16/12/12

Tutto tutto, niente niente. Ma proprio niente.














Buona la prima, si dice nel mondo del cinema quando una scena risulta girata in modo da non richiedere una seconda. Lo stesso potrebbe dirsi per questo film, dopo Qualunquemente.

Al successo (?) del primo segue questa seconda prova. Sostenuto da robusti finanziamenti pubblici, ben pubblicizzato dalla RAI che ci ha anche messo soldi, il film non decolla, nonostante la moltiplicazione di Albanese, in una versione aggiornata della Santissima Trinità: oltre a Cetto la qualunque, stavolta il nostro veste i panni di un santone frikkettone, e (in ossequio ruffiano al politically correct) va giù contro la Lega, interpretando un rozzo funzionario ultrà di quel partito.

Non so chi abbia scritto la sceneggiatura. Ma il film è un continuo tentativo di agitare il nulla. Il festival dello stereotipo. E una resistenza impegnativa contro il desiderio di restare sveglio.

Questo è lo stato della nostra cinematografia.
Una satira che tutto fa, tranne che risultare graffiante nei confronti del potere.
Già detto, ma è mia particolare sensazione che questo genere di operazioni anziché portare acqua alla coscienza critica dello spettatore, si avvita su se stessa (posto che siano queste le aspirazioni recondite) risultando la solita melassa che spinge all'accettazione, supina e ovina, dello status.quo.

Si dirà, ma è un comico, che cazzo vuoi ? Si, certo. Ma allora o ti addentri nei territori dell'iperuranio della comicità, oppure funzioni da cristallizzatore. Lasci inalterato tutto.
Tranne il portafoglio. Dal quale è uscita la banconota per staccare il biglietto.

Ma per favore...

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