30/05/10

Un uomo sulla spiaggia

l'orrore, l'orrore







No, non è un brano di Joyce. E' la foto di Obama, sulla spiagge della Louisiana.
La sotto, avendogli rotto i coglioni ben bene, la terra spurga una cosa come 18000 (diciottomila) barili di petrolio al giorno.

Guardatelo bene.
Sta cercando di capire, credo. Perchè, diciamolo, imboniti dai servizi televisivi annoverabili fra la categoria “le sfighe altrui”, siamo stati tutti aggiornati circa il numero, le modalità, e gli esiti delle operazioni necessarie per tapparlo quel dannato buco.

Probabile che non percepiamo nemmeno noi. Probabile che questa storia non sia di quelle che risolvi intorno ad un tavolo ovale mettendo mano a chissà quale meccanismo, alla presenza delle autorità di turno. Questo, per me, è il maggior affronto della storia recente dell'uomo, al suo habitat.
(magari, giusto per la cronaca, sarebbe anche da annoverare, quel passatempo da cral aziendale dei francesi che a Mururoa, anni fa, vollero sperimentare anche loro l'effetto di Hiroshima, come dice il titolo di un fortunato romanzo di Salgari, “ventimilaleghesottoimari”).

Non stiamo capendo tutti. Probabilmente.
Però, ecchecazzo, stavolta una riflessione sarebbe necessaria, o no ?
Quanto può definirsi solo “un'incidente di percorso” l'ostinato insulto all'ambiente ?
Che cosa aspettano le nazioni tecnologicamente avanzate e prive di pozzi petroliferi a darsi come orizzonte la prospettiva di ricavare energia in altro modo ?
Ricordo, nel 2000 all'expò di Hannover, che ebbi modo di visitare, un'istallazione della BMW che ricostruiva, nei dettagli 1:1, una stazione di servizio del futuro.
La “pompa” era un robot. Dotata di un braccio, apriva con la delicatezza di un pianista lo sportellino del serbatoio di un'ammiraglia per iniettarvi Idrogeno. Auto dotate di questo tipo di alimentazione, all'epoca erano già in servizio presso l'aeroporto di Monaco di Baviera.
Il prodotto di scarto di una combustione all'idrogeno è una roba tossica per l'ambiente che ci aspetta da qui ad un esiguo numero di anni: acqua potabile (H2O).

L'idrogeno, oltre ad aver ispirato Kerouac, è il futuro. Prima che il profetico romanzo di Cormac McCarthy si traduca in realtà, sarebbe ora di metterci mano.

25/05/10

Good news

Grande Bordello Anulare







Sta per essere varato il pacchetto di misure anti crisi.
Fra queste si vocifera l'introduzione di un pedaggio per le tangenziali delle grandi città italiane.
Da semplice utente (direi consumatore abituale) di dette infrastrutture, e alla luce dei tempi di percorrenza, propongo anche l'adeguamento della terminologia.
In luogo di pedaggio, impiegherei, in un sussulto di onestà circa le reali condizioni di praticabilità, una più adeguata "tassa di soggiorno".

18/05/10

Illuminante

Simona Gabbanelli, uber alles








Non che ce ne fosse bisogno ma è questa la televisione che apprezzo.
Report domenica sera ha trasmesso un illuminante servizio sul come viene gestito l’affare spiagge nel nostro paese. Fatale che si siano concetrati su Ostia.
Se Garcia Marquez avesse modo di soggiornarvi potrebbe avere tutte le caratteristiche di uno dei suoi paesini cosi ben immortalati nelle sue pagine. L’aria stessa, probabilmente. Gestori che se ne fottono delle ordinanze, Comandanti dei vigili che nicchiano facendo spallucce “mica possiamo disseminare i nostri vigili ogni 100 metri come se fossero bagnini”, ancora: totale disinteresse per la cosa pubblica, le poche rare spiagge libere intasate dai lettini “legali” del furbone di turno. Inutile parlare di tasse...margini da paura.

