28/11/11

Ma na tazzuriella e’ cafe, no eh ?

Sir Elton John






















Il sabato, di solito, compro LaStampa.
Lo faccio per quell’abitudine dura a morire di leggere l’inserto su un foglio stampato piuttosto che da un pdf del quale, l’infelice webmaster del quotidiano, rende cosi agevole la lettura quanto una salita sull’Everest per un principiante.

Mi capita di soffermarmi sugli articoli di Giorgio Dell’Arti (cui va il mio sempiterno grazie) per gli attimi di ammirato stupore che è capace di regalarmi. Apprendo cosi questa notiziola, tratta dall’ultima pagina, dove c’è appunto la sua rubrica UN LIBRO IN 800 PAROLE.
Sabato era la volta de Mani bucate-A chi finiscono i soldi dei contribuenti Chiarelettere euro 15,90
(chissà se sull’ultima di copertina l’autore, Marco Cobianchi, ha inserito l’avvertenza: “Attenzione, può provocare crisi di indignazione profonda”…) in ogni caso, ecco il trafiletto.


Napoli. Concerto di Elton John al Festival di Piedigrotta 2009. La Regione Campania (presidente Antonio Sassolino) lo finanzia con 711mila euro del Fondo sociale europeo. “Soldi serviti anche a pagare un aereo che andasse a prelevare dal frigorifero della casa inglese della rockstar alcune gazzose introvabili a Napoli”. L’Unione europea ha aperto un’inchiesta e nel 2010 ha chiesto la restituzione dei soldi.

Ecco. Al di là del fatto che presidente della Campania poteva essere chiunque (beninteso, non me ne può fregare di meno che all’epoca fosse Bassolino) trovo assurda non tanto la richiesta della rockstar (come leggenda recita, a queste e ben altre bizzarrie ci hanno abituato) quanto la mancata proposta, che so, del Pino Daniele di turno, a prendersi una più economica “tazzuriella ‘e cafè”…

Altrimenti, consiglierei ai commercianti napoletani di procurarsi tale indispensabile bevanda, pena il non poter vedere, in futuro, altro spettacolo della rockstar.

Fonti: dove si parla della marca cosi desiderata (clicca qui)

22/11/11

“Il cuore grande delle ragazze” , e degli spettatori che ancora staccano il biglietto per un film di Pupi Avati

















Avati è rassicurante.
Da anni ci propina sempre lo stesso film, con una bravura unica.
Come quei vecchi cuochi incalliti, che senza un sussulto preparano sempre con gli stessi ingredienti la stessa solita minestra.

Non sfugge a questa regola anche il suo recente Il cuore grande delle ragazze. Fiaba ambientata, manco a dirlo, nella campagna emiliana, e insistente su usi e costumi delle famiglie ivi residenti. Stavolta l’obiettivo si sofferma sulle relazioni. La politica, guarda caso sono gli anni del “regime” (o nelle immediate vicinanze), fa da semplice sfondo. Si parla invece dei rapporti fra famiglie, fra la parodia della borghesia latifondista e il compassionevole sguardo sul proletariato totalmente irretito e soggiogato dal ruolo della prima.

Per il resto c’e’ sempre Cavina, stavolta Cesare Cremonini (ecco un altro pregio di Avati – l’unico ?- quello di saper far recitare gente come Ezio Greggio in modo E-greggio anch’esso) e una conturbante Micaela Ramazzotti.

Che dire ? Esci dal cinema con evidenti crisi di collocazione….Sarà la vecchiaia, ma ti rivolgi alla tua bella ed esclami…”ma non l’avevamo già visto ?”.