27/06/10

Un mago !

Il Mago: Anthony Robbins















Partiamo da qui: arriva nella casella di posta elettronica una mail da il Sole24ore. Recita l'annuncio di un evento: Anthony Robbins a Roma a fine giugno. Clicco, per un'insana curiosità mai doma.
Si apre un mondo. Link a video su youtube. Mi ha colpito l'aplomb. La mimica, il tono della voce.
Anthony Robbins, mai sentito prima. Mi faccio un'idea. Combatto, come sempre, in quella regione scomoda, che qualsiasi giocatore (anche saltuario) di poker conosce: vedo o non vedo ?
Vedere ha un costo (poi ho scoperto avrei potuto evitarlo aggregandomi ad un gruppo di clienti che hanno ricevuto in dono da un'altra Azienda i ticket per l'ingresso).
Decido di sostenerlo.

Giovedi mi presento. Location, la nuova fiera di Roma, situata sulla Roma Fiumicino. (un applauso al progettista: parcheggi francobollo appena c'è un evento che richiami un minimo di pubblico diventa territorio di caccia per i vigili del comune di Fiumicino, agli occhi dei quali, coloro che parcheggiano come possono fuori da detti parcheggi bonsai, diventano immediatamente sostenitori attivi dei bilanci- immagino magri- di detto Comune e grazie anche agli innumerevoli autovelox, mi sono reso colpevole di aver infranto di 1 km, ripeto 1 km, i limiti di velocità e pagati senza fiatare relativi 53 euro, fortuna senza addebiti di punti patente).
In ogni caso, l'organizzazione è efficiente. Tutto è pensato nel minimo dettaglio. Ingressi, fila snella per il ritiro dell'inevitabile cuffia (ah...ma quando mi deciderò ad impararlo bene sto benedetto inglese...) e poi snervante attesa, in recinti differenziati con i colori in base all'importo del ticket (il mio, manco a dirlo, è viola, quello più economico).

Si comincia. A me ste cose “americane” piacciono molto. Piacciono ancora di più quando le organizzano sull'italico suolo. Ragazzotti con le magliette CREW ti accolgono nemmeno arrivassi da Dakar a piedi. Sorrisi, scambi di “cinque” (saluto mano contro mano, aperte entrambe). Si entra nel teatro (un intero padiglione della nuova fiera). Anche qui, balletto delle cifre (dev'essere uno sport nazionale: 5000, 4500, 7000 sento dire dal palco). In ogni caso: tanti ! Prendiamo posto fra un mix di musica tecno, pop, dance, pompata da un'amplificazione degna di nota: scoprirò più tardi: ha un suo senso, serve a tenere alto il morale generale, crea attesa, dispone all'atmosfera festosa di un quasi rave improvvisato, anche se organizzato nei minimi dettagli.

Si parte: entra il Mago (non suoni offensivo: d'ora innanzi lo chiamerò cosi). Ho potuto farmi un'idea dalle puntuali email che l'organizzazione mi ha inviato a conferma dell'iscrizione. Nessuna cazzata: tutto rispondente al vero ! Il Mago è fantastico, maglietta polo nera (sempre la stessa ? Anche nelle clip sta spesso cosi) leggera quanto basta per evidenziare un petto della madonna. Ha proprio l'aspetto da leader. Ha la voce da leader. Il palco è suo. Da lontano lo vedo in francobollo, agitarsi, tagliare d'imperio il palco su e giù. Ci assistono, a noi delle ultime fila, quattro immensi mega schermi sospesi dal soffitto che ce lo rendono più vicino. La voce, nelle cuffie è quella dei traduttori, più d'uno, certo, che le sessioni sono interminabili e tradurre in sincrono una persona cosi sicuramente stanca (unica pecca: un eccesso di fairplay in forza del quale, perdendo d'efficacia, hanno tralasciato le parolacce, che evidentemente sono una delle poche cose, in inglese, che conosco benino, tanto da consentirmi di ridere sentendole pronunciate, prima della traduzione, dalla sua viva voce).

