31/12/08

Buoni propositi per l'anno a venire

Era il 2003. Vibrisse lanciò un tema circolare (non ci furono vittime...) proponendo all'allegra accozzaglia di redigere una lista (non importava lunga quanto) afferente ai buoni propositi per l'anno a venire.

Siccome la rete, e un comodo hard-disk remoto, sono come il maiale: non si butta via niente, ripropongo qui il mio "tema", trovandolo (mannaggia) tuttora di una sconvolgente attualità.

In ogni caso: che sia un buon anno, per tutti !

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La scuola italiana sta andando a puttane.
Ma sono temi da dare a una bimba di 8 anni ?
Mi ha chiesto di aiutarla,
Ma come posso scriverle io un compito
che puzza lontano un miglio scritto da un adulto ?

E' che i miei bisogni non coincidono con
i suoi, questo lo capirebbe anche un bimbo.
Con cio' provo lo stesso a stendere un
improbabile elenco di buoni propositi per l'anno
nuovo.

Premesso che a me non me ne frega niente.
Mi faro' meno seghe, alludo a quelle mentali,
tranquilli: di quelle d'altro tipo, non posso
assolutamente farne a meno.
Cerchero' di sottrarmi dall'influenza
nefasta della pubblicita': io sono un istintivo,
rifuggo dalle mode.
Indossero' lo stesso orologio, incurante
dello sguardo da gran figa della testimonial di turno.
Evitero' di compromettere ulteriormente
il magro bilancio familiare indebitandomi,
per una fiammante utilitaria subdolamente suggerita
da un bel paio di cosce che scendono dal suo lato guida,
cosi come portero' alla naturale conclusione,
senza ricomprarne,
la teoria di boccette di profumo per uomo che
albergano ai lati del mio lavandino.
Fottendomene allegramente di quelle maledette
pronunce francesi che accompagnano spot da
erezione galattica.
Girero' alla larga dalle profferte di crociere
nei mari del sud. La mia collega d'ufficio non ci
verrebbe mai. Cos'altro ?
Tentero' di impegnarmi un po' di piu'
nell'osservanza della raccolta differenziata,
evitando di gettare, all'alba di risvegli di rancore,
le bottiglie di plastica della minerale nei sacchi destinati alla
carta.
Comprero' meno quotidiani, e cercherò di
ultimare, inizare del tutto a volte, quella alta pila di
libri, degna della cella di un ergastolano, anziche'
cadere preda della smania d'acquisto in ogni
sorta di libreria di questa sporca città, evitando in particolar
modo remainder e bancarelle dell'usato.
Non comprerò su internet. Destinerò invece
il risparmio di queste spese, agli alimenti
dei miei tre boxer, di carne…non di stoffa,
che mangiano, e molto.
Non andro' in vacanza, va da se.
Se posso, eviterò di continuare a lavorare
per una società, che come molte altre in
Italia in questo momento, rischia di finire
nelle fauci di qualche multinazionale
in ossequio agli istinti di globalizzazione.
Nemmeno il caso di scomodare il concetto
di reciprocità…che so…magari provare il
brivido (posto che poi mi piaccia) di esser
trasferiti una mattina, dall'altra parte dell'Atlantico.
Non fonderò un partito politico.
Abbiamo gia' dato…
Cercherò di ripianare i conti con quell'angelo
della mia dentista. Anche per ciò che riguarda
i capi d'abbigliamento, terrò in ottima cura
quelli che già possiedo, informati da un criterio
classico-ripetitivo..cardine che non mi abbandona,
il sobrio e' un ever-green in questi casi.
Insomma, eviterò di credere che l'istituzione
di un pedaggio sul grande raccordo anulare,
ancorchè consentire di finanziare linee ferrate
per decongestionare il traffico e limitare i danni
per la salute, ponentino o no, sia un vero
toccasana per questa città.
La musica ?! Lì non potrò derogare.
Salvo dotarmi di un modem cosi veloce
da scaricare intere discografie nello stesso
tempo di uno sbadiglio davanti al Maurizio Costanzo Show,
che del resto non vedo.
La smetterò di mandare script per spot sensazionali
via email a tutte le agenzie pubblicitarie del regno.
Glieli spedirò per posta. Con ricevuta di ritorno.
Avrò in questo caso la certezza che almeno
siano finiti nel giusto cestino dei rifiuti,
mica in uno qualsiasi.
Eviterò ancor più di adesso di sottoporre
ai miei attacchi di logorrea chiunque mi
capiti a tiro…magari di mattina, al bar,
magari davanti ad un cappuccino,
sfogliando il giornale e commentando
a voce alta come fanno i pazzi.
Inseguirò la Grazia.
No, non un'altra collega d'ufficio.
Ma quella che consente di sopportare
quest'insulsa sequela di giornate
che ogni 365 vengono incorniciate
in affari che poi chiamano calendari,
ridotti spesso a cataloghi di intimo,
cosi divertenti come i primi che Postal Market
ti spediva a casa e ai quali tanto debbo,
circa la costruzione del mio, proprio,
immaginario femminile.
In breve, se non fosse per la consapevolezza
che nel 2025, data nella quale verrà' indubbiamente
celebrato il prossimo Giubileo, sarò
un simpatico vecchietto rompicoglioni,
sarei atterrito già da ora,
con congruo anticipo in questo imminente 2003,
memore di quello che hanno saputo fare
gli assessori alla mobilità di questa città
in occasione di quello recentemente festeggiato,
e starò buono buono in qualche
cronicario di provincia, dove un genero incravattato,
dalle vaghe somiglianze di Alberto Sordi,
intimerà, con fare direttivo, rivolto al personale,
oramai tutto di colore, "Trattatelo come un Re".

