31/05/09

Topolanek

Lo sospettavo
Sin dall’inizio del suo mandato, quando il suo nome è assurto alle cronache. Topolanek.
Lo dicevo che sembra un nome uscito dalla matita pazza di qualche mattacchione della Disney,
che so, un cugino maldestro di Micky Mouse.

E chissà quando deve avercelo lungo, per giunta. Visto che questa infinita e avvelenata campagna per le erezioni europee (non è un refuso) si gioca su scatti rubati, pubbliche confessioni: in breve tutta la paccottiglia di cui è capace il mondo dell’informazione nostrana, quando ci si mette.

Nell’era segnata dall’avvento di Street view, la privacy è diventata quella cosa che fa perdere tempo alle aziende per compilare annosi questionari e liberatorie.
I titoli dei giornali, online e non, da soli meritano il pulitzer per la fantasia.
“Minorenni in topless”, recitava ieri un occhiello sul sito di Repubblica, salvo poi, ammettere nel corpo dell’articolo che le predette erano state riprese da uno zelante fotografo da tutt’altra parte fuorché Villa Certosa. Oggi è la volta di Topolanek.
Rivendico una monografia di Vincenzo Mollica (accreditato come uno dei massimi esperti di fumetto in Italia). Topolanek, santiddio, ma anche lei…D’accordo che al di la delle Alpi l’andare in giro ignudi, foss’anche in una sauna di un albergo è cosa naturale come respirare, figuriamoci in casa propria, davanti ai propri pargoletti. Ma venirlo a fare, qui, nel paese del buco della serratura, via !

Si vota la prossima domenica (se dio vuole). Abbiamo assistito alla peggiore campagna elettorale degli ultimi anni. Stiamo alla frutta. Non una parola sul cosa fare nel parlamento europeo.
Spazio invece a temi da Novella duemila. Anche chi recita la parte dello scolaretto diligente, tal Casini, scivola nel cattivo gusto generale, proponendo sotto i propri colori l’erede dei Savoia, fresco degli allori di un’ability (chiamano cosi anche le competizioni per cani) televisivo sulla danza.

Vorrei essere altrove.

Mi difendo come posso (aboliti i quotidiani, sopportati i vari tiggì nonostante gli interminabili minuti dedicati al pattume), ma consiglierei a quanti si accingono a spedire il proprio candidato in quel di Bruxelles di leggersi prima un libro del 2001, a firma Mario Giordano (il libro è scritto e ci è risparmiato il tono acuto della voce) che svela già dal titolo di che tipo di te si tratti (“L’unione fa la truffa”).
In ogni caso, non è il mio, di te.

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