Si dirà…il solito servizio volto ad infangare una categoria di imprenditori che si battono per tenere alta l’immagine del litorale romano nel mondo. Credo sia l’esatto contrario. Splendido l’accostamento con i gestori di Riccione dove tutto e’ gratuito: accesso all’arenile…hanno creato parcheggi, e il mare lo vedi (ad Ostia l’hanno ribattezzato il lungomuro). Non credo che lì i gestori ci rimettano.

Allora teniamoci questo ceto di dilettanti, bottegai nella migliore dell’ipotesi, sono tutti bravi a fare gli imprenditori cosi: costi zero, tasse pressoché nulle e introiti da paura (molti dei quali in nero, in ossequio all’eleganza).
Tale genia fra l’altro avrebbe potuto distinguersi facendo lobby non tanto per lamentarsi per gli aumenti dei costi delle concessioni, quanto, magari, per battersi verso il Comune per far potenziare i mezzi pubblici, adeguare le strade che portano al mare (condizioni da nord africa) creare parcheggi.
Zero.

Ma questa è l’Italia che ci meritiamo.


Per chi volesse: qui il podcast della trasmissione. Brava Gabbanelli e tutto lo staff.

15/05/10

L’evoluzione della narrazione

Ipad, ovvero il futuro del libro elettronico















Ci giro intorno da un pezzo. Assisto allo sviluppo di tecnologie come un bambino davanti ad un telescopio, capace di proiettarlo fra le stelle, fino agli angoli più bui e inesplorati della narrazione.

E’ da tempo che accarezzo l’idea, non so quanto originale, di giocare con i sensi. Superare, per un attimo, l’asfittico confine bi-dimensionale della scrittura-lettura come fin qui è stata percepita.
Usare l’iper testo per aggiungere alla narrazione sfumature altrimenti delegate solo alla penna.
Se descrivo una mattina di pioggia, uno stato d’animo, posso far ricorso ad un’immagine che si apre facendo clic da qualche parte nel testo, o inserire un contributo audio, di suoni (musiche, parole, mantra, quello che sia) per accrescere la suggestione, per rendere “completa” e percebile anche con altri sensi la narrazione. Certo, qualcuno potrebbe obiettare, ma cosi facendo uccidi la fantasia del lettore, lo soffochi con un eccesso di informazioni, quando tutti i dogmi dell’arte di scrivere suggeriscono di fare esattamente il contrario (fino agli eccessi).

Però è un fatto che stanno prendendo piede i libri elettronici. Se ne parla molto. Probabilmente dovremmo abituarci a lasciare per strada qualcosa, avere la capacità di reinventare anche il modo di fruire di un’opera letteraria, a partire dal mezzo sul quale viene declinata.

Si dirà, allora perché non fai un film e la smetti di menartela ?
Sta per uscire La strada, il film tratto dal romanzo omonimo di Cormac Mc Carthy. Dopo aver letto il libro (su carta) (sul divano) andrò a vedere la sua trasposizione cinematografica. Proverò a confrontare i panorami che l’autore è stato capace di farmi immaginare, sdraiato sul divano e incollato al libro in un livido pomeriggio di novembre di un paio di anni fa. Stavolta lo farò seduto su una poltrona di qualche multisala, magari accanto a qualche coppia chiacchierona (di quelle che sentono l’irrefrenabile desiderio di commentare ogni singola sequenza, togliendoti buona parte del piacere della visione del film).

In ogni caso. Grande è il disordine sotto il cielo.
La situazione, è dunque, eccellente.

06/05/10

Mica ve lo posso cucinare...












Le brevi di cronaca sono delle chicche. Contengono, in sedicesimo, l’essenza stessa della vita, quella minuta, spicciola, quella che ci vede assorbiti protagonisti, volenti o non.

Ieri sera, mentre sul terreno erboso dell’Olimpico, un famoso testimonial di compagnia di telefonia mobile si esibiva in un numero degno dell’ultimo dei campetti parrocchiali (senza offesa per quest’ultimi, praticati in gioventù saltuariamente anche dal sottoscritto), il presidente della Ferrari,
sig. Montezemolo, si esibiva in un altro numero da circo, mettendo una pezza (stando a quanto riporta una news del sito corriere.it) al capolavoro di educazione esibita dal gestore di un rinomato ristorante in Trastevere.