Papaaaaa, ti sei di nuovo addormentato sul divano,
mi dai una mano a fare questo compito ?

28/12/08

the best of 2008

Cinema: Onora il padre e la madre, di Sidney Lumet

Musica: L'ennesimo cd di Pat Metheny, ragazzotto inquieto che viaggia alla media di un disco all'anno. Quest'anno, per distinguersi, ha preso un vecchio lavoro del 2002, realizzato in studio con una grande cantante polacca, Anna Maria Jopek, e l'ha ridato alle stampe: un gioiellino. Qui un brano dell'album, dell'immancabile clip su youtube .

Uomo dell'anno: stavo per dire Barak Obama, ma mi sono ripreso. No, l'uomo dell'anno, o di sempre ?, è Primo Romeo Priotti. Le motivazioni ? QUI

L'auto dell'anno: la volvo xc60. Con i dispositivi che monta, di serie, consente di eliminare alla radice tutti gli incidenti "per distrazione" (quelli per intendersi alla media di 30 km/h, tipici delle graziose code nelle grandi città italiane, e non). Ricordo un vecchio film Tacker, di un povero pazzo che si batteva contro le major, affichè montassero, di serie, accorgimenti come le cinture di sicurezza, gli airbag o i fari adattativi, che illuminano la direttrice dei pneumatici anteriori, oggi di serie su molte autovetture. Il giorno nel quale i governi imponessero il divieto di immatricolazione ai veicoli non dotati dei dispositivi che monta la Volvo, sarebbe un tristo giorno per i carrozzieri.

La frase dell'anno: c'e' da chiederlo ? Quella di Tremonti, sulla borsa americana..."se va male ti ritrovi a mangiare kit e kat in una roulotte". Ha la spietatezza di una polaroid su quella che è stata definita, a torto a ragione, la peggiore crisi dal 1929 ad oggi.

Il libro dell'anno: stavo per ripetere Gomorra (in vista anche del prossimo successo agli Oscar, della sua versione cinematografica), ma non foss'altro che per quanto mi sono piaciuti, prediligo
quest'uscita, quasi sottotono, di un grande della nostra letteratura: Caproni. Nella versione in prosa, i suoi racconti sono piccoli gioiellini da rivalutare, per valore storico (ci restituiscono il sapore del nostro l'altroieri) e per la bellezza intrinseca che può avere un racconto, scritto da un poeta.

La squadra dell'anno: Sassuolo Milita in serie B, attualmente al secondo posto jn classifica (maggior numero di reti). E' la favola del calcio pulito, quello di chi suda, sgobba e porta a casa un sogno. Complimenti all'undici in mutandine e, doverosi, al suo allenatore.

Il flop dell'anno: scontato quello di Veltroni alle recenti elezioni politiche, se non fosse che di questi tempi sparare sul Pd equivale a farlo sulla crocerossa (e per questo genere di cose cosi si sono tristemente distinti solo in Iraq...), la Ferrari, invece. Beffata all'ultima curva, la Ferrari di Felipe Massa, manca, clamorosamente il premio di consolazione, quello del mondiale costruttori. Sarà per il prossimo anno, con nuovi regolamenti e chissà...senza la Honda...(saggia idea quella di cominciare a disertare circhi i cui proventi vanno in mano a.....)

La gaffe dell'anno: Si, lo so, quella sull'abbronzatura è ai vertici...ma vogliamo mettere il filmino pirata girato in quel di un appartamento londinese, che ha visto protagonista Max Mosley, in perfetto abito nazista, in compagnia di splendide entreneuse, uno dei papaveri del mondo della formula 1 ? E che dire dell'imbarazzatissimo messaggio di conferma alla poltrona della federazione internazionale ?

