Da giorni sta “passando” (tranquilli, è un gerundio) in tv
uno spot che sulle prime mi ha sconcertato nel tentativo di comprenderne la
logica sottesa.
Lo spot, ambientato in una camera da letto, vede nell’ordine:
una sveglia che segna l’ora (ovviamente diversa ad ogni
inquadratura), una moglie distesa a letto e dall’espressione via via più
incuriosita, con un vago accenno, peraltro molto contenuto, di incazzatura. E
poi c’è quest’uomo, in un pigiama, che esclama all’indirizzo della moglie
esterrefatta, frasi tipo “ho sentito un rumore…”, “…avevo sete”, “qualcuno
(chi? Vivono da soli? Hanno figli in casa? Sono entrati i ladri?) ha lasciato
la tivu accesa” e ancora il più classico “…ho sentito un rumore strano”.
La narrazione dello spot cambia inquadratura. La scena è
della moglie che esce (o entra non ricordo) da una farmacia con un medicinale
per curare la prostata (e immagino contenere la pulsione a urinare
frequentemente soprattutto la notte).
Happy ending, lui porta un vassoio con la colazione a letto
(la camera, va detto, stavolta è ovviamente illuminata dal sole del mattino)…e
pronuncia qualcosa di carino (che pretende di essere spiritoso).
Ora. Mi sono chiesto cosa intendesse. Quale fosse il
sottotesto. No, non sono ancora del tutto rincretinito. Ho delle ottime
chances, ma non è ancora il momento. Ho faticato a comprendere la sequenza di
frasi dell’uomo. E alla fine credo di esserci arrivato.
Quell’uomo, profferendo quelle frasi (ideate da un criptico
copy) sta semplicemente scusandosi. Si sta scusando con la moglie per le
frequenti “visite al bagno” per fare plin-plin.
Lascia intendere che ci sia della vergogna, dietro.
Guardiamola, proviamoci, dal punto di vista di “lei”. Questa
donna ha un marito con un problema. Ok. Ammetto che se hai il sonno leggero ti
può rompere le balle essere svegliato/a nel cuore della notte enne volte, quale
che sia il motivo.
Ma se gli scappa di fare pipì è una malattia? E’ una cosa di
cui vergognarsi? E perché?
Probabilmente una moderata assunzione dei liquidi aiuterebbe
a contenere questi tour della liberazione.
Le ipotesi, le soluzioni.
La più ovvia: dormire in camere separate. Casa permettendo,
ovvio. Vuoi mettere la libertà di fare quello che si vuole senza infastidirsi a
vicenda? (puoi leggere, scrivere, guardare la televisione, dormire, russare se
del caso) senza che ciò arrechi disturbo.
Parlarne con il partner. A volte il dialogo scongiura
tragedie, traumi, separazioni. Sei un aficionados “delle tavoletta alzata”?
Ammettilo, fai “coming-out”, liberatene, vivi meglio insomma questa naturale
pulsione che gli altri vogliono demonizzare, pur di vendere qualche pillola
magica che ti trasforma di colpo in una di quelle piante da interno che vanno
annaffiate a ritmi equinoziali.
A che pro? Anni e anni di liberazione sessuale,
l’emancipazione della donna trasfusa nella narrazione spottistica, ad una
posizione subalterna, di vessazione, impossibilità ad espletare una funzione
altrettanto naturale come quella di dormire, se possibile indisturbata, una
manciata di ore per notte.
E’ veramente triste, raccontare l’intimità di una coppia in
questo modo. L’orizzonte è il pannolone (magari dispensato dal Servizio
sanitario nazionale, tagli o non tagli). Ma lo spot è fastidioso al di la della
sua reiterazione. Fa il paio con un altro, fortunatamente sparito dagli
schermi, cui sarebbe spettato, in un ipotetico festival del cattivo gusto, il
premio dei premi, il “certain regard” della cafonaggine nella quale si faceva
insistito riferimento “alle perdite di urina” e agli immancabili “cattivi
odori”.
Come me, immagino tanti altri, magari in quel momento stanno
spalmando marmellata su una fetta biscottata e non ha alcuna voglia, nemmeno
immaginaria, di vedersi riproporre temi che un briciolo di buon senso vorrebbe
tenere fuori dall’esplicito di uno spot per quanto paraculo e accattivante
possa essere stato pensato e realizzato.
In altre parole. C’è un limite che nessun codice potrà mai
incaricarsi di stabilire, ma che attiene alla sensibilità di ciascuno. Quello
di non vedere “sdoganate” funzioni corporali sulle quali, non a caso i nostri
nonni, avevano un bel tacere o facevano ricorso a garbati giri di parole (di
cui peraltro la lingua italiana è feconda fucina), senza che vengano sfruttate
in modo cosi esplicito e volgare dalla sacrosanta esigenza di comunicazione di
questa o quella casa farmaceutica (o di sussidi terapeutici, assorbenti et
similia).
Adesso, scusatemi, vado al bagno.
Nessun commento:
Posta un commento