Non sto a dilungarmi sull'oggetto del corso. So solo che quest'uomo ha delle doti di resistenza invidiabili. Non si risparmia. Giovedi ha tenuto botta, come si dice, da poco dopo le 13 fino alle 22,30 circa, quando al termine di una bellissima sessione, ha convinto la quasi totalità dei presenti (ed il sottoscritto fra questi) a deambulare su una striscia di cinque, sei metri, di carboni ardenti, a piedi nudi: un'esperienza indimenticabile, sotto le stelle di una calda sera di fine giugno, nella sperduta periferia romana. Superfluo aggiungere: senza riportare alcuna ustione.(now, I'am a Firewalker, oh yes!).

Il giorno dopo, per risparmiarsi, il Mago c'è, ma solo in video. Lo sostituiscono egregiamente due collaboratori: uno, simpaticissimo (Joseph McClendon III) oltre che per la vaga rassomiglianza con Eddie Murphy, proprio per la bravura con la quale si è misurato, agli occhi degli astanti, inevitabilmente tarati sulla prestazione monstre del Mago del giorno prima. La giornata scorre liscia con questa metodica: interventi (fa niente se del Mago in video, o di Eddie Murphy dal palco) intervallati con veloci sessioni di aerobica: scambio di massaggio con i vicini di posto, stretching e danza al ritmo forsennato di brani che conosco a memoria, essendo la mia personale playlist a casa e quando vado a correre, nel simil Ipod. Fra questi l'ipnotico “Say Yes” sul quale si sono spese, brutalmente le vibranti corde sonore del Mago e dei suoi sostituti. L'effetto ? Alla fine pensi di essere stato in palestra: “il peso” di restare incollati alla sedia per tutto il tempo non si sente (salvo rare pause, collettive e personali: fortuna che i bagni erano vicini dalla mia postazione). Sabato, infine, la giornata più importante, almeno per me: ho potuto vedere in cosa consiste una regressione magnificamente condotta per l'intero auditorio. Sentire lo strazio di cinquemila (attestiamoci a metà) persone, che al buio, “buttano fuori” tutto il loro malessere per le proprie e le altrui malefatte, vi assicuro è roba, prim'ancora che scomodare i sociologhi, far venire i brividi.

Infine domenica, giornata dedicata a dritte sull'alimentazione: era meglio non andarci: sto meditando seriamente di abbandonare la già limitatissima carne, sui latticini e lo zucchero mi ero già arreso, conferma sui latticini (e suoi derivati: pazienza per i cubetti di grana che costituiscono il mio pasto serale, insieme a qualche cracker). Insomma, un trionfo di verdure per alzare l'alcalinità dell'organismo.

Ora due parole due sul senso della manifestazione.
Io ammiro questa gente. L'ammiro perchè al di là di tutto, delle resistenze psicologiche (ancora l'ennesimo guru che viene a stupire con le solite americanate...) ecco, non foss'altro che per il benefico influsso che ti lascia un'esperienza cosi, dovrebbero renderla mutuabile. E' la felicità il perno sul quale si aggira. E vedere perfetti sconosciuti, arrivati da ogni angolo d'Europa (e non solo) ritrovarsi là a raccontarsi nemmeno si trattasse del tuo miglior amico, i propri drammi, toccarsi, massaggiarsi, divertirsi, ballare, ecco tutto questo accresce quella sensazione che un po' tutti abbiamo dimenticato: divisi in odi di classe, intruppati come un esercito di consumatori-cittadini etero diretto, senza alcun tratto di consapevolezza, se non dell'intiero apparato sociale, quanto meno della propria, individuale esistenza, spesa insieme agli altri.

Ecco, alla fine ti viene da dirgli grazie a gente cosi. Grazie, grazie di esistere, di rappresentare un memo, fa niente se soffocato, per chiunque desideri aggiungere, confrontare, mettere in discussione il proprio modo di gestirsi e di stare al mondo, nella relazione con gli altri.

Grazie Anthony Robbins, grazie di cuore.

