28/01/12

Provaci ancora Sam !





















Fra le tante notizie di questi giorni, una mi ha divertito.
Faccio riferimento alla polemica sorta intorno alla candidatura di Roma quale sede per i Giochi Olimpici del 2020.
A darsi battaglia, da posizioni contrapposte, due atleti (o ex tali): da un lato Pietro Mennea (fresco autore di un libro) e dall’altro Juri Chechi.
Mennea confuta con dati per la verità piuttosto abborracciati il previsto beneficio economico.
Chechi, in nome di una visione romantica della faccenda, si affida ad una speranza di ridimensionamento alla quale coniuga un sano ritorno allo “spirito” originario della competizione.

Ora, hanno ragione entrambi. Abbiamo sotto gli occhi la recente esperienza dei mondiali di Nuoto,tenuti qualche anno fa, proprio qui a Roma.
Al momento se ne sta occupando la magistratura.
Una vicenda che ha visto all’opera i soliti protagonisti. Un ceto politico-affaristico, campione nella tecnica della “procedura d’urgenza”, ma sbaglierebbe chi li prendesse per la solita accolita di dilettanti alle prese con problemi di organizzazione di qualcosa di più grande dei rispettivi condomini. No, la tecnica, già tristemente sperimentata per altri eventi flop come il Giubileo del 2000, consiste nel lasciare le cose sostanzialmente ferme (con buona pace della capacità e della professionalità dei pochi che se ne occupano) per poi affannarsi, a ridosso delle scadenze di questi eventi, alla procedura d’urgenza. Panacea di tutte le normative di controllo (leggi, appalti affidati non più con regolari gare d’appalto – sebbene funestate da quell’anacronismo del ribasso sulla base d'asta, sul quale ha costruito le proprie ricchezze il ceto di palazzinari&politici- ma a “licitazione privata”, ossia mi sta simpatico quello e in nome dell’urgenza se anche gli affido l’appalto non commetto alcuna irregolarità).

Siamo stanchi, questo si. Le spire della crisi economica evidentemente non hanno smorzato gli appetiti di questo clan. Anzi. Probabile intraveda nell’inevitabile pioggia di danari pubblici un’altra occasione di mettere all’opera il meccanismo già ben sperimentato in precedenza, con i casi indicati.

Allora ? Allora ricordo ancora, intrisa di poesia, la via Olimpica costruita in tempi di record, quando bimbetto dai finestrini di una orgogliosa 600 Fiat, il mio babbo mi portava a vederla, arredata da tutte le bandiere delle nazioni del mondo. Era il 1960, era il pieno boom, chissà, si usciva dal dopoguerra, c’era un altro fermento, l’ansia di arricchirsi facilmente (con pratiche al limite della legalità) forse non era cosi forte. Sono state create strutture che a giudicare col senno di poi gli sviluppi dell’urbanistica cittadina, restano a tutt’oggi come apprezzabili esempi di una sana visione del benessere della collettività. [di contro delle innumerevoli piscine costruite con strascichi di carte bollate, ne risulta ancora qualcuna, pur finita, ancora coi sigilli].

Rimettersi alla prova ? L’operazione di maquillage del governo Monthy riuscirà a coincidere con un ritrovato senso d’onestà degli attori partecipanti ? E soprattutto, la ricaduta (termine orribile, d’accordo) in termini economici per la città sarà tale da compensare gli inevitabili disagi che, se ancora al comando lo stesso clan, dovremo patire come cittadinanza per la realizzazione di faraonici quanto inutili edifici destinati ad ospitare questi giochi ?

Non sarà che, a corto di fiato, come tante simpatiche meretrici si sta lanciando l’amo sperando che lo sponsor forte di turno abbocchi ? A guardare la recente vicenda dei restauri del Colosseo con il contenzioso con il patron delle Tod’s…non c’è da aspettarsi nulla di buono.

06/01/12

J.Edgard, di Clint Eastwood

Di Caprio nei panni di J.Edgard Hoover

















Uscito ieri nelle sale, staccato il biglietto stasera. Perplesso.
Il marketing ormai può tutto. Il mini trailer mandato a palla da giorni sulle maggiori tv nazionali. E poi, oh: Clint Estwood un nome, una garanzia.

