24/05/09

Del potere taumaturgico della musica

Free-press, li chiamano cosi. Sono quei tabloid che ti regalano, se prendi la metro, o se stai in un qualche bar, o in una sala d’aspetto. L’altra mattina, mentre attendevo di parlare con delle persone, su un comodo divano, ne ho presa una copia e iniziata a sfogliare. In un trafiletto tipo…”Appuntamenti per il weekend”, c’era l’annuncio di questa iniziativa (clicca qui).

In breve, neanche a farlo apposta, qualche tempo fa sul vecchio blog, scrissi questo post.
Oggi sono stato ad assistere a questo spettacolo. I cori hanno il potere di commuovermi, meglio se di gospel. Stavolta erano tutti bianchi, quasi tutte donne e pochissimi altri uomini, fra questi il boss, che ha una voce “da copione”.

La location meritava, il piazzale antistante il polo oncologico San Raffaele, a ridosso del GRA, altezza Pontina. Un pomeriggio di sole, all’aperto, spazi enormi e una fila di sedie, sulle quali hanno preso posto, alla rinfusa, malati, parenti di malati, semplici curiosi, come il sottoscritto.

Beh, commovente. Mi attrae il sincronismo delle voci, intuire il grosso lavoro di accordatura che c’è dietro, il ritmo che sono capaci di dare, e il loro muoversi, a tempo, che è già solo quello uno spettacolo degno d’esser visto. Al tutto aggiungere la capacità vocale (ed istrionica) del boss, al quale mancava soltanto una potente voce femminile a fare da controcanto nei passaggi vocali più impervi, ma per il resto una rara manifestazione di grazia, che voglio augurarmi abbia saputo portare nel cuore di chi ivi ospitato un briciolo di felicità, foss’anche effimera.

Devo tenere d’occhio questa organizzazione che si prefigge, statutariamente, di portare la musica negli angoli più impensabili della città. Ecco una cosa che ha tutto il mio interesse.

Questo era il post…del quale, viste le circostanze, mi sono ricordato, oggi pomeriggio.

Anziani blues.
Esco dalla casa per anziani dove ho appena finito di suonare il blues, come tutte le domeniche pomeriggio.


Ho dimenticato dove ho parcheggiato la macchina e mi aggiro con aria appena disperata alla ricerca della stessa. Conduco quest'operazione con lo stesso senso di meraviglia, dopo esser uscito da la dentro, che ha, non so se lo avete presente, quel netturbino nero di New York, immortalato in migliaia di filmati, mentre si gira e guarda il carosello dal vivo di un boeing che si innesta, senza grazia alcuna, in una delle due torri.


Niente, sebbene si tratti di un quartiere simil-residenziale, alle porte di Roma, e quindi non afflitto dalla carenza di posti per parcheggiare, non riesco a trovare la mia macchina.



Cosi mi aggiro con la custodia della chitarra, in una mano, e nell'altra, il piccolo amplificatore Fender, da 15 watt….non di più mi raccomando, sa…gli anziani… . Pesano entrambi, ma dopo un paio d'ore la dentro mi sento come un pugile alla quindicesima, mentre uno, in camicia bianca e cravattino, fa finta di consultare un orologio.




Oggi li ho istupiditi, perché ho portato con me le basi di un paio di blues di Gary Moore, in particolare (per gli amanti del genere) Midnight blues, e I'll plays the blues for you, che poi infondo ha anche un titolo ben augurante, nel quale si rispecchia abbastanza fedelmente ciò che realmente faccio: suono il blues per voi (dato che mi ricordo dai tempi della scuola che con questo pronome si indica sia la seconda persona singolare che quella plurale).

In questo gioco di grammatiche confliggenti, continuo a girare, mentre rimando a memoria i dialoghi sostenuti da poco con alcuni ospiti della casa di riposo.



Astrid, è una signora distinta. Avrà novant'anni, portati alla meraviglia. Quando attacco gli effetti sulla pedaliera per eseguire le scale (andando dietro alle basi pre-registrate) dimostra di gradire le sonorità con le quali irroro la sala refettorio. Mi fa dei gran sorrisi e batte le mani a tempo, seduta sulla sua carrozzina, un plaid di quelli che ti regalano se fai benzina da qualche parte, sulle ginocchia, i capelli raccolti in una palla tenuta su con una retina e uno spillone, non ha occhiali.


Alfredo, invece, è un simpatico vecchietto, vestito come Tony Curtis in a Qualcuno piace caldo, perfetta tenuta da yacht.man, se non fosse per degli zoccoli del dottor Scholl's che indossa scalzo, anche in pieno gennaio. Alfredo scambia volentieri qualche parola, subito dopo avermi chiesto una sigaretta (ha un enfisema vasto come il lago Michighan, o quello di Bolsena, se non ci sei mai stato, mi dice. E continua a fumare, indisturbato.

Mi ha raccontato di esser stato un marittimo…viaggiavo sui piroscafi, suonavo il pianoforte, a sera, nell'orchestrina della nave, ho visto tante di quelle belle figliole, sapessi….

Perché non porti un pianoforte ? mi chiede ogni volta che vengo. Mi viene da rispondergli perché non ce l'ho, ma poi penso che ciò invaliderebe quell'aurea di rispettabilità che mi sono faticosamente guadagnato agli occhi della psicologa che mi ha trovato questo lavoro "lei deve fare qualcosa per rendersi utile agli altri, deve uscire dal suo gretto isolamento". Io poi a sera sono andato a casa e ho voluto capire proprio bene cosa volesse dire, zingarelli alla mano, la parola gretto.