21/06/10

Opzionato dal Procasma









Quando le leggende diventano realtà. Come noto, al Procasma sono usi intrattenere la spettabile clientela con l’esposizione, prolungata, di animali esotici opportunamente stipati in mega teche riscaldate. Fra questi, ospiti pressoché fissi sono i rettili.
A Milano, stamane, una famiglia ha come si dice a Roma “smaltito” osservando una testa di un pitone sbucare dal water.
Utilizzato nella filmografia pornografica (ah, il fascino discreto dei b-movie da trash, tanto cari a Lansdale..) il Pitone rappresenta, nell’immaginario erotico, qualcosa di insostituibile.
Responsabile fin della notte dei tempi dei nostri disastri, avendo, cosi recita la Bibbia, corrotto la buonafede di Eva, incuriosita (molti anni prima degli insipidi spot Marlene) con l’offerta di una mela.
Come il Pitone possa gestirla…non è dato sapere. In ogni caso, la famiglia milanese non si è persa d’animo e ha subito attivato l’apposito servizio (ah, l’efficienza meneghina) dell’Enpa, come noto uso cimentarsi quotidianamente, in città, con siffatti ritrovamenti.

Che dire ? Al Procasma non manca nessuno.
Potrebbe esser stato qualcuno ansioso di diventare mago per corrispondenza, e alla luce degli scarni risultati, abbia deciso di disfarsi del rettile, nel primo scarico a portata di mano.

I migliori auguri di pronta guarigione alla bestia.
Per il mago…qualcuno gli fornisca il numero di Lippi.

18/06/10

Anvedi (della comunicazione pubblicitaria e dintorni)

dettaglio poster










C'e' qualcosa che mi affascina, oltre il dovuto, della comunicazione pubblicitaria.
Sono giorni che, girando per le strade di Roma, appare questo maxi poster che pubblicizza una marca (da me mai sentita prima, che pure ne ho posseduti e ne posseggo) di cibo per animali domestici.

Ora, la foto è intrigante. Direi che sulle prime inquieta. La luce, il fatto che siano tutti mascherati, la parola AMORE evidenziata in basso, e sopratutto il seno nudo di una modella.
Cosa c'entri tutto questo con il cibo per i cani è cosa che lascio alla considerazione di ognuno.
Quello che mi preme indagare è il nesso fra il tentativo di ottenere visibilità e il corpo femminile.
Dove l'occhio distratto da un overdose di messaggi trova il tempo di soffermarsi, in coda ad un semaforo, in coda e basta (situazione questa, ahimè molto frequente) ci dev'essere, per forza qualcosa che attrae, altrimenti passerebbe inosservata.

Questo devono essersi posto, come risultato, i creativi assoldati dalla multinazionale. Ottenere, a lowbudget, il massimo della visibilità sfruttando l'elemento del richiamo sessuale, più o meno larvato. Lo scopo è riuscito. La voluta modestia con la quale il payoff è inserito nel contesto della foto (rigorosamente in basso sulla destra e con un font minimalista) tradisce l'intento di generare curiosità. Potresti pensare si tratti di una marca di profilattici, che sia un cut-off del buon vecchio Kubrick, del suo, discusso, Eyes Wide Shut, una parodia al concetto “dell'Amore” cosi intensamente sfruttato anche nel campo della comunicazione politica ultimamente. Sta di fatto che si è letto.

Bingo, quindi, l'intento è riuscito. Per lo sperato aumento delle vendite si vedrà.
Registro un rapporto di saturazione fra la visione passiva di questi messaggi, al di là della loro comprensione, e la persistenza nella abusata memoria.

L'altro giorno, ho portato a fare un piccolo controllo l'auto dal mio meccanico di fiducia (l'officina ufficiale invece, della casa automobistica dove l'ho comprata risulta ultimamente meno accessibile di Palazzo Grazioli: cancelli chiusi, richiesta di “passi” ottenibile solo previa prenotazione via web o telefonica: nemmeno fosse un laboratorio di diagnostica). Il mio meccanico, salutandomi dopo aver pagato (nessuna illusione: mica tanto meno dell'officina ufficiale) ha ritenuto opportuno, sorridendo, citarmi un incomprensibile “Das Auto”, con lo stesso tono col quale, lo speaker dello spot (credo della Volkswagen) chiude enfaticamente il suo messaggio (peraltro subito “copiato”, quanto a tono enfatico anche da Citroen).

