La depressione è il mal
sottile. Il demone oscuro, che sta rivivendo, in quest’epoca governata dalle
incertezze, dalla precarietà, una rinnovata primavera.
Non so se esistano
strumenti di misurazione della felicità sociale. Certo mi piacerebbe
approfondire quest’aspetto, che pure rappresenta una costitutiva importante per
il carattere dell’homo-erecto, in relazione alla qualità della vita cui è
inchiodato.
Auspico studi più
esaustivi, in materia. Nell’intanto, volendo divertirsi a tracciarne delle
linee guida, ed in forza al solo sviluppo concentrico del pensiero (quindi, non
corroborato da alcuna legge o teorema), vorrei qui evidenziare tratti
distintivi di quella che potrebbe chiamarsi teoria, in nuce, dei covoni.
Come ogni anno, in ciò
che resta delle nostre campagne (posso assicurare: esistono, basta allontanarsi
per qualche chilometro dagli immensi alveolari di cemento che ci ospitano), in
questa stagione si raccoglie il fieno. La generosa messe, favorita dalle
pioggie e dalle giornate di sole, viene raccolta mediante appositi macchinari
in enormi balle a forma per lo più circolare, aventi un diametro variabile dal
metro e mezzo ai due metri. L’aspetto della gran parte dei campi, subito dopo
quest’operazione, è quello di vaste distese gialle sulle quali, in modo random,
sono disposti questi enormi cilindri di fieno. La loro semplice presenza, sui
campi, ha favorito in molti bambini metropolitani, complice l’irrorazione del
loro cervello da parte dei cartoons giapponesi, l’insorgenza della suggestione
che a depositarli qua e la, in giro per le campagne, se ne possa esser occupato
qualche volenteroso equipaggio d’alieni, sbarcati ad hoc, da qualche astronave
(molto forte, al proposito, il rimando ai misteriosi circoli falciati nella
campagna scozzese, attribuiti dalla fantasia popolare proprio alla laboriosità
di altri esseri viventi, generati al di la del nostro sistema solare). Per
inciso, fra coloro che sono disposti a sospendere la propria incredulità, ed aderire
in toto a tale fantasia, va annoverato anche l’autore di queste note.
Quand’anche, per
evidenti motivi di mancanza del dono dell’ubiquità degli alieni (impossibile
trattarsi di tali soggetti, essendo gli stessi troppo presi con gli scranni
comunali e regionali), non si volesse cedere a tali, facili, suggestioni, la
risposta più aderente alla realtà, è che ad occuparsene siano gli uomini che si
dedicano al lavoro dei campi, chiamati, appunto, contadini.
Che relazione può
esistere quindi fra la disposizione di questi covoni e l’umore dei contadini ?
Semplice rimando di
geometria ed un pizzico di capacità introspettiva. Alla stregua delle
considerazioni che si fanno, in merito all’individuazione delle dominanti del
carattere dei proprietari di scrivanie. Dal grado di ordine, ne discendono
alcune moderne teorie psicologiche, volte a disegnare i tratti distintivi dei
legittimi proprietari.
Cosi, segnatamente allo
studio psicologico dell’ordine (o disordine) delle scrivanie, potremmo mutuarne
i tratti distintivi anche per l’osservazione del modo nel quale i covoni sono
disposti nei campi. Da qui ne discende quella che potremmo definire : LA PRIMA
REGOLA DELLA TEORIA DEI COVONI.
Più la loro
dislocazione è random, maggiore è il grado di benessere psichico dei contadini.
Di contro, maggiore è l’ostinazione con la quale vengono raccolti e costipati
in mucchi ordinati e contigui, più alta è la propensione a credere ad un
carattere ossessivo-maniacale, votato alla soppressione di qualsiasi elemento
di disordine, tipico dei tratti distintivi del depresso.
Stuoli di psicologi,
antropologi, via via in un crescendo interdisciplinare fra diverse figure
professionale, nelle quali annoverare anche periti agrari, agrimensori,
costruttori di macchine per la realizzazione dei covoni, addetti al
facchinaggio degli stessi, si stanno confrontando, da tempo, circa le origini
sociali della patologia. Non è escluso che a breve, qualche prestigiosa sede
universitaria, cogliendo il nuovo che da questo approccio si manifesta, non addivenga
alla creazione di appositi corsi di laurea (magari breve) con i quali formare
nuove figure professionali, in grado di gestire l’insorgenza di queste
patologie già al loro timido apparire (in genere, subito dopo la semina).
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