Continuiamo ?

26/12/08

La solitudine dei numeri primi (in classifica ?).

Di questo testo si è detto di tutto. Dalla fortunata scelta del titolo definitivo (vanto dell’editor Mondadori, l'autore avrebbe voluto un diafano "dentro e fuori dell'acqua") , della professione dell’autore (la favola dell’outsider: un milione di copie vendute da uno che con bonomia può esser definito “un non addetto ai lavori”). Facile ne esca anche un film, (visto il feeling, tutto commerciale, che impera fra best-seller e l’industria cinematografica).

Non ho letto il libro. In compenso lo sta leggendo mia figlia, come compito per la scuola: a fine lettura dovrà redigere una scaletta, immagino ideata dalla sua insegnante d’italiano (una donna degnissima) per saggiare e stimolare la capacità critica dei suoi alunni.

Ma è il dibattito che si è acceso intorno a questo “fenomeno” editoriale che svela impietoso l’attuale combinato disposto degli addetti ai lavori (parlo della critica letteraria.e degli scrittori, o presunti tali) e il mercato.

E mi pongo una serie di interrogativi. E’ lecito stroncare un testo per il solo fatto che venda un milione di copie pur non ravvisandone particolari pregi qualitativi ?
La decisione che non ne abbia, mi pare evidente, poggia su caratteristiche soggettive molto forti.
A me può piacere gustare il caffè senza zucchero, a qualcun altro no. Me ne faccio una ragione.
Ma pretendere di avere il verbo (cristianamente parlando) e tacciare di usurpazione un titolo quando questo arriva alle vette delle classifiche (ritenendo) che non ne abbia i numeri, a me pare frutto del più contrito provincialismo culturale in cui versa la situazione italiana.

A me non interessa se Giordano abbia i numeri o no. Se appartenga o meno al gotha della stantia intellighenzia nostrana. So che, forte del battage mediatico (ma sicuri si tratti solo di questo ? voglio credere che anche per altri testi in casa editrice si siano spesi con egual forza), la storia ha funzionato. Ed è scattato il passaparola.

Dall’alto del loro Aventino, coloro che storcono il naso, svelando tutt’intera la loro incapacità a dialettizzarsi con questi fenomeni, forti del loro birignao, sparano a zero. Fanno il paio con lo sfogo di Uto Ughi, in questi giorni sui quotidiani, contro Allevi. Ci sono, non ce ne eravamo accorti, dei depositari della verità assoluta, che stanati dal pifferaio magico delle classifiche, vengono allo scoperto per stigmatizzare gli immeritati numeri dei successi altrui.

Ora sgombrando il campo dalla tentazione di dare valore all’equazione: successo di vendita=qualità assoluta, vorrei sapere cosa, come, chi e quando, sancisce che se un libro ha successo deve necessariamente trattarsi di robaccia. La massa, diciamo meglio, coloro che hanno ritenuto corretto aprire il portafoglio e portarsi a casa, dai banchi di una libreria, o da un supermarket, questo libro,
sono o non sono gli stessi cui vorremmo far arrivare le nostre fatiche ?

Giulio Mozzi ha scritto, agli esordi, una raccolta di racconti (“Questo è il giardino”) che non so quanto abbia venduto, nelle due edizioni (mi pare una per Oscar Mondadori e l’altra per Sironi).
Sono certo, però, che non sia arrivato al milione di copie. Facciamo un gioco. Ipotizzando che in questo paese i racconti godano dello stesso allure che hanno i romanzi, in specie quelli alla Giordano, ci sarebbe comunque qualcuno che si sentirebbe in dovere di stroncarlo ?

Da dove nasce l’acredine ? Credo da una malcelata sfiducia nel senso critico collettivo, che è tipico dello snobismo delle auto proclamate avanguardie. Se è piaciuto cosi tanto è una cagata, sembrano dirci, distillando le loro argomentazioni.

Francamente, di contro, non so quali categorie, diciamo meglio, ingredienti, una storia dovrebbe avere per ambire a questi livelli di vendita. Deve commuovere ? Devono esserci enne scene di sesso ? Deve dare modo al lettore di potersi facilmente immedesimare nelle sventure del protagonista ?
Esiste un manuale del “perfetto scrittore di best-seller” ? Se c’è, posto che coltivi quest’ambizione, giuro, lo compro.
Ma non credo, visti i livelli delle critiche, che questi fenomeni editoriali, cesseranno di esistere.

Qualcuno mi faceva notare, che non essendo le case editrici degli Istituti di beneficenza, il fatto che “sculino” con un testo che vende cosi tanto, gli consente di poter dare alle stampe anche altri testi, destinati (sembrano dirci) a ben altri volumi di vendita.