Da domani cerco sto cazzo di mangime Almo per il mio gatto.

update: dando un'occhiata in giro per la rete ho appurato che il creativo è niente meno che Oliviero Toscani. Vabbè...confermo tutto.

qui invece, via facebook, le motivazioni sulla campagna fornite dall'Azienda stessa

15/06/10

Noie mondiali

perfavore no !




















Brevi note, veloci, in margine ai primi incontri del campionato mondiale di calcio che si sta svolgendo in SudAfrica.

1) vuvuzela: che due palle, non che ascoltare Salvatore Bagni sia un'esperienza da tramandare ai posteri, ma davvero non se ne può più col chiasso assordante. Ma una qualche cabina tv insonorizzata no, eh ?

2) chi è e a che cosa serve Camoranesi ? (li ho contati: non ha indovinato un passaggio)

3) Terzo, qualcuno mi spiega come mai Sky che pure si è aggiudicata l'esclusiva per TUTTI gli incontri ha mandato laggiù meno di 50 inviati e la RAI (che ha contrattato solo alcune partite) circa il doppio ?

Amen.

13/06/10

Augmented reality

Con debito ritardo incamero nel mio vocabolario anche questo termine.
Il concetto è affascinante e si presta a profonde considerazioni. Suggestiona il fatto che la realtà, quasi fosse un'espressione algebrica possa essere implementata dalla sua percezione. Raffigurandola come un'espressione potremmo definire A la realtà e la “augmented reality” come + a (minuscola).
Quindi avremmo A+a. Mica male.

Si aprono nuove porte, nuovi concetti. Come si indossassero degli occhialetti che consentono la visione in 3D di un film d'animazione, di una partita di calcio ai mondiali. La realtà non conta più niente, se vista da sola. Da oggi il must è quel +a. Senza quel +a non ha senso visitare gli Uffizi, camminare nel centro di Roma, andare da casa al lavoro, fare la spesa. Vuoi mettere ?

Augmented reality, del resto è un'abitudine automatica che dovrebbe contraddistinguere chiunque si occupi di narrazione a mezzo scrittura. La più potente arma evocativa che abbiamo inventato (intendo qui come genere umano). Anche lo scrittore, addiziona, aggiunge alla realtà elementi di narrazione, la interpreta (o non la interpreta affatto, ma anche in questo caso c'è narrazione).
Nella “restituzione” della realtà si sono spesi i migliori intelletti della storia, da Tacito che nei suoi Annali ci rende edotti delle cose che accadevano ai tempi dell'antica Roma, a Milena Gabanelli che con ben altri mezzi fa pressapoco lo stesso anche oggi.

La cosa si presta ad interessanti implementazioni. Mentre stiamo dialogando con un assessore, ad esempio, tramite qualche congegno elettronico, potremmo venire a sapere il suo compenso, se ha procedimenti a carico (e se si, da quanti di questi è stato più o meno assolto). Mentre stiamo per comprare un libro (posto che sia un'operazione diffusa) potremmo ascoltarne un breve sunto da un auricolare che si attiva alla semplice focalizzazione di un pittogramma appositamente stampato sull'ultima di copertina che contiene le info necessarie (non nell'ordine) sull'editore, sull'autore, sulle critiche che ha suscitato . Idem per la scelta di un vasetto di yougurt dai banchi di un supermercato, conoscere da dove cazzo arriva il latte dal quale è derivato, sapere se e quante agitazioni sindacali ha vissuto lo stabilimento, quanti passaggi di mano e chilometri ha percorso prima di capitare nel nostro carrello. In breve, avremo un'indigestione di informazioni delle quali non sappiamo ancora bene cosa farci.

Augmented reality è in breve l'orizzonte prossimo venturo della nostra vita sociale.

