16/03/11

Libia: scenari possibili

Non ho alle spalle lavori prodotti da Ufficio Studi di alcuna categoria.


Quelli che vengono a ruota libera sono pensieri in ordine sparso, sollecitati dalle notizie che arrivano da altri quadranti della “Palletta” (Mondo).



Libia.


Complice lo spazio occupato sui media dal disastro giapponese, le notizie che arrivano “dal piano di sotto” (geograficamente parlando) dicono di una indisturbata rappresaglia (controffensiva, la chiamano) del Rais e dei suoi aficionados. Non so quanto siano vere le notizie di bombardamento sui civili inermi (conoscendo il soggetto forse ci credo pure). In ogni caso poveracci coloro che hanno inteso opporsi ad un regime che di democratico ha ben poco. Quello che avvilisce (e che dannatamente non cessa di stupirmi) è che gli affari sono affari. Esemplare il comportamento dell’Europa. Questa entità monetaria (voluta dalle banche e dai loro epigoni ai posti chiave negli organismi che contano) sta assistendo impassibile a quanto va accadendo colà. Il massimo del sussulto è intorno alla gestione dell’emergenza profughi: preoccupati in altre parole di rimbrottare la domestica perché non nasconde a dovere la polvere sotto il tappeto.



L’Italia, di cui devo capire ancora bene cosa si celebra domani (un revanscismo d’antan ? le prove generali per un improbabile mondiale vinto a mani basse ?) deve decidersi. Schizzati dall’Europa, trattati alla stregua di domestici (i profughi ? cazzi vostri !) siamo gestiti da dilettanti che hanno a portata di mano la possibilità di smarcarsi e riprendere finalmente in mano le redini di un ruolo guida per i paesi che si affacciano, insieme, al Mediterraneo e alla democrazia.



Valgono bene i silenzi imbarazzati delle altre nazioni europee, nel silenzio i barili di petrolio vengono assicurati. Nessuno che intraveda in ciò che sta accadendo una formidabile opportunità.


Agevolare il passaggio da regimi tanto anacronistici quanto spietati alla democrazia (per pessima che sia la nostra tv viene captata anche là, contribuendo chissà a fare un quadro idilliaco del nostro way of life…un mio amico diceva, cosa cazzo vuoi che pensino di una nazione che manda spot per cibo a base di salmone per i propri gatti quando lì si sta alla fame ?).



Il web è già roba per classe media, forse dagli internet point di mezz’Italia gliela raccontano bene, diversa a come noi sembra. Ma c’è davvero da chiedersi come va la nostra diplomazia, perché è cosi incapace di intravedere in questa area del nord africa qualcosa che somigli all’opportunità che per la Germania Ovest ha rappresentato l’annessione (il ricongiungimento) con quella dell’Est.


Perché lo hanno fatto, voluto ? Perché hanno intravisto un mercato. Un mercato composto da persone, non più da sudditi da tenere sotto la mordacchia di leggi assurde. Sono paesi ricchi di risorse naturali. Dalla loro ridistribuzione e dal ruolo guida di una nazione che sappia come valorizzarle, per costruire infrastrutture, dotarli di capacità produttiva, collegarli ad un mercato globale, dipende il loro e il nostro futuro.



Si dirà una visione allucinata di un capitalismo che non c’e’ più. Eppure, tutte le teste pensanti stanno lì a dirci che o il capitalismo, nel mercato che cambia, saprà vestire i panni buoni del motore di sviluppo, concedendo implicitamente grosse occasioni di crescita (economica, democratica) a popolazioni ancora antistoricamente legate a retaggi coloniali e subito dopo a decenni di dittature più o meno populiste, se non soggiogabile dalle lusinghe dell’estremismo islamico.



Non c’è altra strada, è una scommessa. Salvo perderla, giocando al ribasso, e cogliere l’unica opportunità nello sfruttare malignamente il carico di disperati che arrivano e ai quali concedere come unica prospettiva quella di venire adeguatamente sfruttati nella Rosarno di turno, e continuare ad ubriacarsi di petrolio. Fa niente se striato di sangue.