Alla richiesta di due turisti americani di chiamare un taxi (l’articolo non ci dice quanto insistita, e se del caso quanto sgarbata), pare abbia risposto “…mica ve lo posso cucinare” (che poi, posto gliel’abbia detto in inglese, sarei anche curioso di sapere come l’abbia tradotto…). Il buon Montezemolo, presente per caso all’episodio, non si è perso d’animo e a bordo di un’utilitaria (made in Fiat, of course) ha caricato i due malcapitati, accompagnandoli di peso nel loro albergo.

Sono stufo di questa città. Meglio: sono stufo dell’ignoranza e della tracotanza di gente rifatta, di questo ceto cafone e arricchito che incurante del discredito già dilagante, di fatto condanna l’immagine di Roma a un biasimo internazionalmente riconosciuto.

Precedenti: altro numero da circo ristoratori romani

03/05/10

Camilleri da Fazio (2 maggio 2010)

Fazio e Camilleri







Ieri era domenica, almeno credo.
Pioveva. Cosi l'ho passata in casa, girando in pigiama per quasi tutta la mattina. Ho rimesso a posto un po' di libri, cercato di darmi delle priorità di lettura, togliere quelli letti (pochi) e sistemare quelli da leggere (troppi), secondo un criterio di piacere. Supposto piacere, dal momento che devo ancora leggerli. In ogni caso poi mi sono fatto un puree di fave, bevuto del buon chianti e ho dormito un po'.
E' arrivata la sera, pomeriggio l'ho passato vedendo dei filmini sull'Africa, trovati a casa di mio padre. La sera ho acceso la tele.

C'era Fazio. Che sia detto, non mi piace nemmeno un po'. Mi sta cordialmente sui coglioni quel suo modo quasi curiale, dal quale si intravede lo sforzo per cercare la battuta intelligente (se non è roba sua, ma chi gliele scrive ?). Insomma c'era ospite da lui il signor Camilleri Andrea.
Ora io a Camilleri Andrea voglio bene. L'ho avuto come docente anni fa in un corso che avevo deciso di frequentare, cosi, perchè in quel periodo mi annoiavo (non è che tuttora vada meglio...).

Apprezzo il suo eloquio, starei le ore ad ascoltare le sue storie, lo trovo la personificazione dell'affabulazione. E' un drago. Fazio lo legherei per gli alluci e a testa in giù gli farei recitare il mea culpa per un paio di mesi. Fazio ha interrotto in modo cosi poco elegante il “maestro” mentre stava finendo di raccontare un gustosissimo aneddoto, su un viaggio in treno verso Torino, seduto davanti ad una signora che stava leggendo uno dei suoi primi romanzi (Il birraio di Preston) e che si sbellicava dalle risate tutto il tempo. Stava finendo di raccontare cosa si erano detti quando alla fine lui ha deciso di presentarsi che Fazio con la sua faccia da pesce lesso, pensando di essere arguto ha interrotto decidendo che l'avrebbe finito di raccontare dopo, per "dare" la pubblicità. Beh, il dopo non c'è stato. Passata la consueta sequela di spot l'intervista (?) è ripartita da altri argomenti.
Trovo questo modo di fare a dir poco irriguardoso e degno della tracotanza (per non fermarsi all'insensibilità) di chi sarebbe più acconcio a leggere, per radio, il bollettino per i naviganti.

Di tutta la comparsata di Camilleri da Fazio ho però estrapolato questo concetto perla (ovviamente di Camilleri)...in Italia coltiviamo da sempre un'idea della letteratura penitenziale e penitenziaria.
Si associa l'idea stessa della lettura alla sofferenza (le sudate carte). Riuscire invece a scrivere qualcosa che sia in grado di far ridere gli altri (e di far divertire, nel mentre, chi la scrive) è vista come cosa del tutto squalificante.
Ecco, espressa molto meglio di quanto avrei potuto fare io, ma è esattamente quello che penso.
Grazie ancora Messer Camilleri.


qui il podcast della puntata (per i più pigri andare direttamente al minuto 36:20)