Insomma, sta cazzo di macchina non la trovo. Impossibile che me l'abbia portata via un carro attrezzi dei vigili urbani. A quest'ora saranno troppo presi dal giocare con l'autovelox, sulla Colombo, per venire a perdere del tempo quaggiù, a tartassare modeste utilitarie come la mia, fossero anche state parcheggiate fuori dalle striscie dedicate. Bah.




Poi c'è Grumilde. Grumilde la trovo ogni volta truccata. Un trucco pesante, un pegno alla frivolezza, che anche a quest'età non deve averla abbandonata. Mi chiede se conosco Edith Piaff, cosi ho preparato una versione blues di La vie en rose, che lei dimostra di gradire particolarmente, soprattutto quando faccio lo stacco col wha-wha, vattelapesca, devono essere sonorità che le ricordano qualcosa. Una specie di pifferaio magico invisibile che li trasporta tutti, per una manciata di minuti, nell'Urano dimenticato che deve esser stata la loro giovinezza.

Ci sono anche ospiti stranieri. Ex diplomatici, in perfetta tenuta da cricket, che giocano, a quell'ora, snobbandomi, nel giardino della casa di riposo (devo dire, molto ben curato).



Un cuoco moldavo che suona l'armonica meglio dei Leningrad cowboy (accolita di ex tassisti moscoviti dediti al blues) e una cameriera moldava dal petto importante e dall'aria quasi sempre corrucciata, completano il mio pubblico.


La direttrice della casa di cura, una che gira con un SUV il cui pieno sarebbe sufficiente ad una tratta aerea Roma-Milano, e ritorno, ha un fare arrogante. Ricoperta da gioielli in modo esagerato, ha definitivamente chiuso con me, da quando con quella sua aria supponente, armeggiava uno stecchino fra gli incisivi con la stessa abilità di un giocatore di biliardo, rimirando, subito dopo i residui di cibo depositati sullo stesso, e continuando a biasimarmi per la precarietà del mio lavoro.

Vengo anche gratis, se occorre, ho implorato, memore di quel "gretto", che ammetto, fa bene il paio col commento alla sua acrobatica operazione odontotecnica di poco prima.



Il blues piace a questi vecchietti. Appuro questo dal fatto che sembrano tutti più felici del solito, e la televisione (alla quale abbasso l'audio per non disturbarmi mentre suono), manda in modo surreale immagini di Lucia Annunziata, Valentino Rossi che affronta curve a velocità preoccupanti, Prodi e Berlusconi che devono esser visti, agli occhi degli ospiti, come due piazzisti esperti in qualche televendita, di non si sa bene cosa.




Sono esausto quando, girando per l'ennesima volta l'angolo del muro esterno della casa di cura, intravedo la mia auto con due persone a bordo. Mi avvicino di gran fretta, mentre i due scendono in quel momento dalla macchina. Uno lo riconosco, è un ospite della casa, l'altro, un po più giovane e con un enorme t-shirt con su scritto FOR EVER YOUNG, in strasse luminescenti, completamente calvo e grasso come potrebbe esserlo Galeazzi, dopo una capatina sulla terrazza dell'Hilton. (a tutt'oggi accreditato come il miglior ristorante della Capitale).

Il primo, vedendo avvicinarmi inizia a ridere indicandomi all'altro e brandendo nell'aria il mazzo di chiavi…Abbiamo solo fatto un giro…si giustifica. Appoggio l'amplificatore e la custodia della chitarra, stremato e mi accendo una sigaretta.



Augù diglielo anche tu che abbiamo solo fatto il giro dell'isolato, dice a For ever youg che nel frattempo non ha cambiato espressione e, semmai, ha aumentato la portata del rigagnolo di saliva che gli cola da ambo i lati della bocca, dalla quale brillano per la loro assenza, buona parte dei denti che altrimenti fanno parte.



Lei è il bluesman della domenica, mi dice mentre l'altro adesso inizia a battere le mani, devo dire anche andando a tempo tutto sommato.

Si, gli dico. Ma come avete fatto con la benzina ? Ero a rosso fisso.

Ma non siamo andati lontani, è che volevo far guidare Augusto, eh ? Augù nun è vero ?

Augusto, di suo, continua a sorridere con un espressione degna di Steve Wonder, subito dopo aver eseguito Georgia. Indifferente alla domanda, in modo totale.


Augusto è cieco, dice.

Anche sordo ? incalzo

No, sentire ci sente, solo che ogni tanto schiaccia OFF ed è capace di risponderti dopo un paio di giorni, ma ci sente benissimo, eccome, non è vero Augù ?

E stavolta Augusto-foreveryoung, ci regala un sorriso ancora più convincente mentre batte le mani e muove anche la testa, a tempo, neanche fosse il lead guitar dei Canned Heat, solo un pò più bianco.

Prendo le chiavi che il vecchio mi porge, con estrema eleganza.

Li guardo. Sarò cosi anch'io, non fra molto, penso.



Càrico nel bagagliaio la custodia e l'amplificatore, e li guardo mentre se ne tornano, abbracciati, verso l'ingresso principale.

Stasera voglio telefonare alla mia psicologa. Comincio a sentirmi meno gretto.

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