Vista cosi, e con l’animo il più possibile sgombro da qualsiasi invidia, potrebbero serenamente definirsi, operazioni d’auto-finanziamento.

Lo so, lo metto in conto, e non me ne stupisco affatto.
Con buona pace dei Soloni, che hanno capito tutto.

24/12/08

Mangiare kit kat in una roulotte





L'espressione non è mia. Ma di Giulio Tremonti.
La trovo di un natalizio terribile. Un Dickens, ma alla rovescia.
Cosi è Natale.
Sono le diciotto. Le cose sembrano essersi placate.
Questa nemesi che prende la follia collettiva, a cui è difficile sottrarsi, anche per chi non crede.
Il Natale, dov'è finito ?
Ricordo, da bambino, se ne avvertiva l'arrivo dall'apparire delle luminarie nelle strade.
Era un segno tangibile dell'euforia che accompagna la festa.
Poi, poi.
Poi ha finito, almeno per me, per perdere qualsiasi connotazione religiosa.
E' rimasta quella consumistica. L'occasione, per questa tradizione che ci vuole tutti più buoni, almeno in questi giorni, con il silenziatore sulle rispettive carognate.
Natale, è un fuoco acceso, quando fuori è freddo. Sono delle piante di ciclamino, tornate a colorare i vasi bruciati dal freddo e dall'acqua torrenziale che è venuta giù qui a Roma, da due tre settimane in qua.
Accendo il pc. Faccio un rapido giro fra i blog che leggo (sono nella colonnina qui a destra). Poi provo a schiacciare “vai a blog successivo” nella barra di blogspot. E la rete mi fionda, che ebbrezza, nell'estremo oriente. Laggiù, a quest'ora, è già Natale.
Il blog di una ragazzina, d'evidenti origini asiatiche, che condivide istantanee di vita “normale”. Una casa con l'immancabile alberello. I pacchi sotto l'albero, l'orgoglioso mostrare un paio di scarpe (rigorosamente made in china, tiene a precisare) con un personaggio dei fumetti disegnato sopra.
E ancora le leccornie, (ne provo, in un sussulto di fantasia, a percepirne gli odori) disposte sulla tavola.


Ecco, il Natale, poco lontano da qui. Sulla grande mela che ci ospita, che a volte ci divide, ma che probabilmente, questione di tempo, arriverà il giorno che capiremo un po' tutti, che è l'unica che abbiamo, almeno al momento.
Buon Natale a tutti coloro che non hanno una casa e lo passeranno mangiando kitkat in una roulotte.
Per tutti gli altri, c'è Mastercard.


update: forse che il ministro alludesse a quest'altro ?

Una telefonata (stavolta vera)

Ieri, 23 dicembre. Ore 11 circa. Sono nel traffico impazzito della città.
Suona il cellulare. Non guardo nemmeno il numero sul display: sono intento a non rovinare il Natale ad una nonnina, che armata di carrello, ha deciso di mettere alla prova, prim’ancora che il mio senso dell’umorismo, la capacità dell’impianto frenante della mia auto, sbucando fra due macchine parcheggiate in doppia fila.

Pronto, ciao sono Alessandra della SIAE; c’è Daniele ?
Una voce come una ventata, appena aperte le finestre di una stanza carica degli umori di una notte (maldormita).
Scusi ?
Cercavo Daniele, sono Alessandra Siae Roma. Mi dice come potrebbe essere un cognome, uno di quelli doppi, che so, tipo Padoa Schioppa. No, lei fa di cognome Siae Roma.
Realizzo che forse non è me che stia cercando sebbene abbia da poco depositato qualcosa anch’io in Siae (Depositare mi fa morire come espressione: riconduce ad una gallina…con le uova…ma è Natale, adesso)
Continua a parlare, il bluetooth si incarica di spargere al meglio questa voce nell’abitacolo, come uno spray di quelli che si usano dopo che vai in bagno. Un dust (o comecavolosichiama) per i miei pensieri.

Prendo la parola, scegliendo il registro conviviale, infondo costei ha una voce anche simpatica.
Alessandraaaaa. Cerco di andarle sulla voce…che è un torrente in piena….Alessandra senti…
In modo molto prosaico…temo semplicemente che tu abbia sbagliato numero…ho depositato è vero qualcosa anch’io in Siae, ma qui non c’è nessun Daniele…

Lei tace, per qualche secondo. Io continuo a guidare: circonvallazione Ostiense è un Camel Trophy,
Poi, con piglio se possibile maggiore di prima, sento che mi dice…
Va bene, adesso mi passi Daniele ?

22/12/08

Fgth



Sono giornate di fuoco.
Oggi ho percorso 450 km. In auto. Sono tornato a casa in una condizione prossima a quella di un orangutango appena sceso da un un giro lungo un paio di settimane sullo shuttle, senza alcun dispositivo di protezione.