11/06/10

Non parlatele di Alex Fringberger...

il lancio dal sito corriere.it clicca per andare all'articolo







La gaffe è in agguato. E sopratutto, mai fidarsi ciecamente di wikipedia...(ma non era scoppiato un mezzo casino con la storia di Carlo Dal Cielo ?).

Comunque, cliccando qui si va all'articolo...

09/06/10

La colpa è di Brautigan

La colpa in senso lato. Brautigan ha scritto La casa dei libri, (che consiglio a chiunque sia interessato a letture apparentemente leggere ma non prive di spessore).
Brautigan, in quel libro, scriveva di una strana biblioteca. Un posto dove invece di prendere libri in prestito, la gente andava a depositarli. Persone fra le più strane. Borderline, con testi dai titoli improbabili.

Ecco, l'idea è partita da lì. Scrivere di una fantomatica casa editrice (un nome a caso: Cletus Production) il cui comitato di redazione è composto da gente variegata, e che esamina (con esiti inevitabilmente esilaranti) altrettanti titoli, discettando amabilmente dei rispettivi abstract.

Testi, sia chiaro, che non vedranno mai la luce per davvero, ma che vivranno, come per magia, per il tempo di qualche breve racconto (sketch).

Le idee vengono mentre guido. A volte basta uno spezzone di dialogo mentre giro freneticamente le stazioni dell'autoradio. Da qualche sguardo, situazione, tic di vita comune, in giro per le strade, in coda alle poste, in farmacia, al bar di un autogrill. Si incarica la realtà di fornire lo spunto. La creatività fa il resto.

Per colpa della pigrizia atavica che mi porto appresso, circoscrivere in un perimetro rassicurante, anche se abusato, la breve vita di questi testi (che sia chiaro, sono testi che avrei voluto scrivere io, tutti, dal primo all'ultimo) rappresenta l'escamotage più a portata di mano per dar vita, nel solco della serialità, di un altro, spero divertente, tormentone.

Qui qualche “assaggio”
UNO, DUE, TRE,



qui ce ne sono diverse in sequenza

08/06/10

Il fascino discreto dell'onirico, a Zurigo

struzzo


























C’è una sequenza che ha colpito il mio immaginario, scolpita in modo indelebile in ciò che rimane della memoria, tratta da un celebre film di Louis Bunuel.

La scena è girata in un interno, c’è una coppia che mentre dorme nella propria camera da letto, si sveglia dal passaggio di un enorme struzzo che gli deambula, serafico, ai piedi del letto.

Depurata dal simbolismo e dall’inevitabile carico di significati onirici, è la quintessenza del cinema di Bunuel: l’irruzione dell’imprevisto nella vita di tutti i giorni.

Domenica, stesso tipo di emozioni deve aver provocato l’innocente passeggiata che un esemplare femmina di elefante (Sabu, 24 anni) ha ritenuto opportuno effettuare nelle vie della compassata Zurigo.

Domanda: dove sei Louis ?

risorse: l'articolo
e l'immancabile video su youtube

ultima notazione: intitolato, appunto, Elefante anche un memorabile racconto di Raymond Carver (forse, fra i suoi più belli)

03/06/10

Plaquette

la plaquette in parola
plaquette







s.f. inv.
EDIT Opuscolo di poche pagine, stampato e pubblicato occasionalmente.

Mi è “capitato” in mano un piccolo volume, una plaquette appunto, con un estratto del romanzo di Jonathan Lethem Chronic City.
Superfluo che il payoff recitante fra virgolette “Tra i dieci migliori romanzi del 2009” The New York Times Book Reviews non ha fatto altro che aumentare la curiosità.

L'ultima di copertina riportava l'evento che si è tenuto il 15 maggio, in quel del Salone Internazionale del Libro di Torino. A me è capitato in mano dopo quella data, ma non per questo mi sono sottratto dal leggerlo.

Dell'estratto del romanzo, immagino, il lettore dovrebbe essere invogliato a prenderlo, la prossima volta che mette piede in una libreria. E in tal senso, lo scopo della plaquette si può dire assolto.
Non ho mai letto nulla prima di questo autore. Lethem è stato pubblicato da Minimumfax, ed è probabile sia stato per questo che non mi sia ammazzato a comprarlo prima. Questo Chronic City è edito invece da Saggiatore.

