Buona la prima, si dice nel mondo del
cinema quando una scena risulta girata in modo da non richiedere una
seconda. Lo stesso potrebbe dirsi per questo film, dopo
Qualunquemente.
Al successo (?) del primo segue questa
seconda prova. Sostenuto da robusti finanziamenti pubblici, ben
pubblicizzato dalla RAI che ci ha anche messo soldi, il film non
decolla, nonostante la moltiplicazione di Albanese, in una versione
aggiornata della Santissima Trinità: oltre a Cetto la qualunque,
stavolta il nostro veste i panni di un santone frikkettone, e (in
ossequio ruffiano al politically correct) va giù contro la Lega,
interpretando un rozzo funzionario ultrà di quel partito.
Non so chi abbia scritto la
sceneggiatura. Ma il film è un continuo tentativo di agitare il
nulla. Il festival dello stereotipo. E una resistenza impegnativa contro
il desiderio di restare sveglio.
Questo è lo stato della nostra
cinematografia.
Una satira che tutto fa, tranne che
risultare graffiante nei confronti del potere.
Già detto, ma è mia particolare
sensazione che questo genere di operazioni anziché portare acqua
alla coscienza critica dello spettatore, si avvita su se stessa
(posto che siano queste le aspirazioni recondite) risultando la
solita melassa che spinge all'accettazione, supina e ovina, dello
status.quo.
Si dirà, ma è un comico, che cazzo
vuoi ? Si, certo. Ma allora o ti addentri nei territori
dell'iperuranio della comicità, oppure funzioni da cristallizzatore.
Lasci inalterato tutto.
Tranne il portafoglio. Dal quale è
uscita la banconota per staccare il biglietto.
Ma per favore...
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