Per quanto il suo ultimo Hereafter non mi abbia entusiasmato (intravedendo piccoli cenni di cedimento nella granitica fiducia fin qui accordate alle opere del “maestro”), ho rilanciato, hai visto mai.
La storia del film ruota intorno alla figura di J.Edgard, indiscusso padre-padrone del Bureau.
Figura narrativamente ricca. Senza dubbio. Ma è il modo nel quale è raccontata ad avermi lasciato perplesso. Un continuo sovrapporsi di spazi temporali, che alla fine snerva, imponendo allo spettatore dosi massicce d'attenzione. E ancora l'abbandono, plateale di uno stratagemma sfruttato dall'ultimo dei registi: quello di utilizzare la figura retorica di un giornalista (scrittore ? Agente dell'FBI con spiccate doti letterarie ?) che ad un certo punto del film sparisce, smettendo di fornire il pretesto ad un flusso narrativo che giustifichi il massiccio ricorso ai flashback.

Appena degno di nota il trucco col quale Di Caprio tenta di essere un credibile sessantenne, pur sostenendo un interpretazione dignitosa, che da sola a tratti “tiene” il film.
Viene il sospetto che non è la storia che manchi al film, quanto la maniera di essere narrata. Tranquilli, c'è chi riscatterà la pellicola in forza della delicatezza con la quale è raccontata la dimensione omosessuale del protagonista, il suo rapporto complicato con la madre. Contorno.

La corsa attraverso il tempo, dagli anni '20 alla fine dei '60, nell'immaginario degli americani è ancora una ferita aperta. Bastava farne un'onesta ricostruzione. Invece il film viaggia sul falso crinale fra l'ambizione di farne un capolavoro e l'incapacità di attenersi anche ad un semplice intento documentaristico. Vedrete, gli daranno l'Oscar. Ma sarà come darlo ad un Minoli nostrano, che almeno con il suo La storia siamo noi, viaggia al cospetto di questo film, molte leghe più avanti.

Astenersi.

04/01/12

Surprise

cani barbone di taglie diverse















E' convinzione diffusa che la voglia di cazzeggio tenda ad aumentare con l'incedere degli anni.
Dev'essere quanto mi sta capitando.
Da mesi condivido l'abitazione con un esemplare femmina di barboncino toy. Una sorta di comodato d'uso cui mi ha inchiodato mia figlia (proprietaria de facto) ma sostanzialmente la mia ex, stanca delle lamentele del condominio, per i continui guaiti quando loro sono forzatamente assenti (scuola e lavoro) dalla loro abitazione.
La convivenza è splendida, ma questa è un'altra storia.

Ieri pomeriggio, passeggiando su una via commerciale dell'Eur, tenendola al guinzaglio mi sono soffermato davanti alle vetrine di un negozio. Al suo interno, con tutta la regalità che gli si conviene, un esemplare di barbone, nero come la mia, stava adagiato nei pressi della vetrina.

Stessa razza, diversa la taglia.
Ed è scattato il link. Il film che mi sono fatto in una manciata di secondi è il seguente. Dietro adeguata caparra (il mio cane, la mia patente, un assegno...?) ottenere il barbone in prestito.
Metterlo in macchina. Recarmi nei pressi dell'abitazione della ex. Citofonare. Chiederle di scendere per prendere il cane (operazione di rito: dove vive la possibilità di trovare un parcheggio è pari a quella di vedere crescere il PIL nell'anno appena iniziato). Montare delle telecamere che si incarichino di riprendere la scena, in ispecie le espressioni del viso, e procedere alla riconsegna.

Stessa dinamica, e qui la cosa si ammanta di connotati da candid camera, è quella che vedrebbe ambientata la scena in un negozio di toelettatura animali. Un'anziana vecchina porta inconsapevole la sua amata bestiola a fare il lavaggio, alla riconsegna, gliela ridanno di una taglia diversa.
Ecco, giocare sulla sorpresa. Perchè nessuna cosa è in grado di ripagarmi quanto la lettura della sorpresa negli occhi altrui.

Sto invecchiando, d'accordo. Ma voglio pensare: bene.

02/01/12

Cominciano le recensioni...














Ecco, dopo la fatica delle feste natalizie (o forse proprio grazie a loro...) escono le prime recensioni della PRIMA ANTOLOGIA DEL CALCIO ASTRALE...
clicca qui per leggerla (in bottegadilettura 2.0)