Scrivo per non andare a dormire.
Tornato alle 8 locali di sabato
mattina. Dormito quasi tutto il volo, grazie anche a potenti
barbiturici che hanno avuto la grazia di farmi sopportare le 7h50'
del tempo.
Quando stai per avvertire che manca
poco tempo al rientro devi tenere a bada la malinconia. Cosi,
complice una guida (meravigliosa) sui cimiteri di New York, e
l'incrocio con un micro pezzo di Paul Auster sui ritagli di una
rivista provvidenzialmente portata dietro, giovedi comincio a fermare
dei taxi, in quel di Manhattan, con la prospettiva di guadagnare
Green Wood Cemetery a Brooklyn.
Il primo tassista mi guarda come si
potrebbe guardare un alieno, bofonchia qualcosa e invita a scendere
dalla macchina. Ne fermo un altro. Stavolta accetta. L'uomo è
anziano, parla un americano comprensibile, tipico degli immigrati ed
infatti durante il tragitto racconta che è rumeno e che apprezza
Lobont e la scelta di Zeman che al momento sembra preferirlo come
titolare per la maglia di portiere della A.S. Roma.
Senonchè il tassista si sbaglia...deve
aver digitato una W di troppo (errore che in USA è fatale: è capace
di portarti da tutt'altra parte). E infatti, sebbene l'errore sia
valsa la possibilità di vedere the dark side of Manhattan, una
sequela di case sgarrupate di Brooklyn come quelle intraviste in Grand Torino
(fatale, girando per questa città associare i luoghi ai set dei film
più famosi, come la passeggiata con le balaustre e le panchine, con
la skyline di Manhattan davanti ad uno specchio d'acqua), alla fine
dopo circa un'ora (e una cifra improponibile sui led del tassametro)
giungiamo all'ingresso del cimitero.
Avete qualche parente sepolto qui ?
No, gli dico.
Ci guarda attonito.
All'ingresso del cimitero un uomo in
uniforme ci chiede chi siamo e cosa vogliamo. Sbandiero la guida e
gli dico che sono lì per fotografare le cappelle in art-decò.
Stavolta apprezza e mi elargisce, carico d'entusiasmo (non devono
essere molti i matti come me che ci vanno per questo motivo), una
piantina e un opuscolo con una mappa delle tombe dei personaggi più
celebri. Ne conosco appena due tre su una dozzina. C'e' la tomba di
Basquiat (famoso pittore) quella di Leonard Bernstain (compositore e
direttore d'orchestra) , Samuel Morse, si lui, l'inventore del
telegrafo e una serie di gangster. Chiedo al tassista di aspettarmi
un'ora. Dietro compenso, accetta e si mette buono buono all'ombra di
un grosso albero (va detto che fortunatamente non mancano, vista la
giornata afosa), con il motore acceso e l'aria condizionata (“tanto
la mia auto e' elettrica” dice orgoglioso). "In 45 anni che sto a New York, non mi è mai capitato di venirci prima, qui". Dice
Beh, il posto è folle. Una distesa di
verde, circondata da alberi. Colline su colline lapidi che spuntano
dall'erba (curatissima, c'e' tanto personale quanto quello che
presiede la tenuta presidenziale di CastelPorziano). La storia.
Comincio a scattare, scatto a lapidi le cui epigrafi sono state
flagellate dal tempo, rendendo indistinguibili i caratteri. La
quiete, manco a dirlo, sovrasta, rotta solo dal rumore del passaggio
di qualche camion di servizio che trasporta operai sorridenti, quasi
tutti di colore. Passo il tempo, con la piantina in mano, cercando
non so nemmeno io bene cosa. La zona delle cappelle, ma che risulta,
almeno quella vicino a dove il taxi sta sostando, troppo moderna. Mi
inoltro in questo ghota delle anime belle, quasi tutte morte a
cavallo del 19° secolo. Alla fine, procedendo per una discesa una
vista mozzafiato: un lago con ninfee e fontane al cui limitare si
snodano una serie di cappelle che brillano, nei loro marmi bianchi,
sotto il sole cocente di mezzogiorno. Fotografo tutto, giro anche con
la fedele cinepresa digitale. Uno spettacolo.
Riprendo alla fine, mezzo sconsolato
per il poco tempo avuto a disposizione, la strada verso la zona dove
sta sostando il taxi, e con lui il tassametro assassino del mio
portafoglio. Quando una tomba di una certa famiglia Mattews mi si
staglia davanti. Ha i gargoyles, ben 4 agli angoli della sua pianta
quadrata. Scatto una quantità di foto. Dettagli, zoom, panoramiche.
Uno spettacolo nello spettacolo. Già questa da sola ha meritato il
viaggio. Torno, manco a dirlo sudato, verso la macchina. Devo
indossare un previdente giubbino antipioggia che ho imparato a
portare con me, per entrare ed uscire dai negozi, o anche solo per
ripararsi da improvvisi scrosci che nel pomeriggio NY regala.
Stavolta il viaggio di ritorno verso NY
è più breve. L'auto ci lascia, non senza aver preteso addirittura
la mancia, non pago della lauta corsa, in piena Little Italy. Qui,
sul marciapiede è pieno di tavolini di ristoranti italiani. Scendo
ancora intontito dall'auto, che essendo stata pagata, lesta se ne va.
L'unico stronzo che ho incontrato in questa vacanza, manco a dirlo,
un connazionale. A fronte del mio diniego di mangiare da lui, alla
stregua di un qualunque cameriere di trastevere, per altro garbato e
giustificato...”guardi...non ho ancora fame, sono rintontito,
magari più tardi...” pensa bene di apostrofare...in un italiano
venato da inflessioni che nemmeno il buon Amendola quando doppiava il
Padrino...” ...i soliti italiani senza una lira”. Meritandosi il mio
sarcastico...”Ma quanto costi ? Me te compro a te e tutto il locale!!!” allontanandosi lesto facendo spallucce. Per inciso, alla fine mi sono seduto ai tavolini sul marciapiede di un altro ristorante, giusto difronte al suo, non senza essermi assicurato di essere visto.
sarcastico...”Ma quanto costi ? Me te compro a te e tutto il locale!!!” allontanandosi lesto facendo spallucce. Per inciso, alla fine mi sono seduto ai tavolini sul marciapiede di un altro ristorante, giusto difronte al suo, non senza essermi assicurato di essere visto.
risorse:
un bellissimo sito con le foto dei gargoylles di new york (qui)
il sito ufficiale del Cimitero di Green Wood (qui)
un sito dove è possibile vedere un breve video (durata 6') delle più belle tombe del cimitero (qui)
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