio cinematografico, di sollecitarla, stanarla, promuoverla, indurre semplicemente a pensarci su.
Thinking about, direbbero a Gallarate.
L’intento è lodevole, l’utilizzo del mezzo anche. Cosi come gli istogrammi per capire i trend, le immagini di un film possono, a mio avviso, più e meglio di fiumi di parole (lette, ascoltate).
Ho qualcosa che non mi torna sulle modalità, in chiave di capacità narrative.
Mentre Stella di Salvatores, risulta quello più azzeccato per immediatezza, comprensione del messaggio, costruzione narrativa con colpo di scena finale, mi lascia perplesso quello di Olmi e del tutto incomprensibile quello di Sorrentino.
Tare del mio sistema neuronale, ovviamente.
Il filmato di Olmi ripropone, al di là delle intenzioni, un modo di fare che non mi sento di approvare del tutto come edificante. Nel raccontare dell’incontro fortuito in treno fra un gruppo di ragazzi (autodefiniti “giovani” con involontario umorismo) e un non meglio precisato personaggio politico, al quale i ragazzi, premiati per una rivoluzionaria idea nel campo della diagnosi infantile del diabete, si rivolgono per sottoporre la loro “invenzione” e cercare di ottenere dei fondi. Ecco, è questo rendere esplicito il rito della sottomissione al potente di turno (il quale, bada bene, si limiterà a vergargli su un bigliettino un nome con un numero di telefono di un suo conoscente che FORSE potrebbe aiutarli) a svilire, al di là delle intenzioni, il messaggio di ottimismo. In altri termini, sembra dirci, vedete ? E’ cosi che funziona (tant’è vero che mutuando dal miglior stile della cinematografia americana – ma proprio lei, Olmi ? il pittore della iconografia bergamasca immortalata in tanti suoi lavori – che il film si basa su UNA STORIA VERA). Svòlti se hai culo, in questo che ricordiamolo, è (purtroppo) "un paese per vecchi". Ed è una pessima morale quella che il filmato ci consegna, nel quale l’unica cosa di ottimistico è, non tanto che il treno arrivi in orario, quanto quella di incrociare un dispensatore di contatti telefonici importanti
(esagero a chiamarla l’anticamera della raccomandazione, vero ?).
Fare le pulci, tuttavia, a questa iniziativa non intende svilirla con argomenti da tavola calda. Vuole soltanto interrogarsi su i limiti della stessa, in chiave di chiarezza dei significati che “passano” attraverso la loro visione. Come dire, un lavoro riuscito, si, ma a metà.
risorse: (qui tutti e tre i filmati, anche in versione integrale)
CIAK, SI GIRA!
4 giorni fa
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