29/09/12

Fuori contesto












Anni fa, credo si chiamasse L'esercito delle dodici scimmie, poi più tardi anche ne Io sono leggenda, diversi registi immortalarono nei loro film alcune sequenze ambientate in un contesto urbano (quasi sempre post qualche cosa, atomico, catastrofe naturale, inondazione ect) animali definiti esotici.

Le scene sono suggestive. Zebre, leoni, elefanti, gazzelle a passeggio (non si sa quanto atterrite) per la quinta avenue, cosi come nemmeno il miglior dadaista avrebbe immaginato fare.

Le ho sempre trovate affascinanti. Sono la quintessenza della confusione. Animali che siamo abituati a considerare nei loro habitat, in genere molto diverso dal nostro, che con la loro semplice presenza all’incrocio di una strada circondata da palazzoni, si incaricano di squinternare le nostre certezze.

Idem per la recente triste storia della giraffa scappata da un circo nei pressi di Modena. Le scene, girate dal cameraman che è in noi (leggi, individuo umano, razza bianca, mediamente acculturato e comunque in grado di azionare tempestivamente i comandi del proprio, inseparabile, telefonino per girare un filmato al momento), sono di una crudezza unica.

Ancora, ma con minore effetto (probabilmente a causa delle dimensioni) la frequente notizia di ritrovamento di specie di rettili piuttosto rare, abbandonate sui marciapiedi di periferia da qualche collezionista pentito, che forse a causa della crisi trova impervio garantire al serpente il pasto di cui nemmeno lui è sicuro.

Eppure c’e’ qualcosa di istruttivo in tutto questo. Almeno per me. Si tratta della capacità di pensare al nostro habitat in modo meno monolitico. Avere, grazie a queste sequenze, la possibilità di leggere nel contrasto fra un essere vivente e il paesaggio che ha intorno, l’inadeguatezza dell’uno e dell’altro.

Gli astronauti vivono per lunghe porzioni di tempo in spazi angusti. Si adattano. Anche le bestie che portiamo a far vedere ai nostri bambini negli zoo, o (peggio) ai circhi. Ma per un attimo, osservando la corsa disperata della giraffa di Modena, siamo lì tutti a chiederci (senza saper trovare una risposta) “chi è fuori luogo ? Lei o noi ?”.








21/09/12

Ridi che ti passa....




















Due note veloci sull’intreccio perverso fra le "cattive azioni" e il modo col quale vengono riportate.

Penso che c’e’ un intreccio perverso e pericoloso nel modo col quale vengono riportate le notizie relative allo scandalo di turno.Buttarla in caciara è il tentativo evidente.
I fatti. Vengono a galla malversazioni. Si dira, niente di nuovo. Ok. Purtroppo è un fenomeno esteso, e come diceva qualcuno, più diffuso di quanto si creda. In altre parole, la punta dell’iceberg focalizza l’attenzione su di se, ma il “marcio” è anche (o soprattutto) a latitudini inimmaginabili.

Sono piuttosto stanco del modo con il quale si riportano queste cose, su gran parte della stampa.
Francamente, da trovare da ridere, (e fa ridere, intendiamoci) intorno alla frase della mamma di Fiorito, che col il lessico di una donna anziana vissuta in provincia di Frosinone, si esprime come può e genera umorismo involontario, intorno alle presunte precoci doti intellettive del suo pargolo, francamente non me ne frega niente.

Cosa cerca il giornalista, non lui da solo, per carità, con questo modo di raccontare adottato dalla gran parte dei suoi colleghi. Colore ? Trovare la nota comica in mezzo alla tragedia ?
Temo che questo approccio sia funzionale all’incancrenirsi del problema. E tradisca la volontà tutta beghina, consequenziale al potere, di considerare episodi questi, quando invece sono drammaticamente all’ordine del giorno.

Di vedere le foto (reperite dal compiacente di turno) dei festini…sollevare, a comando, l’indignazione (o la finta indignazione) dei disperati che con fatica tentano di arrivare a fine mese mentre costoro festeggiano a champagne…Siamo nella Francia del 1789 ?

La cosa che temo, è che di sottotraccia la ridicolizzazione depotenzi e ammannisca la giusta incazzatura della popolazione. Susciti al momento, se va bene, un sentito vaffa per poi subito dopo rientrare nell’alveo di una rassegnata accettazione del fato, mai come in questo caso “cinico e baro”.

Vorrei ridere di meno (e detto da me è singolare…avendo “fondato” un’officina che ha il precipuo scopo di pubblicare e produrre contenuti umoristici…), e veder piangere, questi signori, di più.
Compresi i giornalisti.

16/09/12

Take the money and run !




















Puntualmente, all’apparire sui giornali dell’ennesimo scandalo “periferico” appaiono i peana di penne importanti (Rizzo, Gramellini ieri sabato sulla Stampa).

Roba sterile. Verrebbe da pensare che si tratti di un gioco. Tu, politico in vista o meno, commetti un qualche illecito, io, giornalista di punta ti cazzio e ti espongo al pubblico lubridio.

Tutto qui, finito, avanti il prossimo.

Sono mesi che in Parlamento giocano con l’approvazione del salvifico decreto anti-corruzione.
Chissà se in dirittura finale, in modo da potersene fregiare (è tutto oggetto di propaganda) questa o quella forza politica lo riterrà conveniente e lo utilizzerà per farsene bella agli occhi di un elettorato piuttosto nauseato.

Eppure, nel paese della culla del diritto, nel paese dove il proliferare di leggi compete col tasso di illegalità nell’amministrazione centrale e non, basterebbe applicare quelle che già ci sono.
O, al meglio, inventarne una nuova, l’ennesima ma che forse avrebbe la capacità quantomeno di costituire un monito.

E cioè: una che consentisse la class-action nei confronti di chi, chiamato ad amministrare la cosa pubblica (a qualunque latitudine e a qualunque livello) dimostrato che abbia fatto un uso quantomeno disinvolto, se non fraudolento, dei beni pubblici, ne risponda con il proprio patrimonio.

Sarebbe una rivoluzione epocale. L’unico linguaggio comprensibile da parte di chi ha frainteso l’assunzione di responsabilità pubbliche, con il proprio, illecito tornaconto.

E ci scommetto, da sola, sarebbe il più potente dei moniti.

qui l'omonimo pezzo della Steve Miller Band...