Ieri sera, in un locale occupato (cosi ci tengono a chiamarlo), l’Angelo Mai Altrove, in via delle Terme di Caracalla si è esibito per la prima volta a Roma, “la leggenda urlante del soul”, Mr. Charles Bradley.
Voglio bene a quest’uomo. Alla sua musica, alla generosità
che ci mette quando impugna il microfono (fosse in studio come onstage) e
condivide la sua personale idea di umanità.
Uno di quei pochi casi nei quali la vita dell’artista non è,
non può essere discinta dal modo col quale fa spettacolo, si dona. Ieri sera a
beneficio di un migliaio di persone accalcate all’inverosimile in una location
davvero troppo inadeguata per i tanti che evidentemente hanno imparato a
conoscerlo e desiderosi di vederlo dal vivo.
Un mio amico ha trovato bizzarro che un ensamble votato al
soul (anche bene rivisitato, con venature gospel, funky, blues) non abbia,
oltre a lui, altri musicisti neri (si, per via di un retaggio duro a scomparire
che vuole ribadita l’equazione, ritmo, passione, dolore e verità, solo se si
tratta di gente nera).
Privo delle coriste (la cui assenza si è fatta sentire), ma
con i ragazzi dei fiati (una tromba e un sax) che se mai dovessero istituire un
Nobel apposito non avrebbero alcun problema ad aggiudicarselo, la sezione
ritmica tenuta su da un batterista che ha sudato le famose sette camicie, ma
deboluccia per quanto riguarda basso e chitarra. Ma è poco più di un dettaglio.
Chi ha tenuto su la serata, cambiandosi ben tre volte (chissà, sudore senz’altro,
ma anche un sorta di rito…) è stato lui, questo pluri sessantenne che da una
vita di stenti e difficoltà, è arrivato al successo da poco, incidendo due
dischi uno più bello dell’altro.
Bradley ha una voce che non può lasciare indifferenti.
Generoso, la sfrutta in tutta la sua estensione, come fosse uno strumento che
si innesta perfettamente nella macchina che gli produce il sound. I testi delle
sue canzoni parlano di AMORE, amore allo stato puro, l’amore che solo chi ha
sofferto tanto è in grado di ammantare del suo significato più vero. E’ un
vero, Bradley. Niente infingimenti né pose da superstar, per lui l’imperativo è
condividere, raccontandosi senza pudore, nelle sue sofferenze, ma anche nella
grande forza di volontà che lo ha portato al successo in zona cesarini.
Ha snocciolato le sue canzoni più belle. Ha esordito con
Crying in the chapel
(http://youtu.be/Ge-tqOZ1no4) forse la sua più bella, andate al minuto 3:10 dove la sezione fiati si guadagna, con un crescendo bellissimo un posto nella classifica delle più belle chiusure di sempre, per poi proseguire con altri brani dei suoi ultimi dischi.
(http://youtu.be/Ge-tqOZ1no4) forse la sua più bella, andate al minuto 3:10 dove la sezione fiati si guadagna, con un crescendo bellissimo un posto nella classifica delle più belle chiusure di sempre, per poi proseguire con altri brani dei suoi ultimi dischi.
Col passare dei brani la sua voce, è andata via via
trasformandosi, tenendo il palco, non potendo fare a meno di spendersi, fino ad
arrivare ad una cosa a metà fra un urlo e un sussurro, grondante sudore (non
credo solo a causa della pessima areazione del locale, dove fra l’altro, c’era
un fumo che si tagliava a fette).
Il pubblico stordito dalla sua vitalità, da un’energia che a
dispetto degli anni, riverbera in ogni sua canzone.
Poesia, in un certo senso una capacità di interpretare tanta
vita e trasfonderla in musica, sound ora potente ora aggressivo, ora pregno di
una passione non comune.
Ecco, la passione. E’ questa la sua marcia in più, la sua
autentica forza della natura. Indomabile, generoso, in altre parole: umano.
Charles Bradley, un uomo che ha lasciato agli altri il compito di farne un
personaggio. Lui è cosi, e a torto o a ragione oggi è diventato una leggenda.
Grazie di essere venuto a Roma.
risorse: il sito ufficiale, http://thecharlesbradley.com/
questo il pezzo di Christian Rocca (critico musicale del Sole24 che me lo fece conoscere anni fa, )
la sua pagina facebok : https://www.facebook.com/thecharlesbradley?fref=ts
risorse: il sito ufficiale, http://thecharlesbradley.com/
questo il pezzo di Christian Rocca (critico musicale del Sole24 che me lo fece conoscere anni fa, )
la sua pagina facebok : https://www.facebook.com/thecharlesbradley?fref=ts
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