E' uno strumento valido, questo dell'anteprima di un romanzo, condensato in un opuscolo. Sarebbe interessante conoscere dalla viva voce della casa editrice se si. Una cosa cosi entra facilmente in tasca, “Non spaventa” nel senso che consente un assaggio, appunto, dell'opera, farsi un'idea approssimativa di quello che potrebbe essere il suo ritmo, lo svolgersi della storia. Fruibile ovunque, durante una corsa in metro, in coda ad un ufficio postale, mentre aspetti in auto che la tua bella finisca di restaurarsi e raggiungerti per uscire a cena.
Insomma, quale che sia il contesto, leggere una manciata di pagine, piuttosto che un romanzo, costituisce un valido strumento di marketing, a supporto della propensione all'acquisto del libro intero.

Lethem ha una prosa efficace. Scambi di battute argute, dialoghi secchi e un discreto senso dell'humor. Tanto che ho deciso di comprarlo, nonostante l'apparente “leggerezza” della storia.

01/06/10

Sangue chiama sangue

sequenze dal video CNN









Giorni fa, mentre cercavo qualche calzino in giro per casa, da qualche notiziario in tv ho sentito vagamente di una qualche presa di posizione dell’Onu alla quale (verrebbe da dire “puntualmente”) Israele si è opposta. Ho pensato, ecco, poi parlano di processo di pace…se non riconoscono valore nemmeno all’Onu, chi ci è rimasto ?

A scanso di equivoci, non ho nulla contro Israele, ne contro la possibilità che il suo popolo possa disporre di un territorio e viverci stabilmente.
Non ho nemmeno in particolare simpatia quei birbanti di Hamas, cosi lesti a mandare avanti le donne e i bambini, quando si tratta di soffiare sul fuoco.
Trovo che però tutta quell’area, fin che non si risolve la questione di due popoli in due stati, ha fornito e sta fornendo un motivo formidabile ai fomentatori di violenza (d’ambo le parti) per rendere di fatto impossibile qualsiasi processo di pace.

L’atto compiuto stamattina, posto che come dicono le varie agenzie mondiali, sia avvenuto in acque internazionali, si configura come uno dei più pesanti mai compiuti. A Roma diremmo, l’hanno fatta fori dal vaso. Singolari le ultime due righe del servizio CNN in calce alle dichiarazioni del portavoce dell’esercito israeliano che vale la pena riportare testualmente “Activists have said the Israeli soldiers opened fire on unarmed civilians. Neither account could be independently verified by CNN.”. Come dire, riportiamo quello che hanno detto gli attivisti, non abbiamo altro modo di verificare.

Diamo anche per buono che questa sia la versione degli attivisti.
Resta il fatto che ritengo responsabili tutti i paesi occidentali che, a fronte della puntuale opposizione alle risoluzioni Onu da parte di Israele, fanno spallucce, contribuendo ad irrobustire il senso di impunità e sottrazione a qualsiasi giudizio in ambito internazionale. Riflettendoci, il passo è breve: per proprietà transitiva, non ha senso mandare a morire i nostri ragazzi in conflitti generati (diamo pure per buono che si tratti di un pretesto a posteriori) dal risentimento del mondo arabo nei confronti di un Israele sempre più sostanzialmente impunito per i suoi eccessi.

Non ci sono giornate della memoria, dove, ho già detto, non già e non solo per le povere vittime dell’Olocausto si dovrebbe levare il monito a che non si ripetano più simili efferatezze, ma bensì proprio come cittadino del mondo, aborrire tutte le forme di sopraffazione che vedano al centro motivi etnici, quale che sia la nazione, non solo quelle maggiormente rappresentate nel gotha della finanza mondiale.

Non sono antisemita, lo ripeto. Ma azioni di questo tipo siamo noi a consentire possano accadere, con la nostra sostanziale (e falsa) terzietà rispetto a palesi violazioni del diritto internazionale.