Ho acceso l'idromassaggio (cosa che un giorno mi ci lascerà secco, stecchito da una scarica elettrica visti i lunghi intervalli fra un utilizzo e l'altro: prediligo una più sbrigativa doccia).

Ho messo nello stereo un cd che ho masterizzato da Alfredo (mio caro compagno di merende) dei Frankie goes to Hollywood. Erano giorni che avevo nelle orecchie il giro di basso che sostiene la loro versione di Born to run (struggente tanto e quanto quella originale di Springsteen) e ho dato, come si dice, manetta all'amplificatore. Vivo in campagna e non rompo il cazzo a nessuno.
Mi sono immerso nell'acqua della vasca. E provato a rilassarmi (si fa per dire) sotto i colpi impetuosi dei bassi.

Questo gruppo è stato una meteora. Ho fatto in tempo a vederli qui a Roma, al Palaeur (allora si chiamava cosi, senz'altro meglio di come si chiama adesso Palalottomatica...mio dio !).
Ho assistito ad uno dei più brevi concerti della mia vita. Dubito sia durato più di 60 minuti.
In compenso, questi cinque sei ragazzi, vestiti tutti in aderenti calzamaglia nera, fisici da palestra, non sono stati fermi un minuto. Una botta di energia che se ci fosse stato, avrebbero consentito anche ad un moribondo si alzarsi e cominciare a danzare freneticamente. Travolgenti.
La musica, aiutata da un'amplificazione tanto potente quanto precisa (nonostante l'acustica non eccellente della struttura) a tenere il ritmo e questi cinque pazzi a spiccare salti da acrobati da circo, un ensamble di ballo da lasciare allibiti.

Tanto insolita la performance da lasciare basiti i pochi fortunati.
Ogni tanto sento il bisogno fisico di riascoltarli. Per uno di quei strani giochi della memoria uditiva, che ti porta a riconoscere tre note, magari sentite a caso da un jingle alla radio, e ad alambiccarsi per trovare cosa gli assomiglia, a quale canzone precedente ricondurla. Quest'estate ho letto (senza trovare il coraggio di finirlo), Musicofilia di Oliver Sacks. La memoria uditiva gioca brutti scherzi, a livelli subliminali. E comunque su Welcome to the pleasure dome, varrebbe la pena celebrare un'altra puntata del Procasma, trovo che sia l'ambiente adatto, ad un clima del genere.

Ancora: un altro paio di chicche. Aimee Mann, nella traccia tre del suo ultimo cd, riprende lo stesso giro d'accordi di una canzone di Nelly Furtado (All good things) con una sonorità diversa, dovuta alle timbriche delle due voci. Ma il giro è lo stesso, me l'ha confermato anche mia figlia, che con una testa meno devastata della mia, conserva con ancora più facilità, tracce sonore.
Fra pochi giorni è Natale.

Il regalo me lo sono già fatto: un triplo di Marianne Faithfull, che c'è da mettersi a piangere solo a sentirlo e lasciarcisi calare dentro, cullati da una delle voci più intriganti che abbia mai sentito. (Anche in questo caso, un grazie a Piero, che ha demolito le mie titubanze davanti al prezzo: ne vale la pena, credimi ! Queste le sue lapidarie parole.)
Aveva ragione.

17/12/08

La lunga strada di casa


Durante il tragitto per il ritorno a casa, si scatenano epifanie.

Col cazzo che è un momento tranquillo della giornata. Macchè.
Intanto hai la brillante idea di tornarci, posto che non abbia altro da fare (e che tu ce l'abbia, una casa), più o meno quando tutti hanno la tua stessa idea .
O almeno, tutti coloro che per muoversi, nella capitale d’Italia, governata dalla sinistra per quasi un trentennio (quasi perché c’e’ stata la parentesi del centro-sinistra, con Carraro) hanno la pessima idea di farlo a bordo di un’automobile.

Allora, per irretire la noia dei continui cicli (...prima, seconda, frena che quello davanti ancora a quello che ti sta davanti ha frenato, gli si sono accesi gli stop- quando li vedi - e posto tu non sia preceduto da un furgone, in tal caso rallenti e fai in modo che fra te e il furgone ci sia un’altra auto e ti auguri che il conducente di quest’ultima non abbia problemi che abbiano a che fare con la percezione della realtà, quantomeno in ordine alla quantificazione metrica dei propri, soggettivi, tempi reazione alla frenata, del furgone appunto...altrimenti noti col termine “stop and go” che come espressione, ha anche un suo certo fascino zen…(riprendo fiato che il periodo m’è venuto lunghissimo)…dicevo per irretire questa benedetta noia, hai la pessima idea di accendere una radio.
Una a caso, mettiamo Rai Uno, mettiamo che capiti proprio mentre c’è il giornale-radio delle diciannove, pomposamente accappellato dalla voce perentoria della speaker che ricorda agli ascoltatori che il direttore è tal Antonio Caprarica (di cui ricordo le indiscusse doti di humor, prima ancora che in virtù delle sue mai rinnegate origini salentine, soprattutto affinate dal lungo soggiornare in quel di Londra, in veste di corrispondente per il Tiggiuno, invece).

