15/05/09

La coda

Sono le 17.
Sei in giro da stamattina. Ritieni di esserti sostanzialmente pagato almeno le spese. Per lo “sciupo” come lo chiamano a Roma…fa niente, sarà per un altro giorno.
Hai dato il fritto. Macinato la solita carrettata di chilometri, visitato non si sa quanti clienti trovandoli, complice il tempo odierno, di umore variabile ma sostanzialmente vicino al cupo.
Piove una specie di sabbia che i tergicristallo si incaricano di accumulare al fine corsa delle spazzole, lungo il cristallo del parabrezza, e che conferisce un’aurea d’antan all’autovettura.

Potrebbe essere sabbia del Sahara, portata fin qui da un vento dispettoso e caldo.
Sono le diciassette. Assapori d’andare a poggiare le chiappe su un divano, posto che ce l’abbia, o al meglio, calzare pantaloncini elasticizzati e scarpette e divertirti a spremere un tre per cento d’energie rimaste nel coprire un tragitto che hai stimato, può aggirarsi sui cinque chilometri.

Sono le diciassette. O meglio erano, perché il tempo nel frattempo passa. E accetti con rassegnata compostezza il muro d’auto che ti si para davanti, stavolta all’altezza dell’Aurelia, sul Grande Raccordo (Delirio) Anulare. Sei ostaggio. Imprigionato nell’auto avanzi di due, tre metri per volta.
Ti guardi intorno, le facce delle persone a bordo delle altre auto…che tradiscono la tua stessa allegria. E cosi tenti un bilancio, non voluto, di queste giornate, spese cosi.

Oggi a Roma, come nel resto del Paese, c’era lo sciopero dei mezzi pubblici. Attribuisci il casino a questo, poi ti ricordi che gli altri giorni non è che sia poi tanto diverso.
Cosi impieghi un’ora e quarantacinque minuti per fare poco meno di venti chilometri.

Chi devo ringraziare ? Quale genio dell’urbanistica si attribuisce il merito di contanto spregio del tempo altrui ? Quale eminente figura pubblica, che sarà stata anche remunerata per il disturbo della progettazione degli svincoli, va adeguatamente e ad imperitura memoria ricordato ?
Ha tenuto conto del senso civico dell’automobilista italiano ? Ha previsto che dotare di uno svincolo nel quale a mala pena transita un auto per collegare il Raccordo ad un’arteria vetusta già decenni fa (la bellissima, un tempo, via del mare) comporta il barbaro sistema di scavalcare la fila e tentare “l’ingresso forzato” negli ultimi metri ingolfando cosi le corsie di quei disgraziati che hanno la colpa di non abitare ad Ostia, Acilia, Dragona o dove stracazzo ha voluto iddio ?

E’ un film. E mi chiedo come mai nessuno dei nostri roboanti registi non si piazzi lì, con tanto di cinepresa e riprenda, quasi senza audio, il lento carosello di carcasse metalliche che con lentezza estrema sfilano sul raccordo-Gange ?

Mi sono stancato. La mia soglia di sopportazione sento che sta arrivando velocemente. Prefiguro giudizi divini che facciano strali delle SUV degli architetti che hanno disegnato questi svincoli, che orde di berberi assalgano le loro sudate case al mare, defecandogli in ogni dove, facendo scempio dei giardini che immagino curati con i proventi del loro sudato lavoro. Ladri e criminali in cravatta, magari anche ossequiati. Delinquenti che si aggirano, impuniti, nell’entourage della borghesia nostrana, sti cazzi di quale colore…Banditi che devono aver acquisito le conoscenze del loro tristo mestiere a colpi di prosciutti ai professori che li avranno anche esaminati. E i politici con loro. Bifolchi, gente venuta su comprando voti dal popolo bue, lasciato a strafottersi, per poi lusingarlo in epoca di elezioni con una cena da “Peppino a mmare”…Incompetenti, eterni dilettanti, macchiette, improvvisati catapultati dall’anonimato in cui un dio appena democratico avrebbe fatto bene a lasciarli, nei posti di comando a fare danno.
Ingrassare la propria tasca in barba ad ogni straccio di etica.
Ecco, a costoro va detto grazie. A questa genia di galantuomini. Gente con la moquette sullo stomaco, e dallo spessore morale prossimo allo zero. Fate schifo. E spero che se esiste, una virtù divina, ve la faccia pagare sonoramente, dispensando malattie terminali per tutto l’albero genealogico, e riducendovi alla miseria più cupa, a calci in culo.

A calci in culo, ogni pomeriggio, dall’Aurelia fino allo svincolo della via del mare.
Per ben un’ora e quarantacinque minuti.

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