Allora, allucini. Perché l’idea non è cosi felice come sembra. Ti piovono addosso cose che ti ricordano la frase pronunciata da Rutger Hauer in Blade Runner (che ho rivisto ultimamente in versione rimasterizzata mettendomi quasi a piangere per la bellezza della colonna sonora di Vangelis)

"Ho visto cose che voi umani non potreste immaginare. Navi da combattimento in fiamme a largo dei bastione di Orione e ho visto raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhauser"

Allora, ecco, non capisci. Non capisci cosa stia succedendo. La seconda puntata di Manipulite, stavolta versione 2.0, quella che guarda a sinistra, al partito che reclamava la diversità (da cosa ?). E per aggiungere sconcerto a sconcerto: Un ministro che entra a piedi pari in una faccenduola privata come la sospensione dell’alimentazione ad un essere umano che da quattordici anni è in coma. E ancora, non contenti dello sconcerto, la seconda (o terza, poco importa, qui) carica dello stato, che fino a pochi anni fa, epigono di quel partito che si ispirava al celebre ventennio di infausta memoria, soprattutto in ordine a quella simpatica idea delle leggi razziali, polemizza apertamente con l’altro totem tabù della chiesa (il minuscolo non è un refuso) rinfacciando il sostanziale disimpegno, all’epoca, dal problema.

Fai fatica davvero a capire. Pensi a tratti che la tua macchinina-astronave t’abbia scaraventato piuttosto che su una delle più congestionate arterie romane, in un buco spazio-temporale. Nel quale hanno buon gioco i vecchi detti, chi di magistratura ferisce….di magistratura perisce, Il tempo (non) è galantuomo, e “meglio vivere un giorno da leone che uno (quattordici anni) da sostanziale vegetale”.

Ecco, è che non capisci. Non capisci. Per quanto ti voglia sforzare, non capisci.
Code alla vaccinara, a parte, se questo è il “modo”, beh, meglio staccare la radio, selezionare quel brano del cd che autorizza a pensare di trovarsi nel Procasma, e che sul palco ci sia quella band di grassi e cazzuti uomini neri che suonano da dio, cosi, per allietare il tuo ritorno, a casa.
Poi, che si trafottano, nell'ordine, ma anche no, un pò tutti...

16/12/08

Altro trasloco ?

La sonda Cassini (che prende il nome, per una volta, da un celebre astronomo italiano, tale Giandomenico), delle nostre coscienze et speranze, è nei dintorni di Titano.

Titano, riserva delle sorprese, come quelle dei vulcani gelidi. No, non è un ossimoro. Erano vulcani che, come molte partite Iva in questo momento in Italia, erano in attività e adesso non lo sono più.

Dove c’è acqua uno straccio di forma di vita, sostengono gli astronomi, deve esserci stata.
Con tutta quella che è caduta in questi giorni, qui a Roma, e non foss’altro che per contiguità con gli inquilini di San Pietro, ce ne stiamo garantendo almeno porzioni importanti.

Si approssima il Natale, chissà se la sonda, transitando sulle allagate periferie romane, sarà capace di donare un sorriso ai tanti bimbi che si affacciano, malcerti, alle finestre ed osservano le distese (non so se salate o meno) d’acqua che circonda le loro case, che sommerge le loro strade, che dona a noi, prim’ancora che la pace, la rassegnata convinzione che la natura segue un blues tutto suo.

Macondo, il celebre paesino di Cent’anni di solitudine del buon Marquez, nel quale pioveva sempre, sembra un pallido ricordo. La nuova frontiera della narrativa italiana, partirà dalle sponde del Tevere, nel quale risciacquare non già una nuova fiction sui Promessi Sposi che la Rai minaccia di propinare, ma un qualcos’altro, capace di distoglierci da questo malessere di sottotraccia che stenta ad andarsene via, soprattutto se per giorni non si vede il sole.

La sonda Cassini, non conosce soste. Nessun autogrill, nessun telepass sulle autostrade della galassia. A Titano il clima non sarà un granchè, pochi negozi, librerie neanche a parlarne.
Ma soprattutto il sonno. La possibilità di dormire sonni tranquilli, senza gli schiamazzi che il vivere civile ci ha abituato a dover sopportare.

Mi trasferirei li, per un po’.
Almeno, fino alla fine delle feste.

10/12/08

Parlami di booktrailer (e note a margine della mostra romana)

Roma, Palazzo dei congressi, lunedì poco dopo le 14.
Entro, in ritardo, con figlia intemperante al seguito (più tardi, mesto et incazzato la riporterò a casa della su mamma, poco distante).

L'appuntamento è con Annarita Briganti, deus ex machina del booktrailer, questo sconosciuto.
Parterre da grandi occasioni. Annarita conduce con piglio e autorevolezza, non senza un tratto gentile che la contraddistingue, a partire da ciò che abitualmente scrive (ad esempio, qui).

Si comincia, da due schermi, accuratamente disposti nella lunga e transitata sala, situata nei seminterrati del palazzone. Scorrono le immagini dei booktrailer, in blocchi di due tre per volta.
Brevi commenti a giro, dei presenti. Mi annoto quello di Simonelli, che raccomanda di non dimenticare che un booktrailer, pur nella sua indefinitezza, serve alla fin fine a far vendere un libro.
E' un richiamo all'ordine, dettato, presumo, dalla necessità di definire un ibrido per definizione.
Parlare di un testo, attraverso suoni ed immagini. Una cosa solo fino a qualche anno fa impensabile.
Vogliamo metterci un grazie, per l'effetto mentale, alla rete ? La rivoluzione dell'ipertesto, forse parte tutto da li. Estendo: finora da un testo ne veniva tratto un film. Ma usare un film per promuovere un testo è cosa relativamente nuova.

Simonelli, col suo discorso, disegna un'esigenza d'ortodossia che non c'è. E' la manifestazione dell'impotenza della definizione. Anche gli spot hanno la loro Cannes. Il limite è quello di tenere in un recinto ciò che non può, proprio in forza della sua natura, essere recintato anche a costo di dover scongiurare, come ha detto lui, di fare “cose belle ma costruite su se stesse”.

Scorre il primo blocco. Subito dopo parte un altro giro d'interventi. Parla Luccone (editor di Nutrimenti) che ha presentato La cura dell'acqua, di Percival Everett.
Parla Monica Mazzitelli, “un bel contrometraggio, ecco cos'è un booktrailer”, che sappia trasmettere “l'ansia di un libro”, che abbia capacità interpretativa. La RAI sfoggia il suo trailer che subito si guadagna l'aggettivo, "è alla Minoli”, giudicano un po' tutti. Prende la parola Bonfiglio (di Fermento) fa in trenta secondi la storiografia del booltrailer, si disegna come pioniere, dice che un trailer costa moltissimo, per un piccolo editore è un budget di 5/6000 euro, ma arriva al punto subito “dove li facciamo girare, questi trailer ?”. Ma su www.bookchanel.it, ovviamente, si affretta a dire. Subito Annarita, in modo gentile lo stoppa per riportare il dibattito nell'ordine stabilito. Finito lo spot autocelebrativo si prosegue.
"Spingendo la notte più in la", Aggiungere un piano di lettura ad un libro, si dice, più o meno.
Mondadori sfoggia il testo di Calabresi (ne parlerà la responsabile, Daniela, decisamente avvenente di Rai Cult). Poi ancora, il Totem del lupo. Poi parla Francesco Forlani. Un intervento che si incarica di svegliare il pubblico acquiescente. Peccato che dopo uno spunto brillante iniziale si perde....Chiede espressamente di non essere inquadrato nel mega schermo. Mi aspetto uno di quegli esperimenti estemporanei che sappiano coinvolgere oltre il dovuto la platea.( tipo...io sono il libro, non mi vedete vero ? Ma potete sentire la mia voce....ecco, una roba cosi, per svegliare le sinapsi). Mi sbaglio, perchè l'intervento poi piega nella celebrazione (e che cazzo, non lo conoscete ?) di un certo Sasha che evidentemente la gran parte dei presenti ignora essere il lead voice di un gruppo chiamato Novantanove Posse. Prende parola il responsabiledi Keitai, col quale mi fermerò, più tardi a scambiare due parole, veramente interessante.
Scorrono altri trailer, ma il tempo è tiranno, siamo ai saluti finali.

Proseguo per la mostra. Incontro amici, facce note, conoscenti. E alla fine compro. Prendo due copie dell'ultimo di Brautigan. Un western gotico, c'è scritto sulla copertina. Come si fa a non comprarlo già solo per questo ? Una copia è per un amico che mi ha appena spedito il suo. La mia maniera, provvisoria, di ringraziarlo con questo, non avendo nulla di mio ancora dato alle stampe.
Poi prendo dallo stand di Sellerio Il gioco delle tre carte di Marco Malvaldi, appena incensato da Annarita, e presente sul palco dei conduttori.Trovo il tempo di prendere, ancora: un quadernetto sulla cui fascetta c'è questa massima attribuita a Picasso “ Si può restaurare l'animo umano dopo il più orrido dei delitti, ma mai riguadagnare l'onore perso a causa di una gaffe”. Siccome l'argomento mi riguarda (pratico lo sport a livello amatoriale), prendo questo Quadernetto sulla gaffe, di Giuseppe Manfridi per Gremese. Dallo stand Ubaldini, prendo un testo dal titolo promettente “Scrivere Zen”. E infine, dopo un paio di calendari su Roma (infondo le feste sono vicine e un pensiero non si nega a nessuno) mi fermo allo stand di Derive e Approdi per prendere un testo strano “Partita a pugni”, “Indagine per foto, parole e smash nel pugilato italiano". Che è una roba che mi manda in visibilio.

Sono le diciannove e trenta. Esco, provato, dal Palazzone. L'Eurcine è a due passi. Mi aspetta l'ultima fatica di Clint Estwood, The changeling, ma di questo, magari, ne parlerò un'altra volta.

04/12/08

Frank Zappa




Non so se nel frattempo è stata battezzata cosi una costellazione che qualche bizzarro astronomo, devoto fan del mitico, ha scoperto col telescopio di qualche polveroso laboratorio dell'Utility Muffin Research (che è un po' una storia a mezzo fra il Procasma e l'osservatorio di Montefiascone).

Zappa ci ha lasciato alla tenera età di cinquantatre anni, il 4 dicembre del '93. Ricordo che quando appresi la notizia ne soffrii, come mi fosse mancato un parente (di quelli a cui stranamente vuoi anche bene, talvolta).

Un grande vuoto. Colmato con la maniacale collezione di quasi tutti i suoi CD più belli, quache dvd di qualche suo concerto (da memo, quello a Barcellona), e un tot di testi.
Anni fa lessi questa biografia qua. Poi, ognitanto, in vena d'allegria o bisognoso di sollecitazioni neuronali degne di nota, via nel lettore, a volume adeguato.

Cosa ha rappresentato per me, un grande salto. Negli anni dell'adolescenza, la deriva delle droghe, di tutti i tipi, compresa quella “politica”, è stato la colonna sonora dei primi “viaggi”, il mito incontrastato da ammirare dagli spalti del palaeur, nel settembre del 74, credo. Da grande guru qual'era, ebbe a regalare ad un pubblico in visibilio, una versione tanto folle quanto lisergica di “Arrivederci Roma” come neanche Renato Rascel sarebbe stato in grado.

Ad oggi, pochi ne hanno saputo eguagliare il talento. Con una chitarra in mano era in grado di comporre qualunque cosa. Stupenda la sua famosa frase, che racchiude un po' dentro di se tutta la cifra del genio: “la mia musica ? E' cinema per le vostre orecchie!”.
Grande Frank !

risorse: sito ufficiale FZ (alzate il volume c'è "watermelon in easter hay" in background)

03/12/08

Scene di lotta di classe, in Italia







In queste ore buie, quattromilioni e seicentomila famiglie stanno per dare il via alla più grande rivoluzione mai avvenuta in Italia.

La chiamata alle armi è sostenuta, come è giusto che sia, dai maggiori quotidiani (che si erano già distinti in passato per l’inedita attività d’endorses) e scaturisce dal fatto che l’insopportabile gabella di 5 euro al mese darà il colpo mortale all’economia del paese.

Non già i forni, quindi, di manzoniana memoria. Ma gli uffici postali. Un mangino briosches, ma al contrario. Ecco che si dispiega la sana rabbia popolare (e chic) contro le scelte di un governo vessatorio e taglieggiatore.

L’ammontare dell’imposta va a toccare proprio quei ceti che maggiormente hanno bisogno di un sostegno, in questa fase, che rende sempre più difficile il pagamento delle rate dei SUV, o il budget per le vacanze nei paradisi tropicali (in questo senso ci saranno a breve proposte di legge d’iniziativa popolare, con tanto di raccolta di firme, nelle strade dello struscio o fuori dagli outlet (veri e propri centri di sobillazione popolare).

L’opposizione rinvigorita da questo inaspettato “regalo di Natale” gongola. Aumenta la coscienza di classe nel paese. E per una volta la giusta rabbia popolare si concentra su un obiettivo serio e imprescindibile: giù le mani dalla pay-tv !

Se McLuhan fosse vivo, oggi, in Italia, farebbe i salti di gioia.

Lunga vita a Murdoch, .Terrore dei governi e faro per la sana incazzatura popolare.